Sermoni: Piazza affari ha chiuso!

La settimana scorsa abbiamo riflettuto su che cosa può darci orientamento nella vita. Oggi vorrei chiedervi che cosa ci dà valore? Dove prendete il vostro diritto di essere? Chi decide su quanto valete?

Quasi ogni giorno il telegiornale ci parla delle borse. Piazza affari ha di nuovo perso 0,1 percento e tutti tremano. Il Dow Jones ha invece vinto tre punti e tutto andrà bene. – Adesso mi potete dire che non capisco niente di economia. Avete ragione. Forse non capisco che cosa vuol dire se lo spread sale di due punti, ma usando un po’ di buon senso mi sembra assurdo che il valore di un’azienda o di un Paese intero possa salire in un giorno alle stelle e il giorno successivo scendere nell’abisso.

Ciò che succede alle borse si rispecchia anche nella vita privata. Anche noi giochiamo a ‘piazza affari’ con la nostra vita. Talvolta sono altre persone attorno a noi che definiscono il nostro valore, che lo fanno salire o scendere. Spesso sono io stesso che faccio salire o scendere il mio valore. Spesso siamo addirittura noi stessi gli azionisti più critici di tutti. Lo spread si decide sulla base di ciò che riesco a fare e avere, non solo in senso materiale. Il mio spread personale si decide in base a come io vedo la mia vita. Sono sodisfatto come sono, con ciò che faccio, come vivo, con chi vivo…? La risposta a tutte queste domande definisce il valore che io stesso do a me e che in qualche modo comunico al mondo.

Il testo biblico di oggi pone proprio questa domanda relativa al valore della nostra vita e ci invita a riflettere su quale sia l’origine del nostro diritto di essere. Leggo dalla lettera ai Romani 5,1-5

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, 2 mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; 3 non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, 4 la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza. 5 Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato.

Il messaggio della giustificazione ci offre una risposta alla domanda da dove prendiamo il nostro valore. Mette la nostra vita su un’altra piazza d’affari, dove non dobbiamo giustificarci noi, dove il nostro valore non sale o scende secondo ciò che produciamo e sappiamo fare o secondo la nostra apparenza. Questa liberazione viene dalla giustizia di Dio. La giustizia di Dio ci dà un altro fondamento nella vita e questo succede per fede.

La giustizia di Dio fa sì che sulla piazza d’affari della nostra vita entri la pace. Pace è una grande parola. A me piace il fatto che in tanti testi biblici questa pace venga interpretata molto concretamente e in maniera basilare. Per i profeti d’Israele questa pace, lo shalom di Dio si manifesta se uno può vivere tranquillo la sua vita sotto il suo albero di fico e può diventare vecchio e avere tanti figli e nipoti. – Talvolta mi chiedo se noi con la nostra vita di oggi segnata dal pensiero del fare e produrre non ci siamo allontanati troppo dalla nostra base. Non è Dio che ci chiede di lavorare e produrre e portare a casa sempre di più e più e di più. Non è Dio che ci impone di lavorare dodici ore al giorno. Non è Dio che aveva l’idea che tutti quanti dobbiamo vivere in un posto, vicini vicini, solo per essere più vicini al nostro lavoro ed essere ancora più produttivi. Tutte queste idee non sono venute a Dio, anzi. Dio rompe le regole dell’economia nella vita, chiude la piazza d’affari e offre shalom: vita buona, vita tranquilla, vita con senso, vita anche con fatica ma quella fatica buona che ti soddisfa. Shalom.

Attraverso la fede in Gesù Cristo abbiamo accesso ad una nuova piazza d’affari con le regole rovesciate. Potremmo chiamarla anche solo piazza, senza gli affari. Una piazza di vita. Il mondo ci dice: Devi lavorare per portare soldi a casa ma Gesù invita il giovani ricco a dare via il proprio possesso ai poveri. (Matteo 19)

Il mondo ci dice: ti servono delle sicurezze nella vita ma Gesù dice: “Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà?” (Luca 12,20)

Il mondo ci dice che è importante apparire bene, vestirsi secondo la moda, essere bello e giovane, ma Gesù chiede: E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; 29 eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. (Matteo 6,28f)

Il mondo ci vuole fare credere che esiste solo una possibilità di vivere la propria vita. Inizia – finisce – e in mezzo si devono accumulare dei soldi lavorando, lavorando e lavorando. Paolo ci dice invece nel nostro testo che esiste anche un’altra realtà, una piazza di vita e lì si accede tramite la fede in Gesù Cristo.

