Domenica 19 aprile

Egli è risuscitato!

(Matteo 28,6)

Quali sono le reazioni a questa notizia?

NON E’ VERO
Alcuni della guardia vennero in città e riferirono ai capi dei sacerdoti tutte le cose che erano avvenute. Ed essi, radunatisi con gli anziani e tenuto consiglio, diedero una forte somma di denaro ai soldati, dicendo: «Dite così: “I suoi discepoli sono venuti di notte e lo hanno rubato mentre dormivamo”.  (Matteo 28,11-13)

E perché non dovrebbe essere andata così? Perché i discepoli di Gesù non avrebbero dovuto, dopo la sua morte, recuperare il cadavere e far credere che fosse risorto? In questo modo avrebbero evitato di dover ammettere, almeno di fronte agli altri, di aver riposto la propria speranza in un impostore…
No, non impostore, perché gli insegnamenti, le guarigioni, l’inclusione sociale e religiosa, il dono della dignità, non sono stati illusioni, erano reali: la vita di chi ha incontrato Gesù è veramente cambiata. Gesù non ha mai agito per se stesso e se ha parlato di sé, lo ha fatto per far conoscere Dio. La crocifissione e la morte di Gesù non cancellano la sua testimonianza.
La resurrezione però porta qualcosa in più: compie il messaggio evangelico e coinvolge tutti e tutte. L’annuncio della resurrezione infatti non raggiunge solo i contemporanei di Gesù, ma chiunque ascolti la sua storia, la storia di Dio con l’umanità. E quando la ascoltiamo ci rendiamo conto di farne parte, non come semplici comparse, ma come protagonisti. Questa scoperta, se la facciamo nostra, ci rende liberi e libere. Liberi dalla morte, dalla disperazione, dalla rassegnazione, dalla solitudine, dai giochi di potere, dalla paura, dalla vergogna, dai pregiudizi… liberi di ammettere tutti i limiti nostri e dell’umanità sapendo di essere accolti e rinnovati dall’amore di Dio, sicuri di essere stati creati non per la morte, ma per la vita, convinti che siamo chiamati a testimoniare la certa speranza del nuovo mondo di Dio.

VI SIETE SBAGLIATI
Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora buio, Maria Maddalena andò al sepolcro e vide la pietra tolta dal sepolcro. Allora corse verso Simon Pietro e l’altro discepolo che Gesù amava e disse loro: «Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’abbiano messo». Pietro e l’altro discepolo uscirono dunque e si avviarono al sepolcro. I due correvano assieme, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse primo al sepolcro; e, chinatosi, vide le fasce per terra, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro, e vide le fasce per terra, e il sudario che era stato sul capo di Gesù, non per terra con le fasce, ma piegato in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto per primo al sepolcro, e vide, e credette. Perché non avevano ancora capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti. I discepoli dunque se ne tornarono a casa. (Giovanni 20,1-11)

Si, qualcosa è successo: il cadavere non è più nella tomba… ma non tutto quello che vediamo, sappiamo spiegarcelo; non a tutto quello che vediamo, crediamo.
I discepoli vorrebbero credere e per questo corrono al sepolcro per verificare, loro stessi, l’informazione. Corrono, vedono, uno crede e l’altro registra l’informazione ed entrambi, non capendo, la mettono da parte. Niente cambia: erano a casa e ora tornano a casa.
Anche a noi viene annunciata la resurrezione e anche noi corriamo, ci rechiamo nei tanti sepolcri del nostro mondo, della nostra società, della nostra vita. E i sepolcri sono ancora là, la pietra è tolta, il sepolcro è aperto, guardiamo… e torniamo a casa. Crediamo che qualcosa sia successo, che qualcosa di nuovo sia possibile… ma torniamo a casa.
È troppo poco vedere uno spiraglio di luce di vita inondare il buio della morte? È troppo poco constatare che il macigno che chiudeva il sepolcro è stato spostato eliminando la barriera che separava la vita e la morte? È troppo poco rendersi conto che Dio è signore della vita e il suo amore ha l’ultima parola anche sulla morte? È troppo poco accorgersi che possiamo oltrepassare il confine del sepolcro e collegare quei mondi che ci sembrano a volte così distanti, la vita e la morte, ma anche la gioia e il dolore, la serenità e la sofferenza, la giustizia e il pregiudizio, l’amore e l’egoismo, il cielo e la terra? La pietra è tolta, il cadavere non c’è più, Gesù è resuscitato: tutto cambia…
Eppure con i discepoli corriamo, vediamo, crediamo, non riusciamo a capire e torniamo a casa aspettando, insieme a loro, che accada qualche altra cosa.

