News: IN RICORDO DI PAOLO TEOFILO ANGELERI

Martedì 18 settembre abbiamo dato l’ultimo saluto al fratello Paolo Teofilo Angeleri. Nel corso del servizio funebre il nipote Alberto Bragaglia lo ha ricordato con parole che hanno coinvolto tutti e che meritano di essere pubblicate per coloro che non erano presenti al culto.

Ciao Paolo: e ora che si fa? Era diventato difficile comunicare con te da tempo. Ma la memoria, quella continua ad aiutarci nel ricordo di quanto ci ha donato e di quanto abbiamo fatto insieme.

Paolo di Lidia (così lo distinguevamo in famiglia, dall’altro Paolo Angeleri, il cognato) ha avuto non una, ma tante vite: vivaci, ricche, anche complicate. Io ringrazio il Signore per averne potute incrociare più di qualcuna in questi anni.

Un toscano anomalo, nato in provincia di Potenza, cresciuto ad Arezzo, città che lo ha formato e che sentiva come propria, pur con il distacco di chi, in ogni parte del mondo sia stato, ha sempre cercato di coglierne le caratteristiche positive e negative con mente aperta e di stabilire relazioni fruttuose. Brillante e anticonformista, membro di una famiglia molto stimolante, anche dal punto di vista religioso, con la sua appartenenza all’alveo della chiesa dei Fratelli, anche se poi c’era stato un progressivo distacco. E poi gli inizi come insegnante, le esperienze all’estero fino alla definitiva scelta della carriera che lo ha portato letteralmente a girare il mondo e a farlo girare ai suoi famigliari.

Episodi, esperienze di cui lui mi aveva parlato in modo diretto, ma anche indiretto, per aneddoti e indizi, soprattutto quando il riferimento era a situazioni complicate. Perché Paolo amava raccontare, ma amava anche lasciare indizi, tracce da ricostruire o smontare per ricominciare a raccontare, scegliendo un’altra angolazione. Lettore instancabile, era sempre disponibile a capire se ci potesse essere un punto di vista diverso per riprendere a filosofare sulle cose; ovvero a trovare nuovi fili per il discorso, nuove ragioni per guardare avanti, dopo aver raccontato quel che era già alle nostre spalle. Caparbio ed estroso, a volte era faticoso seguirlo nei suoi pensieri. A volte però era lineare in modo disarmante. Spesso sorprendente, mai banale. Aperto al nuovo, tanto da accogliere in modo entusiastico, le prime macchine dedicate alla scrittura digitale, chiamate ironicamente “abulafia”, citando Umberto Eco, conosciuto e frequentato a lungo.

Questo è il Paolo che credo fosse ben conosciuto anche in questa comunità. Arrivato nella seconda metà degli anni Ottanta, quando decise di stabilirsi a Padova con Lidia da fresco pensionato, entrò a far parte anche della locale chiesa metodista. Formazione classica, grande cultura, decise di rimettersi in gioco, iscrivendosi al diploma di teologia. Un passatempo, per lui, che noi abbiamo potuto apprezzare nelle sue prediche e nei suoi studi biblici, trascinanti, originali, coinvolgenti. Per me erano anni particolari: anni in cui cercavo di trovare la mia strada, decidere la direzione da prendere. Paolo era uno stimolo continuo, un appoggio che non voleva essere ingombrante, ma voleva essere soprattutto presente.

Fu anche cassiere in questa chiesa, con pazienza e passione. E poi collaboratore a lungo con il nostro settimanale Riforma, come qualcuno ricorderà, firmandosi Paolo T (che sta per Teofilo) Angeleri. E ad un certo punto decise anche di scrivere la storia di questa comunità: un racconto, e non una pubblicazione accademica. Paolo voleva soprattutto realizzare una narrazione di fatti e di persone controcorrente, capaci di mantenere viva e vitale una piccola testimonianza in circostanze quasi sempre ostili o comunque difficili. Una storia in cui la mia famiglia è stata immersa per varie generazioni.

Eccolo ritornare sotto un’altra angolazione, Paolo: controcorrente, allergico ad ogni dogmatismo, ma fortemente legato ad uno spiccato senso del dovere, che spesso si è accompagnato ad una tendenza eccessiva a colpevolizzarsi, come ben sa Lidia. Nel caso specifico, la storia di questa piccola minoranza era segno e monito, per uno che in gioventù aveva fatto in tempo ad unirsi alla lotta partigiana e che aveva anche avuto una breve esperienza politica. Segno e monito che aiutava a mettere in guardia dal dimenticare la coscienza per abbracciare soluzioni sin troppo facili e rassicuranti. Segno e monito per chi voleva, con umiltà e semplicità, continuare a farsi interrogare dalla Parola del Signore per dare un senso alla propria vita.

Ed ecco la capacità di ragionare, affinata per una vita e la capacità di comunicare come si fa a “ragionare”. Un altro Paolo che molti di noi hanno conosciuto era proprio quello che sapeva insegnare coinvolgendo chi lo ascoltava, con una trascinante passione nello spiegare e nell’argomentare. Ma capace di conquistare il rispetto degli interlocutori anche grazie alla capacità di ascoltare. Caratteristiche apprezzata dagli studenti, ma anche da chi è entrato in contatto con lui nel corso della sua vita professionale: scrittori, studiosi, personaggi di diversa provenienza. Non trasmetteva solo nozioni, Paolo, ma anche metodo, percorsi, tracce, indizi da collegare per poter formare ragionamenti autonomi.

E infine ecco Paolo capace di grandi entusiasmi, a volte eccessivi, che rischiavano di portarlo (e a volte lo portavano sul serio) ad altrettanto grandi delusioni. Che non sempre riusciva a esorcizzare con la consueta ironia i problemi, soprattutto fisici. Ma io voglio ricordare, perché di certo sarà una cosa che porterò sempre con me, la breve e giocosa stagione dei viaggi fatti insieme con il camper. Il camper fu una grande, seppur breve, passione di Paolo e Lidia. E dei viaggi fatti insieme a Paolo e Daniele suo figlio, io conservo un ricordo molto affettuoso. Anche perché Paolo, in quel girovagare riscopriva luoghi e situazioni già conosciuti con rinnovata curiosità e stupore.

Curiosità e voglia di scoprire, sempre in compagnia, prima di tutto di Lidia. Sempre pronto a raccogliere stimoli e indicazioni. Paolo era uomo di relazioni, di rapporti umani, di condivisione. Uomo che accoglieva con grande affetto anche gli ultimi arrivati, in famiglia o in altri contesti. Cultore di una memoria da conservare e da trasmettere, come fece fermando in vivaci racconti su carta storie di famiglia e storie raccolte in conversazioni con persone diverse. Storie di grande umanità. Storie che trovo assai coerenti con quella che credo sia una delle ultime annotazioni di Paolo sulla sua Bibbia. Aveva trascritto il versetto 7 del Salmo 121: “Il SIGNORE ti preserverà da ogni male; egli proteggerà l’anima tua”, che porta al versetto successivo: “Il SIGNORE ti proteggerà, quando esci e quando entri, ora e sempre”. Sì, il Signore ci ha protetto e ci proteggerà sempre, Paolo. A ben pensarci, questo può essere un buon punto da cui ricominciare insieme i nostri studi biblici. Che dici?