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, 2 mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio.

Lo so che è difficile entrare in questo vecchio linguaggio, ma ogni singola parola di questo testo è bellissima! Sono parole che tutti quanti dovremmo sapere a memoria per non dimenticarle mai: chi crede in Gesù Cristo può lasciare la piazza d’affari di questo mondo e entrare nella realtà divina, può vivere sulla piazza della vita. Lì non valgono più le regole nostre. Lì c’è shalom, si vive bene e non dobbiamo più fare vedere chi siamo, che cosa sappiamo fare, che cosa abbiamo accumulato. Ci gloriamo invece nella speranza della gloria di Dio.

Che cosa questo voglia dire ce lo illustra il successivo versetto: ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza.

Questa vita diversa in Dio non è una vita da favola. Lo shalom di Dio non ci illude sulla durezza della vita. Rimangono le afflizioni, anzi forse potrebbero addirittura aumentare. Chiedetelo a qualcuno che cerca di vivere come cristiano in Siria, nella Corea del nord o alle Maldive.

Comunque, il nostro testo ci dice che nella sofferenza si può fare vedere che cosa vuol dire avere la pace di Dio. Ci sono tanti cristiani che s’inchinano davanti alla croce di Dio ma combattono contro ogni sorta di dolore nella propria vita. Chi vede le sofferenze e le afflizioni nella propria vita solo come qualcosa di ostile e maligno, dovrebbe chiedersi in che misura ha compreso che la pace di Dio ci porta proprio attraverso le difficoltà. La pace di Dio ci dona nel bel mezzo del dolore la pazienza, l’esperienza e la speranza.

Chi ha cambiato il proprio modo di pensare con i pensieri di Dio riesce anche a vedere che l’afflizione può produrre pazienza e la pazienza esperienze e che tutto ciò porta alla speranza. Speranza in che cosa? Speranza proprio in questo Dio e nel fatto che tutto ciò che ci dice sulla vita non si dimostra una favoletta ma un fondamento solido. E Paolo ci assicura:

Or la speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato.

L’amore di Dio, il suo Spirito Santo è stato sparso nei nostri cuori. Vi rendete conto di quale valore Dio dà a noi, tanto da venire ad abitare nei nostri cuori. Dio lascia una parte di sé in noi. Ci parla con le sue parole amorevoli in ogni momento. Cerca di guidarci e confortarci da dentro.

La settimana scorsa vi ho proposto quell’immagine di Gesù che è in cielo per servire davanti al trono di Dio. Può sembrare un Dio molto lontano. Invece oggi Paolo ci dice: è proprio il contrario. Chi si apre a Dio, chi lascia entrare lo Spirito Santo nella propria vita non potrebbe essere più vicino a Dio. Dio stesso prende dimora in noi. Dio ci ama e ci fa sentire ancora di più il suo amore se dobbiamo affrontare dei dolori nella vita. Questo non vuol dire che dovremmo cercare lo stento ma che Dio ci assicura di essere e rimanere vicino nei momenti tristi e bui della vita. Lui ci dà il suo amore, così che non dobbiamo amareggiarci. La forza dell’amore che si può percepire nei credenti non viene da un senso del dovere o dalla coscienza sporca, ma solo dallo Spirito di Dio. Noi possiamo amare, perché siamo amati.

John Wesley ha sostenuto che questo sia l’unico vero segno di un metodista, avere un cuore che brucia dell’amore di Dio. E con questo dice anche che un metodista non ha nient’altro che non dovrebbe avere ogni cristiano, cioè una vita fondata e alimentata da Dio che ci ha talmente amati che ha dato il suo unigenito figlio per noi

L’affermazione che l’amore di Dio è sparso nei nostri cuori tramite lo Spirito Santo, include tutto quello che si potrebbe dire sulla nuova esistenza dell’uomo che ha lasciato la piazza d’affari di questo mondo per entrare sulla piazza di vita di Dio.

Provo a sintetizzare ancora una volta ciò che Paolo ci vuole dire in questo testo:

Noi siamo giustificati non per le nostre azioni, ma solo per ciò che fa Dio. Questo ci porta nella pace e questa pace è più forte di tutte le tribolazioni e angoscie. E così arriviamo alla speranza e alla certezza che possiamo amare perché l’amore di Dio vive nei nostri cuori.

Che bellissimo messaggio. Che gioia di vivere con Dio. Che bello poter espandere quest’amore nel mondo! Amen

Ulrike Jourdan