DAVVERO?
Or Gesù, essendo risuscitato la mattina del primo giorno della settimana, apparve prima a Maria Maddalena, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a coloro che erano stati con lui, i quali facevano cordoglio e piangevano. Essi, udito che egli viveva ed era stato visto da lei, non lo credettero. Dopo questo, apparve in modo diverso a due di loro che erano in cammino verso i campi; e questi andarono ad annunciarlo agli altri; ma neppure a quelli credettero. (Marco 16,9-13)

È sicuramente facile credere a quello che vediamo e possiamo verificare, mentre, spesso, non osiamo credere quello che speriamo. E quanto è difficile parlare di quello che crediamo se non possiamo dimostrarlo.
Maria e i due discepoli ci provano, ma invano. I discepoli non credono alla parola della donna, ma neanche a quella più autorevole di due di loro, due del gruppo.
La resurrezione non è un’esperienza del nostro mondo. Un uomo torturato, morto su una croce, deposto in un sepolcro, non può essere vivo: dopo la morte e la sepoltura non ci può essere altro che cordoglio e pianto, anche se il sepolcro è aperto, anche se il corpo non c’è più… perché se invece fosse tutto vero… che cosa dovremmo fare? Non dovremmo cambiare il nostro modo di pensare, di agire, di relazionarci?

SI, E’ RISORTO!
Poi Gesù apparve agli undici mentre erano a tavola e li rimproverò della loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che l’avevano visto risuscitato. (Marco 16,14)

Incredulità e durezza di cuore.
Gesù è risorto? L’amore di Dio vince sulla morte? Sono creata per la vita? Dio è signore della storia?
Non ci credo finché non ne vedo le prove. O meglio, credo, perché come ai discepoli, anche a me è stato annunciato, ma finché non ne vedo chiaramente gli effetti nella mia vita, rimango in attesa, a casa, a piangere e fare cordoglio, a lamentarmi e prendermela con Dio che non fa abbastanza per me e per il mio mondo.
Incredulità e durezza di cuore sono strettamente collegate.
Credere la buona notizia della resurrezione di Gesù significa abbattere i muri della nostra cameretta allargando il nostro mondo e collegandolo a quello degli altri e delle altre, entrare nella comunione che Dio crea con noi e fra di noi.
Credere che Gesù è risorto significa riconoscere la presenza di Dio nel nostro mondo, non solo nel mio;
significa distinguere la luce che entra nei sepolcri attorno a noi perché le pietre sono state spostate, e avere il coraggio di entrare per farli diventare luoghi di vita, di amore, di condivisione, di dignità, di speranza;
significa lasciarsi consolare e incoraggiare, perché la testimonianza che abbiamo ricevuto dalle parole e dalle opere di Gesù, adesso è compiuta: Dio ci ha rivelato il suo progetto per l’umanità, un progetto di vita, e non di morte, di speranza e non di rassegnazione, un progetto per tutti e tutte, non solo per qualcuno.
Nei sepolcri si entra, o si viene portati, ma dai sepolcri si esce, si viene portati fuori.
La resurrezione di Gesù non è una notizia da conoscere, ma da vivere e condividere. Dio ha rotolato la pietra del sepolcro perché noi potessimo oltrepassare tutti i confini che ci impauriscono, che ci minacciano, che ci impediscono di vivere bene, di vivere con lui. Questa è la nostra fede e la nostra certa speranza, da vivere e condividere.

E Gesù disse loro: Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. (Marco 16,15)

Gesù è risuscitato.

Amen.

 

INNO 110 – Gloria al Signor in terra e in ciel!

Ivan Furlanis, organista della Chiesa Metodista di Padova

Past. Daniela Santoro