Sermone: orientamento – compassione – grazia

Quando sono in giro a Padova e dintorni uso sempre ancora il navigatore in macchina. Trovo molto comodo non avere più le mappe stradali da tenere sulle ginocchia e doverle guardare mentre si guida; c’è la simpatica vocina dal navigatore che ti ricorda: “Fra 200 metri gira a sinistra…”

Il grande problema con i navigatori è che ci invitano quasi a spegnere il cervello. Ho un amico in Germania che si è fatto prestare la macchina dal fratello e con la macchina anche il navigatore. Tornando da una conferenza ha impostato il navigatore su ‘Base’ e seguito ciò che gli veniva detto. Il problema era che il navigatore non l’ha portato a casa sua ma a casa del fratello, che vive quattro ore distante da lui.

Ciò che voglio dire è che bisogna orientarsi di volta in volta! Troppo spesso demandiamo il compito della navigazione non solo della macchina, ma anche della nostra vita a qualcun altro. E´ bene controllare talvolta se la direzione è quella giusta.

Questa domenica è la prima del tempo della passione. Noi evangelici non abbiamo delle regole fisse su come uno dovrebbe vivere questo periodo. Nessuno ci dice che dovremmo astenerci da dolci o carne o che ne so io. Non penso che Dio sia interessato a metterci a dieta. Ma questo non vuol dire che la Quaresima avrebbe meno valore per un cristiano evangelico, anzi. È un periodo importantissimo che usiamo per orientarci nuovamente. La Quaresima è il tempo per eccellenza per alzare la testa, per verificare se la meta è giusta, per controllare che la vita vada nella giusta direzione e per fare eventuali modifiche.

Il testo proposto per questa domenica dalla lettera agli Ebrei nel 4° capitolo i versetti 14-16 vuole aiutarci a fare questa verifica della meta.

14 Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. 15 Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. 16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.

L’autore della lettera non si stanca di descrivere i compiti più diversi di Gesù. In tutti i modi Gesù cerca di dare la giusta direzione alla nostra vita. Nel nostro testo Gesù viene descritto come sommo sacerdote, addirittura il grande sommo sacerdote. È doppiamente grande, questo vuol dire che Gesù va oltre tutti i paragoni e le immagini che ci possiamo fare.

Il sommo sacerdote di Gerusalemme attraversava due volte all’anno la tenda nel tempio per giungere nel Santissimo. Qui ci viene detto che Gesù Cristo non ha solo attraversato la tenda ma il cielo per servire nel santuario celeste. Gesù è come sommo sacerdote colui che ci vuole dare orientamento nella nostra fede. Vuole orientarci verso il Santissimo attraverso il culto.

Nell’Antico Testamento leggiamo spesso che il popolo d’Israele stava male quando si allontanava dal tempio, dal culto, da Dio: venivano i nemici, iniziavano delle carestie, insomma stavano male.

Ciò che è rimasto fino ad ora e di cui sono convinta, è che stiamo male quando ci allontaniamo da Dio. Stiamo male come singole persone, stiamo male anche come popolo quando valgono solo più le leggi dell’egocentrismo e del bene di pochi invece della legge dell’amore che Dio ci ha dato. Forse siamo proprio messi così male con certe faccende perché abbiamo perso questo punto di orientamento che ci dà stabilità nella vita. Sono convinta che ci serve dell’orientamento per la nostra vita e io non voglio orientarmi a niente e a nessun’altro che non a Gesù Cristo.

La lettera agli Ebrei ci dice che Gesù Cristo serve come grande sommo sacerdote in cielo alla destra del Padre. Questo ci dice che la sua opera è universale. E da 2000 anni Cristo non opera solo per il popolo d’Israele ma per tutta l’umanità in tutto il mondo. Gesù ci dà orientamento quando non sappiamo più in quale direzione muoverci e questo orientamento è scritto nelle parole bibliche e nei credi dei primi cristiani.

Esistono delle confessioni di fede che valgono per singole persone, esistono delle confessioni che esprimiamo come chiesa, addirittura come chiese. Una professione di fede è una dichiarazione simile ad un contratto che vale per due parti. Una confessione di fede non può essere unilaterale. Include sempre anche la professione di Dio verso l’umanità.

