Sermone: PREDICAZIONE DI DOMENICA 29 SETTEMBRE 2013 (Lc. 17,1-6; 1Pt. 2,1-4)

“Se davvero avete già gustato come è buono il Signore, deponete  ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza”

Viviamo in mezzo agli scandali, siamo invasi dagli scandali, non ne possiamo più di vane denunce di scandali che in una fitta rete avvolgono, asfissiano e divorano la vita della terra. Parrebbe che la corruzione sia il cibo prescelto dai potenti del mondo per alimentare il proprio potere, ma anche da tanta piccola gente per la propria piccola sopravvivenza. Ma poi, che dire? esiste sulla terra uno scandalo maggiore della guerra? Non è uno scandalo di per sé la falsa misurazione di quale sia l’arma di guerra più letale?

Tante volte nel corso dei miei anni la lettura del brano di Luca che ha aperto la nostra riflessione, che Matteo e Marco riportano con uguali parole, mi ha spaventato per la durezza della condanna in termini così crudi, quasi inusitati per l’evangelo della misericordia. Facciamoci animo e cerchiamo di coglierne il significato interiore, tutt’altro che ovvio, che la Bibbia offre a seconda dell’uso che fa della parola scandalo.

 Per un caso fortunato, l’antica parola aramaica e quella greca coincidono e intendono la medesima cosa. Lo scandalo era un piccolo pezzetto di legno che nelle trappole tiene tesa la molla e, appena urtato, la fa scattare. In aramaico, però, lo scandalo, quell’innocuo pezzetto di legno, è associato all’esca, il boccone posto all’interno che attira e fa sì che sia proprio la vittima a far scattare la sua trappola mortale.

 Vediamo subito, quindi, che il termine non contiene l’idea di qualcuno che in modo deplorevole produce una cattiva impressione e gravemente ferisce l’innocente, l’essere semplice di cuore e di mente – e in questo caso poco importa che si tratti di bambini o di adulti. Siamo di fronte a qualcosa di gran lunga peggiore, di così grave che non siamo in grado di misurarne il danno. Si tratta, dunque, di indurre questi piccoli, semplici e ignari, a lasciarsi catturare e cadere nella trappola del peccato!

 Addentriamoci un poco di più. Cosa significa far cadere nella trappola del peccato? E ancora: cosa si intende qui per “peccato”? È qualcosa che concerne la morale? Per noi, immersi come siamo nella mentalità cattolica che usa distinguere da peccato a peccato, sorge la domanda: concerne la morale sessuale?

 La realtà è che la morale, nelle sue diverse e variegate forme, cambia! È soggetta ai mutamenti operati dai tempi, dalla cultura, dalle diverse forme religiose impresse nella cultura, dal luogo geografico e addirittura da quello familiare! Per fortuna è anche soggetta allo sviluppo della conoscenza che cresce nel mondo e che può liberare da molte schiavitù.

 Allora vediamo come Gesù stesso ne dà il senso riguardo alla propria vita. Ricordiamo tutti il racconto di Matteo: del giorno in cui Gesù chiede cosa pensa la gente di lui, chi dice che egli sia. Poi Gesù fissa lo sguardo sui suoi discepoli e chiede a bruciapelo: e voi, chi dite che io sia? Simone, cioè Pietro, l’irruente, l’impulsivo, risponde pronto: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù a lui: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”. Tu sei un uomo felice, Simone, sei beato perché ciò che hai affermato non ti viene da una esperienza della tua naturale carnalità, ti viene dalla sapienza di Dio che, secondo una citazione dal profeta Isaia, libera dall’oscurità e dalle tenebre (Is. 28,18-19).

 A questo punto Gesù si apre: annuncia che dovrà passare attraverso grandi sofferenze, e persino la morte. Il solito Pietro lo prende in disparte e protesta: Dio ne scampi, questo non ti accadrà mai. La reazione di Gesù è fulminea: «Stai lontano da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

 Infine, eccoci arrivati al cuore del problema.

 Scandalo è essere impigliati nella mentalità corrotta di questo mondo – ma non solo: farvi cadere gli animi semplici, far perdere loro il bene della fede, far vacillare in loro la fiducia nella bontà della Parola di Dio, e lasciarli intrappolati nella mentalità corruttrice che regola il mondo, sperduti e soli.

 Siamo di fronte a un insegnamento molto serio per la qualità della vita di credenti che conduciamo. Niente è più facile che essere imprigionati nella mentalità di questo mondo: addirittura quando usiamo un linguaggio e abbiamo atteggiamenti religiosi. E’ talmente facile che possiamo caderci persino quando preghiamo: quando chiediamo che il Signore benedica i nostri affari, ci offra le soluzioni che a noi sembrano le migliori per il nostro stesso benessere, e dimentichiamo l’avvertimento di Gesù: Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? (Matt. 16,26). Preoccupatevi della salute della vostra anima e non abbiate paura delle asperità della via stretta e del vostro stesso benessere, perché allora sarete beati. Lo Spirito santo che pur sempre soffia sul mondo, vi aprirà ai pensieri di Dio e gusterete cos’è un cuore felice.

 Nell’Antico come nel Nuovo Testamento l’idea di qualcosa che ci fa cadere è associata anche all’immagine della pietra: se inciampiamo in un sasso, cadiamo lungo distesi rivelando quel che siamo in realtà.

 Ma vi chiedo ancora un momento: proviamo a rovesciare la prospettiva. Cosa fa cadere, cosa dà più fastidio al corrotto: forse l’incontro con un altro corrotto? Ma nemmeno per sogno! I due faranno comunella insieme: è così che si tesse la rete che distrugge la vita. La pietra di cui i due vorranno liberarsi è il loro opposto: la sincerità, l’onestà, ahimè! la verità. Di quella cercheranno in ogni modo di liberarsi.

 Cristo, ci dice la Scrittura, è la pietra d’intoppo con la quale il mondo, la storia, così come ogni nuova generazione, sono costretti a misurarsi. È lì, imperitura, impossibile da scansare perché in fondo, e forse senza che ne siamo consapevoli, è lì che cerchiamo e troviamo ciò che il nostro essere più profondamente desidera. La guerra, le vittorie del potere non fanno che riprodurre se stesse e allontanare la giustizia e la pace. Dio ne ha fatto la pietra d’angolo sulla quale lo Spirito costruisce, e persino noi possiamo costruire come pietre vive e vere.

 Amorevolmente la lettera di Pietro ci invita: se davvero avete già gustato come è buono il Signore, deponete dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza. Quando lo facciamo, anche se già gli anni pesano sulle nostre spalle, ci ritroviamo davvero come dei neonati, nudi e indifesi. Abbiamo bisogno di nutrirci ogni giorno col puro latte spirituale della sua Parola per la salvezza non solo nostra, ma del mondo nel tempo e oltre il tempo. AMEN.

 Sermone a cura della nostra Predicatrice Locale, Febe Cavazzutti Rossi