Sermone: Con Gesù sulle acque

Iniziamo oggi con una barzelletta: C‘è un incontro ecumenico in Israele, al lago di Gennezaret. Il pomeriggio un prete, un pastore protestante e uno pentecostale fanno un giro e decidono di camminare sul lago. Il prete va per primo e cammina sull’acqua, il pentecostale lo segue, solo il protestante annega dopo qualche metro. Il prete dice al pentecostale: Glielo diciamo dove sono nascosto le pietre? Il pentecostale risponde: Quali pietre?

Forse potete immaginare quale sarà oggi il testo della predicazione. È il famoso racconto di Pietro che tenta di camminare sull’acqua, il racconto della paura dei discepoli e della presenza di Dio che è vicino nella paura senza però farla scomparire.

Vi leggo dal vangelo secondo Matteo capitolo 14 a partire dal versetto 22:

Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, mentre egli avrebbe congedato la gente.  23 Dopo aver congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte a pregare. E, venuta la sera, se ne stava lassù tutto solo.  24 Frattanto la barca, già di molti stadi lontana da terra, era sbattuta dalle onde, perché il vento era contrario.  25 Ma alla quarta vigilia della notte, Gesù andò verso di loro, camminando sul mare.  26 E i discepoli, vedendolo camminare sul mare, si turbarono e dissero: «È un fantasma!» E dalla paura gridarono.  27 Ma subito Gesù parlò loro e disse: «Coraggio, sono io; non abbiate paura!»  28 Pietro gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull’acqua».  29 Egli disse: «Vieni!» E Pietro, sceso dalla barca, camminò sull’acqua e andò verso Gesù.  30 Ma, vedendo il vento, ebbe paura e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!»  31 Subito Gesù, stesa la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?»  32 E, quando furono saliti sulla barca, il vento si calmò.  33 Allora quelli che erano nella barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Veramente tu sei Figlio di Dio!»

Dov’erano le pietre? O dobbiamo pensare che ci fosse del legno in acqua così che Gesù e Pietro potevano camminarci sopra? O forse l’acqua non era molto profonda, così Gesù poteva starci dentro? All’inizio del XIX secolo c’erano diversi teologi che pensavano a queste possibilità per dare una risposta razionale al racconto. Volevano aiutare la gente a capire la storia, ma non vedevano che con questi pensieri si allontanavano dal punto chiave del racconto. Possiamo intendere che cosa il testo ci vuole dire quando prendiamo sul serio l’immagine. Il tutto diventa interessante quando uno lascia in disparte il piano razionale e si domanda come il pastore pentecostale nella barzelletta: Quali pietre?

Il nostro testo viene raccontato dopo la moltiplicazione dei pani per i cinquemila. I discepoli e anche il popolo sono sazi, sono pieni. Gesù si mostra in piena presenza, da cibo per il corpo ma soprattutto cibo per l’anima. Così rinforzati, Gesù manda i discepoli dall’altro lato del lago. Devono prendere la barca e andare lì da soli, senza di lui, devono precederlo mentre lui prende un’altra strada. Gesù si rivolge verso il monte per pregare. Le montagne sono sempre nella Bibbia dei posti speciali per incontrare Dio. Possiamo pensare a Mosè che ha ricevuto i 10 comandamenti sul monte Sinai, o alla ‘trasfigurazione’, o al monte sul quale Gesù ha tenuto la predicazione delle beatitudini. Sul monte si incontra Dio, ma per i discepoli il monte vuol dire separazione dal loro insegnante, che fino a poco tempo prima li alimentava e adesso si ritira da solo a pregare.

A questo punto il racconto prende la prospettiva dei discepoli. Loro sono con la loro barca nel bel mezzo del lago di Genezzaret, chiamato anche il mare di Genezzaret. Sono lontani dalla riva e combattano contro le onde. C’è della gente in barca che sa benissimo che cosa fare sul lago, penso a Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni che hanno incontrato Gesù mentre rammendavano le loro reti da pescatori. Chi è una volta pescatore lo rimane per tutta la vita, non perde il senso per l’acqua. Conoscono benissimo il lago con tutte le sue correnti e sono ben abituati a navigare in barca. Tutto sembra a posto, ma appena hanno tolto gli ormeggi, cominciano i pericoli. – Chi legge il vangelo di Matteo dall’inizio alla fine si accorge, che così è già stato una volta. Il vento, il lago mosso, le onde. Con Gesù sulla barca che nel bel mezzo della tempesta e anche nel bel mezzo della paura, dormiva. Forse possiamo anche noi aggiungere una personale esperienza e dire: Sì, così è stato anche per me una volta, quando la paura diventava troppo grande, quando avevo terrore davanti al futuro, quando cercavo un rifugio e non trovavo niente, quando tutte le preghiere sembravano rimbalzare sul muro e sembrava che Dio dormisse.

Adesso siamo di nuovo allo stesso punto: le onde hanno il sopravvento sulla barca, la situazione diventa difficile e Gesù non c’è. Non è neanche sulla barca. Ma finora va ancora abbastanza bene tra i discepoli: sanno aiutarsi gli uni gli altri. C’è sempre uno che veglia. Uno, due, tre, nella quarta parte della notte viene Gesù.

