Sermone: UNA VITA NUOVA

Questo sermone si può dire sia stato preparato a due mani, infatti la mia gratitudine per le riflessioni in esso contenuti vanno ad una pastora della nostra chiesa che ha tutta la mia stima, oltre che il sincero affetto e la riconoscenza per il piacere dei nostri contatti, complice la tecnologia che avvicina coloro che sono geograficamente lontani: Eleonora Natoli della chiesa di Savona.

Leggo dall’epistola di Paolo ai Colossesi 2,1-15

“Voglio infatti che sappiate quale dura battaglia combatto per voi, per quelli di Laodicea e per quanti non mi hanno mai visto in faccia, perché i loro cuori siano consolati, uniti nell’amore, per comprendere con piena certezza e per conoscere a fondo il mistero di Dio, di Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza. Dico questo affinché nessuno vi inganni con parole seducenti. Sebbene io sia fisicamente assente, nello spirito sono con voi e mi rallegro vedendo il vostro buon ordine e la stabilità della vostra fede in Cristo.

Come, dunque, avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, in lui anche continuate a camminare, radicati in lui e su di lui edificati, rafforzati nella fede, proprio come siete stati istruiti, pieni di gratitudine. Fate attenzione che nessuno vi irretisca mediante la filosofia e con vuoto inganno, secondo la tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo, perché in lui dimora corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete tutto pienamente in lui, che è il capo di ogni principato e autorità. In lui siete anche stati circoncisi con una circoncisione non fatta da mano umana, spogliandovi del corpo della carne, ma con la circoncisione di Cristo, dato che siete sepolti con lui nel battesimo; con lui pure siete stati risuscitati per mezzo della fede operante di Dio che lo ha risuscitato dai morti. E benché foste morti nelle vostre trasgressioni e nell’incirconcisione della vostra carne, vi ha fatto viventi con lui, perdonandoci tutte le trasgressioni, cancellando il registro dei debiti contro di noi, le cui prescrizioni ci condannavano. Lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce, avendo messo a nudo i principati e le autorità, li ha esposti in pubblico, celebrando in essa un trionfo su di loro”.

Il passo che abbiamo letto porta il titolo “Avvertimento contro le false dottrine”, tuttavia nel leggerlo, oltre alla sollecitazione di vegliare per non farsi irretire dalle false dottrine e per non costruirsi idoli vani, come abbiamo letto prima in Isaia, può sorgere anche una domanda, o meglio una domanda in tre momenti:

  1. Chi è Cristo?
  2. Cosa fa Cristo per noi?
  3. Cosa compie Cristo in noi?

Certo, non è solo la lettera di Paolo ai fedeli di Colosse (città scomparsa nell’attuale Turchia) che presenta questi temi. Tutto il Nuovo Testamento è permeato da questi argomenti.  Ma, per tornare alla nostra lettura, direi che la risposta alla prima domanda è chiarissima nel versetto 15 “ha spogliato i principati e le potenze, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce”. Cioè Paolo per farci comprendere chi è Cristo ci fa vedere la banalità del mondo semplicemente orizzontale e ci spinge ad alzare il nostro sguardo e il nostro pensiero verso una dimensione cosmologica, perché le cose visibili, le potestà terrene, sono state ridimensionate da Lui, Lui che, attraverso la croce e la vita data per la salvezza degli uomini, ha trionfato sui legacci comportamentali, ha sconfitto una visione puramente materialistica del mondo, affermando la sua sovranità su tutto ciò, ma soprattutto facendo comprendere la Sua signoria anche sull’invisibile, su ciò che va oltre le nostre vite, in una dimensione dove lo spazio e il tempo non contano più, dove le nostre categorie mentali, la nostra cultura, i nostri comportamenti, i nostri usi sociali perdono completamente di valore, per lasciare spazio ad una pienezza che trova compimento nella salvezza che può derivarci solo dall’immenso amore di Dio, dal sacrificio della croce e dalla resurrezione di Cristo, perché Lui è l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine, colui che è, che era e che viene, come troviamo scritto in Apocalisse 1,8.

E veniamo ora alla seconda e terza domanda: “Cosa fa Cristo per noi?” e “Cosa compie Cristo in noi?”

La risposta mi sembra chiara: se Gesù di Nazareth per noi è il Cristo, il figlio che Dio ci ha inviato per riscattarci dalle nostre infedeltà, per insegnarci una nuova via, per redimerci dal peccato, allora Cristo ha già fatto per noi tutto ciò che poteva essere fatto, proponendoci la sua vita, il suo modo di guardare al mondo, la sua visione di amore e fratellanza, la certezza del perdono, la sua spiritualità. Ciò significa che anche noi, secondo la mente di Dio, possiamo vivere la nostra vita in comunione con quella del Cristo spirituale, oltre che negli insegnamenti del Cristo uomo.

