Sermone: PREDICAZIONE DI DOMENICA 15 DICEMBRE 2013 (Giov. 3,1-16; 2 Cor. 5,14-21)

Gesù non fa filosofia

Oggi, terza domenica di Avvento, andiamo a incontrare un vecchio. Nicodemo era avanti negli anni e aveva una forte personalità: era un dottore della legge, con una carica di grande prestigio quale membro del Sinedrio, l’organo legislativo che amministrava la giustizia.

Nicodemo va da Gesù di notte. La luce del sole era pericolosa perché avrebbe svelato un suo stato di interiore debolezza: infatti, la figura controversa di Gesù doveva avere sollevato in lui dubbi e interrogativi che lo facevano sentire incerto e debole. Aveva bisogno di capire. Ma il dubbio e il bisogno di capire sono in se stessi una finestra aperta per scrutare l’orizzonte della vita. Gesù entra con decisione in quello spazio di dubbio e invita questo vecchio saggio e autorevole a nascere di nuovo.

Gesù sapeva quello che gli stava chiedendo?

Nascere di nuovo! vuol dire cancellare tutto quello che si è formato e strutturato entro la complessità di un’esistenza; è come tornare alla nudità e alla totale dipendenza di un neonato che non sa niente al di là di ciò che percepisce con quel tanto di facoltà fisiche e psichiche ricevute in dote: dovrà imparare l’alfabeto del vivere e quali sono i misteriosi numeri che reggono l’universo. Com’è possibile?

Non si può chiedere questo a un vecchio!

Eppure Gesù lo ha fatto e gli ha detto: tu, carico di anni, di esperienza e di saggezza, devi spogliarti di tutto e rinascere. Le parole di Gesù non sono mai dette per casi unici o particolari: la parole di Gesù, come questo suo invito sconvolgente, sono per tutti i tempi, valgono per ogni età della storia umana come della storia individuale di ciascuno.

Quando parliamo di cose religiose, cioè del rapporto che intratteniamo con Dio, uno dei nostri maggiori difetti è di fare ricorso a un sentimentalismo accomodante che ci acquieta. Ma formule che acquietano le nostre ansie interiori possiamo trovarle facilmente al di fuori del cristianesimo: possono essere assai utili e sono tutt’altro che disprezzabili. Il guaio è che non ci sanano: galleggiano sulla superficie della dura realtà ma non hanno la forza di inciderla. Anche noi, giovani oppure carichi di anni, abbiamo un urgente bisogno di nascere di nuovo.

Gesù non fa della filosofia: ogni suo insegnamento è un invito pressante all’azione concreta. Qualsiasi pensiero io abbia, qualsiasi cosa io faccia, e qualsiasi attività la società persegua, l’appello è che il fine sia nuovo e in totale opposizione al modello che il mondo offre, nel quale le nostre vite sono immerse.

Secondo le parole dell’Apocalisse, è il Cristo che fa ogni cosa nuova. Che cosa significa? Significa che la storia vera, quella che travalica il tempo che conosciamo, è opera del Cristo. Significa che la nostra storia individuale nasce in Cristo nel momento stesso in cui crediamo in lui e in lui cominciamo a vivere. Il valore, il significato, la spiegazione, il perché della mia vita passata si chiariscono nel momento in cui io incontro il Cristo, lo vedo nel suo agire, le sue parole scendono incancellabili nel fondo dell’anima mia; lo vedo in lui, mite e spoglio di ogni potere sul legno della croce, e capisco perché proprio da quel legno il Padre lo ha tratto rivestendolo del fulgore della sua gloria affinché a Lui anche noi possiamo essere attirati, noi piccole creature sperdute.

Se abbiamo ben compreso, a questo punto tutto ci appare chiaro: il centro della vita cristiana e di ciò che essa annuncia non è una morale, non è una determinata forma di religiosità personale o comunitaria; non è neppure una nuova sociologia o un nuovo stile di vita ma è una nuova creazione: ossia la continua proclamazione e instaurazione di un ordine nuovo di pace tra gli uomini e Dio, tra il cielo e la terra tutta.

Ed è terribilmente urgente! Perché così com’è, il mondo è nemico di Dio e come tale si comporta. Il peccato ha rotto e brutalmente rompe l’armonia dell’esistente: anche quando vi siano intelligenza e scienza, anche lì dove fioriscono ragionamenti profondi, il peccato torna inesorabile a distruggere. Non ci può essere pace fra l’uomo e Dio senza una riconciliazione.

Questo nostro mondo, scosso da convulsioni di guerra, dilaniato dalla crudeltà del più forte sul più debole, depauperato delle sue ricchezze e bellezze dalla sete di potere e di possesso, ditemi: come può trovare la via della riconciliazione con se stesso se prima non trova la via della riconciliazione con Dio?

Se il mondo è nemico di Dio, Dio non è nemico del mondo: anzi lo vuole riconciliare a sé; e talmente forte e grande è la sua offerta di riconciliazione che l’ha inscritta nella storia dandoci il suo Figlio. Dio ha reso il Cristo solidale con il peccato dell’uomo ed è lì, ai piedi di quella croce che, nella nostra nudità, troviamo la pace del perdono e della riconciliazione. Lì il male è vinto. È così che Dio rende l’uomo solidale con la giustizia di Cristo.

Questa duplice solidarietà è meravigliosa: muore il vecchio uomo e con Cristo risorge come creatura nuova. Le cose vecchie sono abbandonate, tutto diventa un processo di novità. I metodisti chiamano questo fondamentale, costante processo di novità, santificazione: passo dopo passo, giorno dopo giorno.

Una realtà così alta che si fa vita concreta negli atti e nei pensieri della nostra quotidianità è ragione di riconoscenza e gioia profonda qualsiasi siano le avversità della nostra vita.

Ma se poi la persona nata in Cristo per fede si incapsula in se stessa e non vede più l’altro che gli passa accanto, se un nucleo di credenti non sa offrire il dono della riconciliazione in Dio ai miseri, ai derelitti, ai mali del mondo, a cosa servono? A niente! valgono meno di un grumo di sale che si è fatto insipido.

Ecco invece una lieta, felice notizia per il nostro Natale. L’invito di Gesù a nascere in Lui come creature nuove non ha niente di impositivo: è mite della sua stessa alta mitezza ed è per ognuno. Non poggia sulla nostra nudità di neonati, ma sulla potenza dello Spirito santo che soccorre chi ha creduto, lo trasforma e ne fa un messaggero; ne fa un angelo della riconciliazione perché, come dice il testo che abbiamo letto, Dio ha posto in lei e in lui la parola della riconciliazione.

Che il Signore ci benedica e rinnovi in noi la gioia profonda, eppure timorosa, di essere indegnamente mandati come suoi angeli perché il mondo viva. Amen.

Sermone a cura della nostra Predicatrice locale, Febe Cavazzutti Rossi