Potremmo pensare, che adesso tutto si sistemi. Ma no: i discepoli si spaventano da morire, urlano di paura pensando ad un fantasma sul lago. – Visto che ci troviamo nel periodo dell’Epifania: anche questa è un’Epifania. Forse ci possiamo ricordare di come Mosè aveva visto Dio, ne abbiamo parlato due settimane fa. Lì Dio stesso lo custodiva di fronte alla sua gloria perché non morisse. Incontrare Dio non deve per forza essere un momento bello e piacevole. Dio ha la capacità di mettere sottosopra la nostra vita, può essere spaventoso incontrarlo. Ricordatevi dell’incontro tra Mosè e Dio sul quale abbiamo riflettuto due settimane fa. Lì Dio si è mostrato talmente forte che Mosè poteva solo vedere le sue spalle. – Forse abbiamo parlato un po’ troppo durante gli ultimi anni del buon Dio, del caro Signor Gesù che cerca di farci star bene. È giusto questo, ma la Bibbia sa raccontare anche dell’altro viso di Dio, quello che ci porta nella crisi per farci crescere nella fede.

I discepoli si spaventano davanti a Gesù perché pensano prima a un fantasma e non al loro Signore. E come una volta l’angelo sul campo diceva ai pastori: “Non temete!” così parla adesso Gesù al gruppo dei dodici: «Coraggio, sono io; non abbiate paura!» – Sono io. Chi legge tanto la Bibbia può pensare alla storia nella quale Dio si presenta a Mosè col suo nome: «Io sono colui che sono» (Ex 3,14). Forse possiamo capire con questi riferimenti che Matteo quando scriveva questo racconto non voleva porre l’accento sulle capacità specifiche di Gesù, ma piuttosto identificarlo come figlio del Dio d’Israele, Signore di tutte le forze che minacciano la vita, inclusa la morte.

Nella scena successiva lo sguardo si sposta totalmente su Pietro. Matteo ci racconta sempre di nuovo di questo discepolo che seguiva Gesù come uno dei primi, che ha lasciato dietro di sè le sue sicurezze, il suo mestiere, sua moglie e la famiglia. Pietro è stato il primo che esprime quello che gli altri non si sognano neanche, quando dice: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».(Mt 16,16) Pietro è anche stato quello che non voleva capire perché il suo amico e maestro doveva scegliere per forza la via del dolore e della morte. È stato quello che alla fine si faceva vincere dalla paura e poi si pente. Simon Pietro, il pescatore che conosce bene il lago dalla prospettiva di un pescatore ha il coraggio e vuole andare fuori dalla barca. L’elemento che per tanto tempo è stato il fondamento della sua vita, dovrà sostenerlo totalmente. Come Gesù anche Pietro non vuole annegare nell’acqua ma camminarci sopra. Non vuole più capitolare davanti alla realtà che si conosce, ma vuole superare questa realtà affidandosi a Gesù. – Se questo racconto fosse un film, adesso sicuramente diventerebbe tutto lento per poter vedere e sentire ogni piccolezza. Pietro stesso non è ancora così sicuro di che cosa succederà quando dice: «Signore, se sei tu, comandami di venire da te sull’acqua». Noi sappiamo che è Gesù, Pietro non lo sa ancora, ma viene chiamato e esce dalla barca e cammina sull’acqua. Sperimenta proprio questo momento di leggerezza assoluta. Vede che non tutto in questo mondo è così determinato. Non tutto quello che noi conosciamo come realtà deve per forza essere così.

Pietro e Gesù sono sul lago. È un attimo di tranquillità, di pace. Si vorrebbe rimanere con quest’immagine, ma già nel prossimo momento c’è di nuovo la paura che schiaccia. Ci sono di nuovo i pensieri: Che cosa succede se Gesù delude la mia fiducia? Forse non può aiutarmi in tutta questa paura? Forse non può mantenere la sua parola? Forse non è più potente delle onde nella mia vita quotidiana? Forse non è stata neanche la voce di Gesù a chiamare? Forse è stato proprio un fantasma? – Pietro è fuori dalla barca che gli dava almeno un po’ di sicurezza (se lo vediamo con occhi umani) e si trova nel bel mezzo di un mare di paura. La barca è lontana, si sente da solo, non trova più niente che lo sostiene, e inizia ad annegare.

Già vede le onde che lo sommergono. Con la paura di morire grida al suo Signore. Quello non fa sparire né le onde, né la tempesta. Ma è presente. Stringe la mano di Pietro e lo tiene. «Perché hai dubitato?» Questa volta Pietro non risponde, tiene solo la mano di Gesù. Uomo di poca fede! – Almeno questo. La fede di Pietro non è totalmente sparita: non c’è più la grande fede, ma un po’ di fede è rimasta anche nella paura. Gesù non chiede altro, non fa storie per una situazione che ognuno che crede conosce bene. Non dice a Pietro che non avrebbe dovuto temere, va semplicemente insieme con lui nella barca vicino agli altri. Tutto si calma, il vento tace.

Che cosa dobbiamo pensare di Pietro? È un po’ matto ad uscire dalla barca nel bel mezzo della tempesta? Avrebbe dovuto sapere che sarebbe finito sott’acqua? Ci sono tante situazioni nelle quali noi reagiamo proprio così dicendo: Ma si sa che questo non funziona. Non dobbiamo neanche provare ad andare su una strada nuova, perché la realtà ci insegna i nostri limiti. È questo che dovremmo imparare da questo racconto?

Io vorrei piuttosto tenere davanti agli occhi il momento nel quale Pietro cammina sulle acque. Guarda solo a Gesù, si fida profondamente di lui e tutte le leggi di questo mondo non valgono più. Non ci sono più i limiti che di solito ci impediscono di operare. Voglio fissare quest’immagine. Quando ci fidiamo di Gesù e di lui solo è possibile quello che non ci possiamo immaginare. Amen

Ulrike Jourdan