Sermone: Prima di partire: fermarsi davanti a Dio

L’altra settimana abbiamo parlato di quello che è un fondamento stabile per una comunità e per la fede personale. Oggi vi propongo un testo nel quale l’apostolo Paolo parla del fondamento della sua fede. Racconta alla chiesa di Gerusalemme, e oggi anche a noi, la sua famosa conversione e con essa i suoi primi passi nella fede.

Leggo dal libro degli Atti dei Apostoli 22,12-16

12 Un certo Anania, uomo pio secondo la legge, al quale tutti i Giudei che abitavano là rendevano buona testimonianza, 13 venne da me, e, accostatosi, mi disse: “Fratello Saulo, ricupera la vista”. E in quell’istante riebbi la vista e lo guardai.  14 Egli soggiunse: “Il Dio dei nostri padri ti ha destinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua bocca.  15 Perché tu gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai viste e udite.  16 E ora, perché indugi? Alzati, sii battezzato e lavato dei tuoi peccati, invocando il suo nome”.

Un proverbio cinese dice: “Anche il viaggio più lungo inizia col primo passo”. E per tutti i cinesi che s’incamminano da qualche parte, segue logicamente il secondo e terzo passo e tutti i passi che saranno necessari. Il viaggio di Paolo lo porterà in lungo e largo su tutta la terra allora conosciuta per annunciare la buona novella. Anche questo viaggio dell’apostolo inizia col primo passo – però prima di fare quel primo passo, Paolo si ferma già e per un po’ di tempo non si muove più. Verrebbe quasi da chiedersi: che succede? Perché sei fermo prima che il viaggio abbia avuto inizio?

Anania lo chiede a Paolo: perché indugi? Che cosa aspetti. – Davanti a dei compiti così grandi mi aspetterei che lui dicesse: Incamminati! Inizia il tuo camino, la strada sarà lunga, hai un compito grande. Forse potrebbe dire anche qualcosa sul tempo che stringe, sull’importanza dell’incarico affidato.

Invece, Anania non dice: «Perché indugi? Inizia a lavorare!» bensì: «Perché indugi? Alzati e fermati davanti a Dio». – I viaggi cinesi inizieranno anche col primo passo; i viaggi verso il regno di Dio iniziano, invece, fermandosi. Fermandosi davanti a Dio. Alzati per fermarti.

Abbiamo parlato l’altra settimana del fondamento della chiesa di Gerusalemme. Forse vi ricordate i tre grandi pilastri che erano l’insegnamento biblico, la comunione fraterna e la comunione con Dio che si manifestano nella preghiera e nella Santa Cena. Abbiamo anche detto che è importante individuare un fondamento stabile su quale si possa costruire. Questo ha fatto la prima chiesa a Gerusalemme prima di partire per tutto il mondo, questo hanno fatto i padri della nostra chiesa quando hanno dato inizio alla comunità di Padova e al metodismo in Italia, questo fa Paolo nel momento in cui si ferma invece di partire svelto.

È giusto fermarsi prima della grande avventura e trovare un legame a Dio. È giusto pregare che sia Dio a dirci che cosa lui si attenda. Questo vale per Paolo e la chiesa di Gerusalemme; questo vale per ognuno di noi e per la nostra chiesa. Poiché come Paolo, anche noi siamo esortati ad essere testimoni della nostra fede. Così come lui andava nel mondo per raccontare ciò che aveva vissuto con Cristo, anche noi siamo sollecitati a vivere la nostra fede nel mondo. Però per poter raccontare al mondo qualcosa della propria fede è importante vivere la fede, vivere la comunione con altri credenti, ma soprattutto la comunione con Dio.

La vita di Paolo ha assunto una piega totalmente diversa in quel famoso giorno sulla via verso Damasco. Lui era partito come accusatore e giudice ed è finito come testimone della controparte. Paolo era partito verso Damasco per stanare e perseguitare i cristiani. Si era fatto dare delle lettere con le quali poter esercitare a Damasco la ‘licence to kill’, il diritto di perseguitare, e aveva già fatto vedere a Gerusalemme che era disposto a sfruttare fino in fondo quel diritto. Aveva già pronto con sé l’atto di accusa, doveva solo interpretare il suo ruolo di giudice per sterminare quei cristiani che facevano tanta paura e problemi alle autorità del tempio. – In realtà, tutto è andato diversamente. Il giudice maggiore, quello in cielo, ha scombussolato le parti e così l’accusatore Palo è sceso dal seggio del giudice per prendere posto sulla sedia del testimone. La vita di Paolo ha preso una nuova direzione e Anania lo descrive dicendo: Tu gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai viste e udite.

