Venerdì santo

In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio:
che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo.
In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi,
e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.

(1 Giovanni 4,9s)

Matteo 27,27-44 (testo)

Tutto quello che precede la morte di Gesù, è scherno, beffa, derisione.
I pellegrini che si erano recati a Gerusalemme per festeggiare la Pasqua, i discepoli che, nonostante gli avvertimenti, non sono stati in grado di capire il progetto di Dio, la folla che conosceva Gesù per fama, forse gli stessi farisei e dottori della legge: tutti si aspettavano qualcosa da Gesù… ma in soli tre giorni, dal lunedì al mercoledì, tutte le speranze riposte in lui vengono disilluse.
I mantelli che erano stati spiegati per accogliere il passaggio di Colui che viene nel nome del Signore, non sono sulla strada che porta Gesù al Golgota: chi lo aveva accompagnato con lodi e canti, ora lo accusa e tortura.

Vorremmo dire che non capiamo… e invece capiamo benissimo: capita anche a noi. Quando veniamo delusi nelle nostre aspettative, quando le nostre certezze e poi le nostre speranze svaniscono, si alternano in noi rassegnazione e rabbia.

Sei tu il re dei giudei? Sei tu il messia che ci era stato annunciato?
Perché, dopo essere entrato a Gerusalemme non hai chiamato a raccolta il popolo e non lo hai guidato verso la libertà?
Se non ci hai preso in giro, scendi da quella croce: chiedi a Dio di liberarti. Cogli l’attimo: dopo aver fatto credere di essere debole, innocuo, un agnello in mano ai tuoi aguzzini, ora è il momento giusto per rivelarti come figlio di Dio.
Se scenderai dalla croce, come potremmo non credere in te, non seguirti, non adorarti?
Scendi, e saremo con te. Fa’ quello che noi ci aspettiamo, e noi ti seguiremo.

Ma Gesù non risponde. E la provocazione diventa scherno, insulto, rabbia. Più la gente non capisce, più diventa violenta; più Gesù non risponde e non fa quello che gli chiedono, più viene considerato falso e lasciato solo.

Come siamo simili, noi e la folla! Sappiamo esattamente che cosa Dio dovrebbe fare per noi, ma Lui sembra non ascoltarci; gli offriamo anche delle alternative, ma lui non risponde; ci proponiamo di aiutarlo se farà ciò che ci aspettiamo da lui, ma niente, non si muove… e il dubbio si insinua nei nostri pensieri: ma, allora, le sue promesse sono false? i suoi progetti inconsistenti? le sue parole illusioni? abbiamo mal riposto la nostra fede? A volte anche noi arriviamo a supplicare, fino a quando rassegnati, delusi, arrabbiati, siamo pronti a voltare le spalle…

MATTEO 27,45-50 (testo)

Per tre ore il buio avvolge Gerusalemme e preannuncia la morte di Gesù.
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Chissà che cosa voleva esprimere Gesù con queste parole: abbandono, sofferenza, forse anche paura all’avvi­cinarsi della morte…
Ma anche questo grido di Gesù viene frainteso dalla folla: “Ecco, chiama Elia”.
E forse la speranza si riaccende: se Gesù non può scendere dalla croce, allora verrà Elia in suo aiuto; Dio non ci deluderà!

Ma Elia non arriva: Gesù muore, e con lui svaniscono anche le ultime piccole speranze ancora segretamente riposte negli animi dei suoi seguaci. Tutti e tutte tornano a casa, alcuni delusi, altri arrabbiati o increduli o rassegnati…

E noi? Dove siamo? Davanti alla croce, sulla via per casa o già impegnati in altre attività?
Davanti alla croce prevalgono la compassione, la rassegnazione, il dispiacere che normalmente si provano nei confronti di chi muore ingiustamente, vittima innocente.
Rassegnazione e pietà: Giuseppe d’Arimatea si preoccuperà di trovare un posto in cui posare il corpo di Gesù, mentre le donne pensano già agli oli e ai profumi per la sepoltura: che altro si può fare? Quella di Gesù è stata una bella parentesi, ma la vita è altro. La liberazione, la salvezza, il compimento delle promesse di Dio, avverranno in un altro modo… in un altro tempo.

Ma… se invece questo fosse proprio il momento giusto per rivolgerci a Dio? Il momento giusto non per dargli consigli o mostrargli la nostra contrarietà per il suo silenzio, ma per esprimere i nostri dubbi, le nostre paure, il nostro bisogno di consolazione?
Gesù, anche in questo ultimo atto della sua vita, ci un’indicazione: le sue parole sono: Dio mio, perché mi hai abbandonato? Ricordate?
È con questa frase che si apre il salmo 22 (testo).

La storia del salmista, sembra rivivere e compiersi in quella di Gesù. Una storia di dolore, sofferenza, tradimento, solitudine, che viene narrata a Dio per viverla insieme a lui; la storia del presente di un uomo che confida nel futuro promesso da Dio… ma anche la storia di un Dio che non rinuncia a condividere l’esistenza umana per poterla redimere e salvare, non dall’alto dei cieli, ma nel profondo della terra; non nella pace dei cieli, ma nel trambusto della nostra vita.

E così una storia senza lieto fine, si prepara a diventare la storia della speranza; una storia di solitudine e abbandono, si rivela la storia dell’Emmanuele, del Dio con noi.

Inno 102 (clicca per ascoltare) Innario Cristiano – Claudiana
Ivan Furlanis, organista della chiesa metodista di Padova

Signore,
in questi giorni sono tante le domande e i dubbi che si affollano nella nostra mente,
sul nostro presente, ma anche sul nostro futuro;
sui nostri progetti, ma anche sul tuo progetto per noi.

Abbiamo la tentazione di considerarci semplici spettatori della settimana santa,
invece ci scopriamo parte della folla,
quella folla che pur avendoti vicino, è lontana da te.

Siamo lontani ogni volta che ci consideriamo unici artefici della nostra esistenza;
ogni volta che tristi, sconsolati, delusi,
ti accusiamo di non fare abbastanza, di deluderci, di averci abbandonato;

ogni volta che ti sfidiamo a mostrare il tuo potere, il tuo amore, la tua misericordia;
ogni volta che stendiamo i nostri mantelli al tuo passaggio, ma evitiamo di accompagnarti,
aspettando che tu compia il tuo volere per noi e non insieme a noi.
Ma ai piedi della croce ti riscopriamo nostro fratello, nostro Padre, nostra speranza, nostro Dio,
colui che “non ha disprezzato né sdegnato l’afflizione del sofferente,
non gli ha nascosto il suo volto;
ma quando quello ha gridato a lui, Egli l’ha esaudito”. (Salmo 22,24)

Ascoltaci ed esaudiscici. Te lo chiediamo nel nome di Gesù, Amen.

Past. Daniela Santoro