Sermone: La via verso la vita

Qualcuno di voi sa che per anni ho fatto campi scout. Uno dei grandi eventi nei campi è sempre la scampagnata di due giorni. Vuol dire che iniziamo una mattina andando nel bosco in piccoli gruppi e finiamo la sera del giorno successivo. La sfida è trovare la via giusta con una carta in mano che è stata fotocopiata mille volte e sulla quale non si vede più niente e con una bussola nell’altra mano che non riesce mai ad indicare correttamente il nord. Può essere molto faticoso trovarsi nel bosco con dieci bambini che non hanno più voglia di camminare e non hai idea di dove ti trovi. Questo vuol dire anche che non hai idea di dove trovare il tuo pranzo e non sai dove hanno portato i sacchi a pelo per la notte.

Per questo ci sono in quel gioco anche dei personaggi che dovrebbero aiutare e indicare la via giusta con delle frecce. Ma nuovamente c’è il problema che non tutti gli scout sono proprio dei campioni a leggere una carta. Per questo ti può capitare che hai uno davanti che lascia bellissime frecce che si trovano facilmente, ma si va comunque nella direzione sbagliata.

Prima che vi chiediate perché vi racconto le mie avventure da giovane scout proprio la mattina della Pasqua, vi leggo il testo della predicazione per oggi.

Si trova nella prima lettera di Paolo ai Corinzi 15,1-11

Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi,  2 mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l’ho annunziato; a meno che non abbiate creduto invano.  3 Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture;  4 che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture;  5 che apparve a Cefa, poi ai dodici.  6 Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita e alcuni sono morti.  7 Poi apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli;  8 e, ultimo di tutti, apparve anche a me, come all’aborto;  9 perché io sono il minimo degli apostoli, e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio.  10 Ma per la grazia di Dio io sono quello che sono; e la grazia sua verso di me non è stata vana; anzi, ho faticato più di tutti loro; non io però, ma la grazia di Dio che è con me.  11 Sia dunque io o siano loro, così noi predichiamo, e così voi avete creduto.

Com’è questa storia della via che si deve trovare? Dobbiamo trovare noi la giusta via per la nostra vita? Chi o che cosa potrebbe darci orientamento? Ci sono così tante persone in questo gioco che si chiama vita, che mettono delle frecce grandi e bellissime ma vanno nella direzione sbagliata. Da tutti i lati vengono persone che mi chiamano e vogliono tirarmi sulla loro via e alla fine mi sento come nel bel mezzo del bosco senza cartina e con una bussola che funziona male.

Dio vuole che troviamo una via in questa vita che porta verso di lui. Ma non lascia delle frecce grandi in giro che dovremmo seguire e solo se siamo fortunati arriviamo alla meta. Dio ha invece marcato questa via verso la vita mettendosi lui stesso in cammino. Egli stesso ha percorso in Gesù Cristo questa via. Così ha aiutato tante persone a intraprendere a loro volta questa via. E così questa via è diventata più larga e più visibile. Però la prima traccia, la linea direttrice sono le orme umane di Gesù Cristo. Questo solco non porta solo nelle aree piene di sole e poco faticose. Ci porta anche in zone difficili da percorrere. Porta addirittura alla morte, attraverso la morte e verso la vita.

Così Paolo lo testimonia di fronte alla chiesa di Corinto scrivendo: Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l’ho ricevuto anch’io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture. Paolo non ci propone una via semplice, non una via bella ma la via nella morte e attraverso la morte verso la vita.

Il punto confortante di questa via è che Gesù Cristo l’ha intrapresa e che non la dobbiamo percorrere da soli. Tanti altri sono insieme con noi su questa via. Tanti hanno già intrapreso la via e tanti la intraprenderanno ancora. Ma il vero criterio per riconoscere la correttezza di quella via non sono le masse, ma solo uno, Gesù Cristo!

