Sermone: AMORE, ACCETTAZIONE E PERDONO

Matteo 5: 38-48

Fra le persone che costellano la mia attuale vita ve ne sono due che hanno per me una valenza affettiva molto particolare, direi addirittura unica, tanto che sovente mi accade di pensare che non saprei cosa fare senza di loro.

Poiché le amicizie del cuore si sviluppano fra persone che hanno qualche similitudine, conoscendo me, potete ben pensare che anche questi due miei amici hanno un bel “caratterino”, pur con modalità espressive diverse.

A loro riconosco una grandissima carica umanitaria, una reale solidarietà verso chi soffre, una profonda sensibilità di pensiero.

Lei, la mia amica del cuore da più di 50 anni, non si sottrae mai al confronto con me, nei periodi gioiosi come nei momenti più bui ed ha una caratteristica che ci accomuna: è tenace e anche quando le nostre idee sono divergenti non rinuncia ad esprimerle.

Lui è una persona che definisco “troppo reattiva”, perché spesso cede agli impulsi del momento per esprimersi con parole talvolta eccessive, pena magari il fatto di pentirsene poco dopo.

Entrambi hanno più o meno la mia età, quindi ritengo che ormai i nostri caratteri siano ben lungi dal cambiare.

Talvolta il confronto con loro è per me assai impegnativo, se non addirittura doloroso; però l’amore profondo che mi lega a queste due persone ha sempre il sopravvento, perché probabilmente loro sanno di poter contare su di me e io sono certa di poter contare su di loro, in quanto ci accettiamo e stimiamo come persone, per quello che siamo, anche se talvolta i comportamenti sono discordi e quindi non possiamo far altro che perdonarci reciprocamente per le nostre intemperanze.

Perché, sorelle e fratelli, vi dico tutto ciò?  Perché nelle frequentazioni con la Scrittura mi sono recentemente imbattuta in questo passo di Matteo e l’associazione mi è venuta spontanea.

Leggiamo insieme dall’Evangelo di Matteo 5: 38-48

Voi avete udito che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico: non contrastate il malvagio; anzi, se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli anche il mantello.

Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera un prestito da te, non voltar le spalle. Voi avete udito che fu detto: “Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano, e pregate per quelli che vi maltrattano e che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno lo stesso anche i pubblicani? E se salutate soltanto i vostri fratelli, che fate di straordinario? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.

 

Il passo che abbiamo letto fa parte del capitolo di Matteo in cui è riferito il Sermone sul monte e, a primo acchito, potrebbe sembrare un invito alla debolezza (e in questo senso è stato purtroppo talvolta interpretato).

Quello che invece voglio sottolineare oggi è che il porgere l’altra guancia qui è messo in contrasto con la legge del taglione (… occhio per occhio e dente per dente).

Premesso che la legge del taglione, riportata in Esodo 21, Levitico 24 e Deuteronomio 19 non era da intendersi come “vendetta”, con l’accezione negativa che questo detto ha assunto nel nostro parlare comune, bensì come “equilibrio di giustizia” a fronte di un danno, una malefatta, un’ingiustizia perpetrata, così che la reazione non dovesse essere sproporzionata all’azione negativa. Quindi sbaglia chi ritenesse la legge del taglione una forma primitiva di vendetta.

Ciò premesso, quindi pensando che Gesù si rivolgeva a persone che interpretavano la legge del taglione come una legge giusta ed equilibrata, lo sconvolgimento nel suo dire è a dir poco plateale.

Ma non è finita qui. Gesù dice ancora “… a chi vuol prenderti la tunica, lascia anche il mantello”. Ancora una volta non siamo di fronte ad un invito alla debolezza, alla inutile passività, a un vuoto buonismo, ma il riferimento è ancora alla legge, così come contenuta in Esodo 22, 26-27 “Se prendi in pegno il vestito del tuo prossimo, glielo restituirai prima che tramonti il sole; perché esso è l’unica sua coperta, è la veste con cui si avvolge il corpo. Con che dormirebbe? E se egli grida a me, io lo udrò; perché sono misericordioso.”, dove vengono date precise indicazioni contro l’usura.

Gesù quindi non vuole indurre in coloro che lo seguono un atteggiamento di arrendevolezza, ma vuole andare oltre. Vuole superare le leggi necessarie al vivere civile insinuando la legge dell’amore, dell’accettazione dell’altro, della partecipazione alla vita del prossimo (“Da’ a chi ti chiede e a chi desidera un prestito da te non voltare le spalle”), fino ad arrivare al saluto rivolto non solo ai fratelli, ma evidentemente anche agli sconosciuti.  Il paradosso infine è contenuto nell’invito all’amore per il nemico.

Orbene, o siamo convinti che Gesù fosse un grullo, oppure dobbiamo cercare di capire il perché di tutto ciò.  E il motivo sta nell’affermazione conclusiva del nostro passo: “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste.”

Ecco il nodo della questione!

Nella sua perfezione, il Padre, che è padre di tutti, cosa fa? PERDONA, o meglio AMA E PERDONA.

