Sermone: PERDONO E’ PACE

Domenica 21 novembre si è tenuto presso il santuario antoniano dell’Arcella un incontro interreligioso che aveva come tema “Perdono è Pace”. La nostra chiesa vi ha partecipato e di seguito si riporta la meditazione tenuta.

Breve presentazione chiesa evangelica metodista come chiesa riformata (chiesa cristiana con sacerdozio universale, e “5 sola” di Lutero: sola scriptura, sola gratia, sola fide, solus Christus, soli Deo gloria).

Per l’incontro di oggi ho preparato una meditazione su base biblica che voglio condividere, però solo dopo un saluto a tutti voi con il v. 37 tratto dall’evangelo di Luca al cap. 6 “Non giudicate e non sarete giudicati, non condannate e non sarete condannati. Perdonate e sarete perdonati”.

Il tema di quest’anno recita “PERDONO È PACE”. Ma di quale perdono stiamo parlando? Abbiamo noi veramente la capacità di esercitare il perdono?

Forse possiamo capirlo se prima comprendiamo che NOI SIAMO PERDONATI DA DIO, ma per comprendere questo dobbiamo riflettere sulla Bibbia, dobbiamo guardare dentro al nostro cuore per scovare dove abbiamo nascosto un grande dono che ci è stato fatto: la fede, la fiducia assoluta in quel Signore che sa ogni giorno perdonarci, quel Signore che più volte, come leggiamo in vari passi della Bibbia, dopo l’ira è tornato a rinnovare il suo patto con l’uomo.

Ed è quello stesso Signore che ci sollecita con le parole che troviamo scritte in 1 Pietro 3,8-9.  Siate tutti concordi, compassionevoli, pieni di amore fraterno, misericordiosi e umili; non rendete male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedite; poiché a questo siete stati chiamati affinché ereditiate la benedizione.

Ma non solo. La sollecitazione al perdono, o quantomeno alla riflessione sul perdono che ci deriva da Dio, la troviamo in moltissimi passi della sacra scrittura e oggi ho scelto per voi Genesi 9:8-12,17 su cui riflettere.

Poi Dio parlò a Noè e ai suoi figli con lui dicendo: «Quanto a me, ecco, stabilisco il mio patto con voi, con i vostri discendenti dopo di voi e con tutti gli esseri viventi che sono con voi: uccelli, bestiame e tutti gli animali della terra con voi; da tutti quelli che sono usciti dall’arca, a tutti gli animali della terra. Io stabilisco il mio patto con voi; nessun essere vivente sarà più sterminato dalle acque del diluvio e non ci sarà più diluvio per distruggere la terra». Dio disse: «Ecco il segno del patto che io faccio tra me e voi e tutti gli esseri viventi che sono con voi, per tutte le generazioni future».

…. e il segno fu l’arcobaleno

Dio disse a Noè: «Questo è il segno del patto che io ho stabilito fra me e ogni essere vivente che è sulla terra».

Nella lettura di Genesi abbiamo visto la costituzione del patto, dell’alleanza fra Dio e l’uomo. Dopo una terribile catastrofe (il diluvio), riferita come una punizione per la grande ira di Dio a causa dell’infedeltà dell’uomo, il Signore si ricrede, torna sui suoi passi, comprende bene che l’uomo è una sua creatura, una creatura che Egli ha lasciato libera di agire come crede, libera anche di ribellarsi a Lui e, con una descrizione favolistica e poetica, ristabilisce il rapporto con un segno: l’arcobaleno.

Pace fatta? Sì, temporaneamente, perché l’uomo non riesce a coltivare un cuore puro, non riesce a vivere in pace nella fedeltà al Signore, nemmeno quando il Signore lo soccorre e viene in suo aiuto.

L’uomo continua pervicacemente a vivere la propria esistenza, infischiandosene ampiamente del condursi nella vita in correttezza, rettitudine e fratellanza. L’uomo preferisce crearsi idoli vari.

