Sermone: La pazzia della croce

L’estate con il solito caldo in chiesa è decisamente arrivata. L’estate è la stagione per i viaggi e di un viaggio vorrei parlarvi oggi. Un lungo viaggio non solo di qualche settimana ma di vari mesi e anni che ha intrapreso l’apostolo Paolo. Lui ha fatto tanti viaggi missionari in tutto il Mediterraneo e nel corso del suo secondo viaggio ha incontrato la giovane comunità di Corinto. Ci troviamo in Grecia; Corinto è una città di mare o meglio è situata sul canale che collega il golfo di Corinto con il golfo Saronico. All’epoca Paolo alloggiava dai coniugi Prisca e Aquila e lavorava come fabbricante di tende mentre predicava a Corinto. Il piccolo gruppo di cristiani diventava pian pianino una comunità più stabile nell’anno e mezzo in cui Paolo stava a Corinto. – Ve lo immaginate di ospitare per un anno e mezzo un predicatore straniero a casa vostra? Se qualcuno esita: ricordatevi sempre che potrebbe capitarvi come ospite anche uno come Paolo. – Comunque Paolo viveva lì a Corinto in quella bella città di mare e predicava. La chiese locale cresceva nonostante problemi e resistenze. Paolo battezzava delle persone, soprattutto delle classi sociale più basse e portava tante persone verso la fede. Però l’apostolo non voleva fermarsi in una singola città. Per questo affidava la guida della chiesa di Corinto ad Apollo e proseguiva sulla sua strada.

Dopo un po’ di tempo scrive la sua prima lettera alla chiesa che l’aveva ospitato per tanto tempo e non è una lettera di ringraziamento. Dopo le prime gentilezze arriva subito al ‘dunque’. Scrive che la forte crescita della chiesa ha dato loro alla testa e che hanno dimenticato l’essenziale. Iniziano a litigare, si formavano vari gruppi all’interno della chiesa che si appellano alla persona che li ha battezzati. C’era il gruppo di Apollo e quello di Paolo, il gruppo di Cefa e addirittura il gruppo di Cristo. Questo era troppo per Paolo e quindi scrive quella lettera nella quale richiama tutta la chiesa al vero centro dell’annuncio.

Scrive nella prima lettera ai Corinzi 1,18-25

18 Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio; 19 infatti sta scritto: «Io farò perire la sapienza dei saggi e annienterò l’intelligenza degli intelligenti».  20 Dov’è il sapiente? Dov’è lo scriba? Dov’è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo?  21 Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione.  22 I Giudei infatti chiedono miracoli e i Greci cercano sapienza,  23 ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia;  24 ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio;  25 poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.

Paolo parla qui del centro della nostra fede. Solo lì si possono superare le separazioni: sotto la croce di Gesù. La predicazione della croce è il messaggio di Gesù Cristo, il figlio di Dio che è andato liberamente in croce per noi; per pagare il salario del peccato che è la morte. Non è stata una morte eroica. La croce era il simbolo della maledizione e fino ad oggi è questa l’accusa che in molti rivolgono: la morte di Cristo in croce è il suo fallimento.

Paolo non sviluppa nella sua lettera alla chiesa di Corinto una teologia che si spiega da sola, come un sistema logico. Il messaggio di Paolo non è logico, però è il messaggio che Gesù stesso ha voluto che Paolo portasse in tutto il mondo. Paolo racconta di quella croce. La sua teologia consiste nell’annuncio che Gesù Cristo è reale e che questa morte reale non era uno sbaglio ma la liberazione dell’umanità. Questo non è un messaggio che si possa cogliere col pensiero. Paolo stesso afferma che la sua teologia è pazzia davanti alla saggezza umana. Vuol dire che noi oggi non riusciamo a spiegare con parole “scientifiche” che cosa sia successo sulla croce del Golgota. È un messaggio folle che Dio Padre faccia morire il suo unico e amato figlio di una simile morte e che tutto ciò alla fine sia la vittoria e il simbolo per la nostra salvezza. La predicazione della croce è stata sempre e rimane una predicazione folle che non si riesce a cogliere con la propria saggezza.

E proprio questo incontriamo sempre di nuovo quando cerchiamo di parlare con qualcun altro del fondamento della nostra fede. La croce divide. Fino alla croce ci sono tante persone che ci seguono volentieri. Vedono Gesù come un grande maestro, un uomo buono ed ispirato. Ci vedono come una chiesa moderna e sensata e ci danno volentieri l’8×100 perché siamo visti come gente onesta. Diciamo che non è male come punto d’inizio ma quando si arriva alla croce ognuno deve prendere una decisione. Posso credere che Gesù sia morto per me? Posso credere che solo attraverso la sua morte si sia aperta per me la via verso il Padre? Sono io pronta a dare la mia vita per lui? Sono pronta a fare morire la mia saggezza e affidarmi solo a lui?