Così Gesù è il sommo sacerdote che ci vuole dare orientamento per la nostra vita. Egli è colui che siede sul trono al quale rivolgiamo le nostre preghiere e la nostra lode. Ma il testo non si ferma con quest’immagine. Va oltre.

Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, poiché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato.

Questo ci dice che Gesù non è una figura astratta lontana da noi, ma così com’è vero Dio è anche vero uomo. Ha vissuto su questa terra. Sa bene che cosa vuol dire avere una brutta giornata. Conosce la frenesia e i litigi. Conosce il sentimento di voler buttare tutto via e scappare. Lui sa che cosa vuol dire essere col corpo e con l’anima alla fine e non poter più andare oltre. In questo versetto Gesù ci viene descritto così com’era nei trent’anni che ha vissuto su questa terra. Può avere compassione di noi. Nel greco sta scritto simpatia, che non vuol dire solo che noi siamo simpatici a Gesù, ma che egli ci capisce nel profondo.

Questo è in totale contrasto con la stoica apatia delle divinità greche ed è invece il cuore della fede cristiana. Questo differenzia il vangelo da tutte le altre religioni del mondo: Dio ci ama, ci capisce, ha compassione, simpatia per noi.

Gesù ha vissuto tutte le tentazioni umane, l’abbiamo sentito nella lettura. Gli è stato proposto del potere, possesso, prestigio. Forse l’uno o l’altro di noi farebbe un pensiero, ma Gesù poteva fare fronte alla tentazione. Questa è la differenza tra lui e noi. Gesù conosce ciò che fa diventare pesante la vita e la fede. E proprio per questo ci può aiutare perché conosce i pensieri e le tentazioni quotidiane. Gesù è stato tentato dall’inizio del suo ministero fino alla croce dove gli viene detto: Salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi giù dalla croce! (Mt 27,40b) Ma Gesù non si orienta a ciò che vorrebbe per se stesso. Si orienta invece alla volontà divina e questa è salvare l’umanità. Gesù è andato in croce per puro amore.

Il nostro testo va oltre dicendo: Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno.

Ricordatevi un attimo del navigatore in macchina. È importante averlo impostato bene. Noi siamo invitati ad impostarci in direzione di Cristo e di camminare poi. Se abbiamo bisogno di aiuto possiamo venire e troveremmo la grazia. L’autore della lettera agli ebrei non vuole solo che Dio venga adorato. Non vuole che nel nostro immaginario Gesù diventi una di queste divinità che stanno lontano sul trono e si lasciano adorare mentre la vita in terra gli interessa poco. Non gli basta che vogliamo bene a Gesù, vorrebbe invece che lo amiamo con tutto il cuore. L’autore della lettera ci invita a fare una confessione di fede solida.

Proprio perché sappiamo che questa vita è caotica, e perché conosciamo le tentazioni di ogni giorno, proprio per questo ci serve una fede fondata, non un pochino di spiritualità superficiale ma una vita fondata nella fede con un chiaro orientamento. E di questo fa parte il potersi aspettare qualcosa da Gesù: possiamo venire in avanti accostarci al trono e trovare lì questa grazia e misericordia della quale abbiamo tanto bisogno.

Solo così abbiamo un futuro nella grazia di Dio se la chiediamo. Noi cadremo sempre di nuovo nelle tentazioni e nelle prove della vita, nel dubbio e nel lutto, ma possiamo venire sempre di nuovo verso il trono della grazia. Colui che siede sul trono conosce questa vita, ha combattuto anche lui e ha vinto. Gesù Cristo ci vuole dare la forza così che vinciamo anche noi in questa vita ma per questo ci serve la sua grazia.

La lettera agli Ebrei ci parla di una tripla offerta:

Gesù Cristo ci offre orientamento come grande sommo sacerdote per rinsaldare la nostra fede.

Ci offre il suo accompagnamento perché anch’egli ha vissuto su questa terra.

Ci offre un futuro basato sulla grazia.

È solo un’offerta. Chi vuole accettare si accosti al trono della grazia. Amen

Ulrike Jourdan