Paolo non annuncia una fede che ognuno si deve inventare da solo. Rimane fedele a ciò che è già stato annunciato a lui e che egli stesso ha vissuto con il Cristo risorto. Il messaggio di Pasqua della via che attraversa la morte non propone una via che noi potremmo aprirci da soli, non con i soldi, non con la voglia, non con una tecnica speciale. Dobbiamo farcelo dire sempre di nuovo: Cristo è andato questa via per noi e noi non possiamo aggiungere niente. – Questo non significa comunque che noi ci dovremmo accomodare e aspettare che un altro faccia per noi. Significa invece che non ha importanza con quale velocità e determinazione camminiamo, è solo importante che abbiamo preso la direzione giusta. Il Dio d’amore, il nostro Dio che alla croce ha perso tutto il potere di questo mondo, il nostro Dio crocifisso è andato prima di noi su questa via. Egli ci sta davanti agli occhi e ci indica il sentiero verso la vita.

Paolo ci racconta di molti che hanno visto Gesù Cristo il risorto. Scrive che apparve a Cefa, poi ai dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita e alcuni sono morti. Poi apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli. Quasi sembra che Paolo voglia sfidare i Corinzi a verificare il fatto storico della risurrezione. Non erano solo uno o due persone ad aver visto il risorto, erano più di 500 persone. Gesù non è apparso solo una volta ma per varie settimane in molteplici situazioni. Gesù si è fatto toccare da Tommaso che non poteva credere. E per chiarire che davanti a lui non c’è uno spirito o un fantasma Gesù si è fatto toccare le ferite. Paolo vuole dire con questa lista: la via che io vi esorto ad intraprendere non è solo immaginazione. Ci sono tanti altri che possono testimoniare che sia una via buona e giusta. Ci sono tante persone che testimoniano che non parliamo di chimere ma di realtà. E come l’ultimo dei testimoni si colloca anche Paolo nella fila dei tanti testimoni scrivendo: ultimo di tutti, apparve anche a me, come all’aborto; perché io sono il minimo degli apostoli, e non sono degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio.

Paolo da a se stesso quel titolo orrendo di aborto. Lui che è nato in una famiglia benestante, un ebreo col pedigree si considera un aborto di fronte a Dio perché quando si chiamava ancora Saulo perseguitava i cristiani. Solo dopo aver incontrato il risorto, ha cambiato vita. Così com’è successo a Paolo, così Gesù può parlare anche a noi e farci vedere la sua via. Forse non sarà così drammatico com’era sulla via verso Damasco per Paolo: vi ricordate che lui cadeva a terra e rimaneva cieco per diversi giorni. Non serve questo, ma il risorto ha tante possibilità per comunicare. Qualcuno vede in un attimo con molta chiarezza la sua via davanti a se. Altri sentono una voce fievole dentro di se che ricorda passo per passo come rimanere nella giusta direzione. Non fa differenza come Gesù parla a noi. La cosa importante da sapere: egli parla anche oggi, anche a noi così come parlava a Paolo 2000 anni fa.

Paolo chiede alla chiesa di Corinto: Avete riflettuto sulla fede che avete accettato? Avete meditato e siete in chiaro sul fatto che questa fede è una via che non basta vedere ma che bisogna intraprendere? La via della fede non si può guardare su una cartina se no uno si perde. La via della fede si scopre camminando e più e più che camminiamo, ci relazioniamo a Dio e questa via ci porta sempre più in comunione con Dio.

Noi non intraprendiamo questa via per noi stessi ma anche per percorrerla insieme a e per altri. Tutti quanti, donne e uomini che hanno incontrato Gesù Cristo il risorto, hanno anche ricevuto la vocazione di essere testimoni di questa via gli uni per gli altri. Tutti quanti siamo chiamati a fare dei passi con i nostri piedi nella direzione di Dio. E questo vuol dire passare la paura, passare le fobie e indirizzarsi verso la vita eterna e la salvezza perenne. Così la via di Dio rimane visibile attraverso i tempi, perché le persone seguono le orme di Gesù e si lasciano indirizzare dalla grazia.

E quando camminiamo e cerchiamo di essere testimoni, così scopriamo che Dio non è solo andato per questa via per primo, ma è anche oggi con noi sulla via nello Spirito Santo.

Questo è il mio augurio per noi in questo giorno di Pasqua che possiamo fissare lo sguardo su Gesù il risorto e fare poi dei passi nella fede, nella sicurezza che lui è al nostro fianco e che ci guida sulla via giusta.

Amen

Ulrike Jourdan