Ci perdona costantemente per le nostre infedeltà e per il nostro peccato. Questo credono i cristiani e chi ha accolto la Parola di Dio non ha alcun dubbio in merito. Noi credenti non abbiamo dubbi sul fatto che il perdono ci viene donato per grazia e non per meriti. Certo, abbiamo il dovere di guardare la nostra vita e di valutare le nostre azioni per ciò che sostanzialmente sono. Abbiamo il dovere di riconoscere i nostri errori, la nostra situazione di peccato nella quale costantemente viviamo malgrado le migliori intenzioni. Abbiamo il dovere dell’umiltà di presentarci al nostro Signore per invocare il suo perdono, ma abbiamo anche la certezza che Egli ci conosce come un pastore conosce le proprie pecore, una ad una, e conosce il loro nome e per salvare solo una di esse è disposto a lasciare il gregge che non corre pericoli.

In altre parole, abbiamo il dovere, se credenti, dell’esercizio dell’amore e del perdono similmente a quanto Dio fa con noi, trattandoci in base all’amore che Egli nutre per i suoi figli e non in base ai singoli e temporanei comportamenti.

E se Lui con noi fa questo, chi siamo noi per non imitarlo, per non cercare di seguire le Sue orme?

Ma, per tornare al nostro passo, secondo questa interpretazione possiamo dire che il discorso di Gesù va ben oltre la legge. La strada indicata da Gesù è quella dell’amore, della fratellanza, della comprensione, della solidarietà verso il prossimo, tutto il prossimo, anche quello che non ci piace. E su questo anche la nostra umanità ha avuto fulgidi esempi; giusto per farne uno: Martin Luther King che predicava la non violenza.

Ma potreste dirmi: “Cosa c’entra questo con i riferimenti che hai fatto all’inizio ai tuoi due amici? Perché leggendo questo passo del vangelo ti è venuta l’associazione con queste due persone?”  Presto detto. Io amo molto costoro. Li amo profondamente per ciò che sono, anche se talvolta il loro comportamento è difforme dal mio, anche se talvolta vengo colta da atroce dolore perché non andiamo d’accordo. Li amo anche quando ho timore di perdere il loro amore e la loro amicizia perché magari litighiamo. Il mio amore per loro ha superato il limite dell’affetto per ciò che FANNO e si è situato nel sentimento positivo per ciò che costoro SONO.

E questo non è solo un modo di dire. Pensate, ad esempio, ad un grande amore che molti di noi hanno sperimentato per un figlio. Certamente ci sarà capitato di ricevere anche cocenti delusioni per il comportamento del figlio, quasi certamente il figlio non è come noi avremmo voluto che fosse. Eppure lo amiamo e continuiamo a farlo anche quando i suoi comportamenti ci inducono al litigio, alla mortificazione delle nostre aspettative, perfino al dolore profondo.

Potremmo essere delusi e amareggiati dal figlio, ma se lo amiamo veramente gli staremo sempre alle spalle, pronti ad aiutarlo e sorreggerlo, pronti a perdonarlo.

E se questo siamo disposti a farlo per un figlio, perché mai non può essere che siamo disposti a farlo per altri che amiamo a titolo diverso?

Se siamo credenti, se abbiamo accolto nel nostro cuore la Parola, non abbiamo altra scelta che cercare di proiettare verso i fratelli ciò che il Padre fa nei nostri riguardi: perdono e amore.

Potranno cambiare le situazioni, certo. Magari potrà accadere che la nostra vita non si intrecci più con la vita di coloro che amiamo, ma una cosa è certa: se di vero amore si tratta, esso non verrà mai meno e resterà scolpito nei nostri cuori.

E se siamo convinti che, secondo gli insegnamenti cristiani, è l’amore la vera forza della vita, il porgere l’altra guancia non è un segno di debolezza, bensì l’unica alternativa che abbiamo, perché la ragione è dalla nostra parte e l’amore ci obbliga talvolta anche alla sofferenza di ricevere un altro schiaffo, nella speranza che colui che ci percuote possa ravvedersi.  Come dire: “tu mi percuoti, ma io ho ragione per ché credo che la forza dell’amore non può essere negata e non posso fare altro che porgerti l’altra guancia per non disconoscere ciò in cui credo”.

In conclusione possiamo quindi dire che l’amore ci induce all’accettazione della persona per come è, essendo disponibili a perdonare ciò che talvolta dice o fa, nella speranza che anche gli altri facciano lo stesso nei nostri confronti e sappiano accettare le nostre scuse e il nostro autentico sentimento di ravvedimento per i nostri comportamenti.  Ecco qual è la proiezione nella nostra dimensione orizzontale di ciò che crediamo Dio faccia con noi.

Ma se noi non facciamo un’analisi in questo senso della nostra vita, del nostro condurci in questa esistenza, come possiamo presentarci al cospetto di Dio per chiedere che Lui faccia nei nostri confronti ciò che noi NON VOGLIAMO FARE nei confronti degli altri?

AMEN

Liviana Maggiore