In ascolto: Un giorno una parola – mercoledì 25 marzo

Quando Giacobbe si svegliò dal sonno, disse: “Com’è tremendo questo luogo! Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo! (Genesi 28,17)

Ecco una voce dalla nuvola che diceva: “Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo”. I discepoli, udito ciò caddero con la faccia a terra e furono presi da gran timore. Ma Gesù, avvicinatosi, li toccò e disse: “Alzatevi; non temete” (Matteo 17,5-7)

Quando Giacobbe si mise a dormire, cercava semplicemente un luogo tranquillo e sicuro per trascorrere una notte serena. Però svegliandosi, si ritrovò alla presenza di Dio – o almeno molto vicino a lui – e descrive tale esperienza come qualcosa di “tremendo”, cioè motivo di gran spavento. I discepoli di Gesù, nell’episodio della trasfigurazione, sentono la voce di Dio dal cielo e cadono a terra preso da gran timore.

Mi chiedo se l’incontro con Dio, con il Santo, mi faccia altrettanto tremare. La risposta e “No!” e mi chiedo perché. Mi chiedo se noi sottolineiamo tanto, forse troppo, le parole confortanti di Gesù che fa alzare i discepoli e ci rifiutiamo di parlare del Dio santo e tremendo, inspiegabile e imprevedibile, pieno di energia.

Di0 porta in sé tutti questi diversi lati. Non è soltanto il buon Dio, il bravo papà che ci guida nella vita e manda i suoi angeli così che non dobbiamo temere nulla. Dio ha anche un altro lato. È colui che chiede ad Abramo di portare suo figlio in sacrificio, è colui che acconsente alla sconfitta del suo popolo da parte dell’invasore babilonese, è colui che accetta che Giobbe venga messo alla prova quasi fino a costargli la vita.

Lo so che qualcuno vorrebbe dire: “Ma questo è il Dio dell’Antico Testamento”. Ricordiamoci però come Gesù si è comportato con i mercanti nel tempio, pensiamo all’agire dello Spirito Santo il giorno della prima pentecoste. – Dio è tremendo, è imprevedibile, è inspiegabile e sorprendente.

Sono contenta che Dio non si faccia addomesticare, che sia pieno di energia con la quale vuole sorprenderci, anche nelle nostre vite e nelle nostre chiese.

Ulrike Jourdan