Fammi giustizia, o Dio!

Salmo 42
Come la cerva desidera i corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio.
L’anima mia è assetata di Dio, del Dio vivente;

quando verrò e comparirò in presenza di Dio?
Ricordo con profonda commozione il tempo in cui

camminavo con la folla verso la casa di Dio,
tra i canti di gioia e di lode d’una moltitudine in festa.

Salmo 43
Fammi giustizia, o Dio, difendi la mia causa.
Tu sei il Dio che mi dà forza; perché mi hai abbandonato?
Perché devo andare vestito a lutto per l’oppressione del nemico?
Manda la tua luce e la tua verità, perché mi guidino,
mi conducano al tuo santo monte e alle tue dimore.
Allora mi avvicinerò all’altare di Dio, al Dio della mia gioia e della mia esultanza;
e ti celebrerò con la cetra, o Dio, Dio mio!
Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora;
egli è il mio salvatore e il mio Dio.

I salmi 42-43 esprimono bene i nostri sentimenti, i nostri dubbi, le nostre domande in questi giorni.
Quando potremo incontrarci nuovamente alla presenza di Dio, cantare e gioire insieme?
Perché dobbiamo vivere nel lutto? Per quanto ancora dovremo sentirci trafitti e sconfitti?
E se Dio ci avesse davvero abbandonato? Se si fosse dimenticato di noi?

Stiamo vivendo anche noi come il salmista un periodo buio, un periodo in cui lottiamo contro un nemico più grande e più forte di noi, che intacca il nostro corpo, ma anche ciò che possediamo, i nostri pensieri, la nostra speranza, la nostra fede. Un nemico che ci fa sentire impotenti perché svela tutte le nostre fragilità e le nostre paure. Un nemico davanti al quale si può solo indietreggiare e barricarsi in casa.
È facile rassegnarsi, considerarsi in balìa del destino, preda del caos e spesso ci si limita a ripetere che alla fine andrà tutto bene.
Ma il salmista ci invita a fare qualcosa in più.
Ci invita a ricordare che le nostre vite, per quanto fragili, non sono lasciate a loro stesse;
che il nostro cammino, per quando in salita, è segnato e accompagnato;
che la nostra salvezza non è in forse;
che qualunque cosa accada, abbiamo una promessa che non verrà mai meno.

La preghiera del salmista è: “Signore, fammi giustizia!”.
Fammi giustizia. È la richiesta che rivolgiamo al giudice quando qualcosa che ci appartiene ci viene sottratto, quando un diritto ci viene negato.
Fammi giustizia. È la richiesta che rivolgiamo a Dio perché quello che ci ha fatto conoscere e ci ha donato, ci sembra che, poco a poco, lo stiamo perdendo, non ci appartiene più: la vita, il benessere, la gioia, la serenità, la comunione, l’amore, la speranza…
Ci possiamo rivolgere a Dio con fiducia perché sappiamo che lui non si limita a giudicare dall’alto dei cieli, ma agisce, lui stesso, sulla terra per ripristinare la sua giustizia. Ed è questo che gli chiediamo, di rendersi presente, di mettersi al nostro fianco, fedele alla sua Parola.
Lo chiediamo senza paura perché se il giudice-Dio accusa, lo fa per poterci difendere; e quando ci convoca non lo fa per imprigionarci, ma per liberarci. Proprio in queste settimane in cui ricordiamo la morte e la resurrezione di Gesù, corriamo il rischio di dimenticare la realtà della sua promessa, la certezza della speranza che ci appartiene e non può esserci tolta. Il Dio che si è fatto conoscere da noi, è il Dio che ci ama e che in Gesù Cristo ha fatto tutto per noi. Per questo possiamo dire con il salmista: “Signore, fammi giustizia! Riporta la mia vita e il mondo alla tua giustizia”.
Quella che stiamo vivendo non è la volontà di Dio per noi e il periodo che stiamo attraversando non è una prova per verificare la nostra fede, la nostra forza, il nostro coraggio.
Il periodo che viviamo è una galleria, buia, lunga, insidiosa… ma con una corsia d’emergenza a lato, con piazzole di sosta e telefoni per segnalare le difficoltà. Non dobbiamo attraversarla da soli: anche se sia-mo isolati, se procediamo distanziati gli uni e le une dagli altri e dalle altre, il Signore ci sostiene e vuole essere la nostra luce, vuole ancora offrirci la sua speranza e donarci la sua salvezza… qualunque cosa accada. E nel caso in cui non riuscissimo ad andare avanti e ad uscire dalla galleria, Dio assicura che ci resterà comunque accanto e il suo abbraccio ci accoglierà: tutti e tutte saremo sempre con Lui, come ha promesso. È questa la buona notizia che ci viene nuovamente annunciata oggi.

Signore, fammi giustizia! Dammi forza quando mi sento abbandonato.
Nell’oscurità della malattia, del lutto, della paura,
manda la tua luce e la tua verità perché mi guidino:
corro il rischio di perdermi, di arrendermi, di dimenticarti.
Fa’ che non mi fermi nel cammino che conduce a Te,
ma sostieni ogni mio passo, per quanto piccolo e timoroso sia.
E quando io non riuscirò più ad andare avanti, portami tu: mi affido a Te.
Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me?
Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora;
egli è il mio salvatore e il mio Dio.

Amen.

Past. Daniela Santoro