L’uomo è fatto così, nella sua stessa indole è sempre presente la tendenza alla trasgressione, al peccato, all’oltraggio al Signore, il quale alternativamente si arrabbia furiosamente con la sua creatura e poi torna a perdonarlo, perché Egli sa bene solo un Suo riavvicinamento con l’uomo può portare quest’ultimo alla salvezza, alla redenzione.

Un riavvicinamento che, nel Nuovo Testamento, ci viene presentato come il dono più grande che il Signore fa, nel tentativo che il cuore umano finalmente si converta: la venuta di Gesù, Figlio di Dio, in terra. La venuta in terra non su un carro infuocato, ma con la semplice nascita di uomo fra gli uomini.

E quando l’uomo, il credente, si rende conto della propria infedeltà, del susseguirsi dei propri insuccessi nel seguire le vie del Signore cosa succede?

Può accadere una cosa assai negativa: interiorizzare il proprio senso di inadeguatezza, coltivando sensi di colpa e insoddisfazione costante, percorrendo una strada di costante frustrazione perché non si sente perdonato. Ma questo non è un problema di fede, bensì psicologico!

Ecco allora che, da fedeli, possiamo comprendere quanto sia stato grande l’amore di Dio per l’uomo che viene ad essere il destinatario di un grandissimo dono: il perdono. Quel perdono gratuito che ci dà la possibilità di rasserenarci, di cominciare da capo, di sentirci amati nonostante il nostro essere infedeli e peccatori.

Dio rinnova costantemente il suo patto con noi. E lo fa non certo togliendoci le nostre responsabilità, né tantomeno limitando la nostra libertà, ma lo fa concedendoci la grazia di essere suoi figli, accogliendoci così come siamo.

Gesù è l’incarnazione del rinnovato patto, della rinnovata alleanza fra Dio e l’uomo e, nonostante l’uomo, è colui che dice anche “Quando vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi”, come troviamo scritto in Giov. 14, dove leggiamo anche dell’insipienza di Tommaso, il quale, proprio come noi, non ha ben capito la portata della figura di Gesù. E la risposta di Gesù è chiara: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”.

È chiara questa risposta? Sembrerebbe di sì.

Ma noi ci crediamo a questa risposta? Come credenti dovremmo crederci e non dovremmo nutrire dubbio alcuno. Se invece non ci crediamo, nell’assoluta libertà che abbiamo, dovremmo essere intellettualmente onesti e non definirci cristiani (nonostante le tradizioni), non parlare del perdono.

Ma c’è anche un altro aspetto, un’idea costante che mi ha assillato nella riflessione durante la preparazione di questa testimonianza sul perdono, sul rinnovo del patto fra Dio e l’uomo: qual è la valenza particolare della conferma dell’alleanza con Dio?

Con la venuta di Gesù, col grande dono del perdono gratuito, Dio guarisce il nostro cuore di pietra e ci dà la possibilità di interpretare la legge dell’amore e della fratellanza non come una norma esteriore, esterna all’essere umano, ma come l’unico modo di condursi nella vita.

Con il perdono gratuito Dio ci vuol dire che la legge dell’amore è anni luce distante dai semplici comandamenti di Mosè, perché la legge dell’amore, dell’accettazione, del perdono, non è scritta su tavole di pietra, ma è incisa nel cuore di carne, nel nostro cuore, quel cuore che la fede fa cambiare e, una volta cambiato, induce al perdono anche tra noi, tra uomini e donne di fedi diverse, senza giudizi e senza precomprensioni.

Ecco allora, sorelle e fratelli, che ancora una volta possiamo solo innalzare al Signore la nostra preghiera di lode e ringraziamento perché il rinnovo del patto e il perdono sono per tutti noi, collettivamente e individualmente.

E se avremo accettato il perdono e se riusciremo a perdonare veramente noi stessi e gli altri, solo allora potrà diffondersi l’accettazione di chi è diverso da noi e solo allora cammineremo verso la pace.

AMEN

Liviana Maggiore