Per noi qui nelle nostre vite personali e anche nella vita della nostra comunità, non mi aspetto un cambiamento radicale come è stato per Paolo. Però anche per noi vale: siamo chiamati a essere testimoni. Testimoni di ciò che abbiamo visto e udito da parte di Dio. Siamo chiamati a testimoniare le nostre esperienze con Dio e ciò che abbiamo imparato studiando la sua Parola. Siamo chiamati a testimoniare. Talvolta sarà una testimonianza in parole, talvolta sarà una testimonianza vissuta perché si vede se qualcuno fa delle scelte diverse nella propria vita.

Per Paolo questa nuova direzione è stato un cambiamento radicale. In primo luogo, è cambiato lo sguardo, e poi è cambiato anche il passo. E questo è sensato se ci pensate bene: chi vuole camminare in una nuova direzione deve prima di tutto girare la testa e guardare che cosa incontra sulla nuova via. Deve orientare gli occhi e il cuore verso questa nuova meta. Paolo doveva per primo staccare lo sguardo dalle sue vecchie abitudini e convinzioni, doveva indirizzarsi verso Dio.

Questo cambiamento dello sguardo, non più su me stesso ma verso Dio, deve avvenire una volta in modo fondante, ma poi sempre di nuovo. – Quando sono in giro per Padova con la macchina uso il navigatore. È un aggeggio molto utile per me. L’ho impostato una volta all’inizio, e per le prime settimane lavora sempre da favola, ma dopo un po’ non trova più bene il satellite e ti dice di girare quando sei già passato oltre rispetto alla strada che volevi prendere. Questo è il momento in cui è necessario riprogrammare il tutto. Devi fermarti con la macchina e dare al navigatore il tempo per trovare per bene il satellite e, quindi, la sua meta. – È uguale per la nostra vita. Di volta in volta uno si deve fermare e ricollegarsi con calma alla meta, cioè a Dio.

E questo vuol dire smettere un attimo di pensare a se stessi, smettere con le piccole e grandi preoccupazioni di questa vita, dimenticare per qualche istante le offese che dobbiamo subire e dimenticare i nostri piccoli obiettivi: insomma, smettere di essere intrappolati nel nostro piccolo mondo. Perché solo così abbiamo la possibilità di vedere e di riconoscere di nuovo la meta di Dio nella nostra vita e di capire che cosa ci impedisce di avvicinarci a questa meta.

Dio ci dà una meta che sta oltre la nostra vita e vuole che iniziamo già ora a dirigerci in quella direzione. Vuole che noi singoli credenti e tutti insieme come chiesa siamo testimoni di ciò che abbiamo vissuto con Dio e di ciò che abbiamo imparato da lui. Si testimonia con tutta la vita, non solo con le parole ma soprattutto con ciò che siamo e ciò che facciamo e per come stiamo con gli altri.

Qual è il compito di un testimone? Deve soprattutto testimoniare ciò che ha visto e udito. E questo è il punto. Un testimone deve voler sentire. Come si può sentire Dio? Nella sua parola e nella preghiera.

I testimoni sono persone di preghiera. I testimoni sono persone che sanno mantenere un legame con Dio, che gli raccontano ciò che hanno vissuto e cercano di vedere il mondo sullo sfondo della fede. I testimoni sono persone che adorano Dio, persone che cercano di mettersi alla sua presenza così come i fiori si dirigono verso il sole. Vi ricordo le parole dell’inno che abbiamo cantato prima: Da Te vita abbiamo: fa’ su noi brillare la tua bella e dolce luce. Fa’ che come i fiori si aprono felici a ricevere il tuo sole, io così lieto in me i tuoi raggi accolga sempre a Te mi volga. – I testimoni si mettono nella luce di Dio.

E tutti i veri testimoni devono prima fermarsi in questa luce di Dio, devono ascoltare, cogliere un messaggio valido da testimoniare. Così sono anche i testimoni di Gesù. Non sono prima di tutto gente che fa, ma gente che prega.

Questo è importante perché nel momento in cui non ascoltiamo più diventiamo facilmente falsi testimoni. Testimoniamo le nostre idee, le nostre tradizioni e abitudini ma non più quel Dio che parla fino ad oggi alla sua creazione. Dobbiamo sempre di nuovo ascoltare e vedere, concentrarci pienamente su Dio e cogliere ciò che ha da dire a noi oggi.

Questo è il punto fondamentale che ci preserva dal diventare testimoni di noi stessi. La preghiera ci tira fuori da quel ciclo chiuso e lo fa prima che ci manchino le forze. Nella preghiera riusciamo a cogliere i piccoli e grandi miracoli nella nostra vita e percepiamo qualcosa di quel grande piano di Dio, anche se dovesse essere solo il prossimo passo. Ricordatevi: Anania dice a Paolo: Alzati e mettiti nella presenza di Dio, invocando il suo nome.

Se noi pensiamo alla nostra vocazione come singoli credenti e come chiesa metodista di Padova è un buon consiglio di iniziare dalla preghiera. Alzarci, metterci alla presenza di Dio e invocare il suo nome. Solo dopo Anania dice anche a noi: E ora, perché indugi?

Amen

Ulrike Jourdan