E Paolo ci aiuta a comprendere cosa ha fatto Cristo per noi, infatti egli scrive che, attraverso il battesimo, da morti che eravamo siamo stati resuscitati, cioè, per la potenza di Dio, siamo già diventati persone nuove. E di questa “persona nuova” Paolo non dice tanto per dire, ma, come sappiamo, ha fatto l’esperienza sulla propria pelle.  Questo è ciò che Cristo compie in noi: le forze che dominano l’universo, signorie, principati, potenze non riescono più a ridurre la nostra esistenza a un triste sopravvivere, a uno sforzo che temiamo inutile per combattere giorno per giorno mille problemi.  L’invito è a vedere e vivere l’esistenza in modo nuovo perché nella nostra unione con Cristo siamo diventati persone nuove.  Ciò significa che il nostro vivere con Cristo non ha una dimensione puramente astratta ma diventa la fibra interna della nostra psiche, della nostra ragione, del nostro stesso essere. Noi non fuggiamo verso la resurrezione come fossimo proiettati verso un risarcimento futuro, ma siamo cristiani nella storia e nella storia siamo chiamati a lasciare la nostra impronta che in termini religiosi chiamiamo testimonianza, una testimonianza che deve essere svolta qui e ora, nel nostro mondo, nel momento attuale, senza rinviarla al futuro, senza aspettare domani, perché non solo il domani, ma già fra poche ore è troppo tardi per fare ciò che dobbiamo fare, per essere come dovremmo essere.

Ma come possiamo rendere questa testimonianza in un mondo così travagliato da guerre, piccole e grandi ingiustizie, soprusi, scandali, incertezze del domani?

Nei secoli, la storia dei credenti ha avuto molti e significativi testimoni. Ma fra tutti oggi mi piace ricordarne uno in particolare; non tanto perché egli sia il migliore, ma solo perché anche di recente abbiamo sentito riparlare di lui anche sui mezzi di comunicazione: Martin Luther King, del quale il giorno 4 aprile è stato ricordato il cinquantesimo anniversario della morte.

Ebbene, che cosa ha operato Cristo in lui?

Il suo essere cristiano, il suo essere una persona nuova in Cristo, il suo essere già risorto nel battesimo mediante la fede e per la potenza di Dio, ha connotato la sua esistenza. Esistenza radicalmente conficcata nella storia di quegli anni, una lotta la sua contro le potenze e le signorie che vogliono scalzare Cristo dal mondo. Una fede la sua, forte di ciò di cui Cristo ci rende partecipi e portatori, un messaggio nuovo per un mondo vecchio, sfinito, intollerabile; ancorato da millenni a dinamiche letali di lotta per la supremazia dell’uomo sull’uomo. Questo lo spirito di Cristo ha operato in lui e può operare in tutti noi, se apriamo il nostro cuore e mettiamo la nostra vita al suo servizio.

Una vita viva, non soffocata, degna di rispetto, piena di significato per gli altri, verso i quali viene testimoniata la possibilità di un rinnovamento, e di conseguenza e a maggior ragione piena di significato per se stessi.

Scrive M.L. King: “Voi avete una doppia cittadinanza: vivete sia nel tempo e nell’eternità, sia in cielo e sulla terra. Perciò la vostra fedeltà non è, in primo luogo, al governo, allo Stato, alla nazione o a un’istituzione umana; il cristiano deve essere, prima di tutto, fedele a Dio e se un’istituzione terrena è in conflitto con la volontà di Dio è vostro dovere di cristiani prendere posizione contro di essa. Non dovete mai permettere che le istanze transitorie di istituzioni umane abbiano la prece4denza sulle istanze eterne di Dio Onnipotente”.

Quindi possiamo dire che quando un cristiano è un essere umano nuovo sa prendere posizione per Dio nel mondo, sa testimoniare la su fede assumendosi i rischi che la lotta all’ingiustizia comporta, sa crescere come cittadino perché ha ben chiara l’incolmabile differenza tra le varie signorie terrene e la sovranità divina di quell’ideale spirituale e sociale che chiamiamo “regno di Dio”.

È vero, la concretezza della realpolitik permette agli Stati di funzionare ma l’ideale della sovranità del Dio giusto, rivelatosi in Cristo, permette alle donne e agli uomini di raggiungere la pienezza del valore di persona.

Quindi, fratelli e sorelle, sapendo cosa opera in noi la potenza di Cristo, cogliamo con cuore aperto un’esortazione pastorale di M.L. King: “Cercate Dio, trovatelo e fate di lui una forza nella vostra vita. Senza di lui tutti i nostri sforzi si riducono in cenere e le nostre aurore diventano le più oscure delle notti. Senza di lui, la vita è un dramma senza senso a cui mancano le scene decisive. Ma con lui noi possiamo passare dalla fatica della disperazione alla serenità della speranza. Con lui noi possiamo passare dalla notte della disperazione all’alba della gioia”.

Questo Cristo fa per noi e questo siamo chiamati a testimoniare.    AMEN

Eleonora Natoli + Liviana Maggiore