Mi rendo benissimo conto che anche noi, anch’io, ci fermiamo un attimo davanti a queste domande; ed è giusto che sia così. Sono dure, radicali, ma è proprio questo il messaggio della croce che per tante persone è troppo forte, quasi fondamentalista, Paolo direbbe pazzo.

La predicazione della croce dev’essere radicale perché parliamo di vita e di morte. Non discutiamo di una buona vita in generale. Non discutiamo di vari modi di intendere e vivere la nostra vita. Paolo ci dice: chi si accosta sotto la croce di Gesù si troverà quel Gesù al suo fianco quando sarà una volta davanti dal giudizio di Dio. Chi riconosce oggi Gesù come il suo salvatore, chi accetta quel sacrificio della croce, anche se non lo può cogliere con la saggezza umana, sarà salvato. Paolo scrive: per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio.

La croce è per i credenti la potenza di Dio. Dynamis sta scritto nel testo greco. Lo sentiamo anche in italiano che c’è dinamica in questa parola e anche dinamite. La potenza di Dio cambia il mondo. Lì dove secondo la saggezza umana è tutto finito, cioè nella morte, proprio lì si fa vedere la potenza divina. Dio ci lascia la croce, il segno della morte come simbolo della vita eterna.

E Paolo lo sa benissimo: non si riesce a capire e spiegare questo concetto con parole umane. Ogni persona deve fallire nel tentativo di cogliere il messaggio della croce con le proprie capacità, prima di riconoscere veramente la potenza di Dio sulla croce.

Paolo fa rifermento all’Antico Testamento e al profeta Isaia quando scrive: Io farò perire la sapienza dei saggi e annienterò l’intelligenza degli intelligenti. Questo è un giudizio verso Israele e verso una fede morta e legalista. E Paolo prosegue scrivendo: Dov’è il sapiente? Dov’è lo scriba? Dov’è il contestatore di questo secolo? Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo?

Ricordiamoci di tutte le persone pie e sagge con le quali Gesù ha discusso della fede e che hanno in continuazione cercato di metterlo in trappola. C’erano quelli che gli hanno chiesto come devono rapportarsi alle tasse e Gesù gli ha risposto: Date a Dio quello che è di Dio. Mt 22,12b

E poi venivano i sadducei che lo interrogavano sulla risurrezione dei morti. Gesù gli rispondeva: Voi errate, perché non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio. Mt 22,29

E venivano quelli che chiedevano quale sia il comandamento più grande e anche a loro Gesù rispondevo solo con ciò che sta già scritto nelle Sacre Scritture, e che gli ebrei pregano ogni mattina, cioè: Tu amerai dunque il SIGNORE, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima tua e con tutte le tue forze. Dtn 6,5

Tante persone credenti, intelligenti chiedono qualcosa a Gesù e sembra quasi che si stupiscano di una risposta che dovrebbero in teoria conoscere però la risposta va contro la sapienza umana. Proprio i Greci nella chiesa di Corinto, che erano fieri della loro educazione e filosofia, avevano i maggiori problemi con questa predicazione della croce che scardina ogni sapienza umana.

E Paolo continua a scrivere: Poiché il mondo non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, è piaciuto a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia della predicazione. Solo per capirci: la sapienza del mondo non è di per sé male. Proprio Paolo è un teologo molto fine. Non ha nessun’interesse a farci smettere di pensare e di ripetere poi solo versetti biblici senza senso. Sicuramente no! Ma Paolo sottolinea che la saggezza del mondo arriverà prima o poi in un vicolo cieco dove si ferma. Però Dio apre la via della fede e fiducia; senza segni che chiedono gli ebrei, senza saggezza che chiedono i greci, pura fede.

E Paolo scrive: Noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei è scandalo, e per gli stranieri pazzia; ma per quelli che sono chiamati, tanto Giudei quanto Greci, predichiamo Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio; poiché la pazzia di Dio è più saggia degli uomini e la debolezza di Dio è più forte degli uomini.

La pazzia di Dio è Gesù Cristo in croce. Sulla croce succede ciò che un essere umano non può fare. Lì accade redenzione, salvezza. – Dio diventa debole sulla croce. La potenza umana fallisce perché non riesce ad avvicinarsi a Dio. Per questo Dio costruisce nella sua debolezza un ponte – Un ponte di salvezza verso la vita eterna.

Paolo richiama la chiesa di Corinto verso l’essenziale. Dice loro: smettete di litigare per delle sciocchezze e tornate verso il centro. E il centro è Gesù Cristo e il miracolo che è successo in croce. Predicate la croce anche se gli altri vi sorridono, anche se vi considerano pazzi. Non si tratta qui dei vostri pensieri e della vostra saggezza ma della salvezza eterna.

Poiché la predicazione della croce è pazzia per quelli che periscono, ma per noi, che veniamo salvati, è la potenza di Dio.

Amen

Ulrike Jourdan