Sermone: Il conforto del battesimo

Nel bel mezzo del continente africano si trova un Paese straordinario. Questo Paese ha una tradizione cristiana molto più antica di tutti i Paesi d’Europa. Simbolo di questo stato è il leone. Tanti Paesi hanno scelto il re degli animali come simbolo, ma il leone di questa nazione è il leone di Giuda. Nel bel mezzo dell’Africa si trova questo Paese che ha le sue radici nella storia ebraica. Camminando su sentieri prodigiosi il leone di Giuda ha raggiunto all’epoca del re Salomone questo paese, l’Etiopia, come vorrebbe un antico racconto leggendario. Comunque, uno dei primi cristiani convertiti viene da questo paese al confine del mondo, come si diceva in quei tempi. Vi vorrei raccontare oggi di quest’uomo speciale. È una storia particolare che ci mostra come l’evangelo superi anche le barriere e le frontiere.

Leggo dagli Atti degli Apostoli, capitolo 8 a partire dal versetto 26

26 Un angelo del Signore parlò a Filippo così: «Alzati, e va’ verso mezzogiorno, sulla via che da Gerusalemme scende a Gaza. Essa è una strada deserta».  27 Egli si alzò e partì. Ed ecco un etiope, eunuco e ministro di Candace, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i tesori di lei, era venuto a Gerusalemme per adorare,  28 e ora stava tornandosene, seduto sul suo carro, leggendo il profeta Isaia.  29 Lo Spirito disse a Filippo: «Avvicìnati, e raggiungi quel carro».  30 Filippo accorse, udì che quell’uomo leggeva il profeta Isaia, e gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?»  31 Quegli rispose: «E come potrei, se nessuno mi guida?» E invitò Filippo a salire e a sedersi accanto a lui.  32 Or il passo della Scrittura che egli leggeva era questo: «Egli è stato condotto al macello come una pecora; e come un agnello che è muto davanti a colui che lo tosa, così egli non ha aperto la bocca.  33 Nella sua umiliazione egli fu sottratto al giudizio. Chi potrà descrivere la sua generazione? Poiché la sua vita è stata tolta dalla terra».  34 L’eunuco, rivolto a Filippo, gli disse: «Di chi, ti prego, dice questo il profeta? Di sé stesso, oppure di un altro?»  35 Allora Filippo prese a parlare e, cominciando da questo passo della Scrittura, gli comunicò il lieto messaggio di Gesù.  36 Strada facendo, giunsero a un luogo dove c’era dell’acqua. E l’eunuco disse: «Ecco dell’acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?»  37 Filippo disse: «Se tu credi con tutto il cuore, è possibile». L’eunuco rispose: «Io credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio».  38 Fece fermare il carro, e discesero tutti e due nell’acqua, Filippo e l’eunuco; e Filippo lo battezzò.  39 Quando uscirono dall’acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo; e l’eunuco, continuando il suo viaggio tutto allegro, non lo vide più.

Da questo Paese straniero e così lontano veniva il ministro delle finanze a Gerusalemme. Perché, che cosa voleva lì? Era venuto a Gerusalemme per adorare, così sta scritto. Mi chiedo: perché proprio lì? Che cosa ha cercato al tempio di Gerusalemme? È stato forse in ricerca delle sue origini di fede? O è forse stato mandato con un incarico specifico dalla sua regina verso Gerusalemme? Non lo sappiamo. Una cosa è invece chiara: quest’uomo si doveva sentire uno straniero a Gerusalemme; straniero non solo per il colore della sua pelle, ma anche per il suo stato. Non era solo ministro, ma anche eunuco. Quest’uomo è stato castrato com’erano tutti i ministri dello stato all’epoca. La castrazione evitava che loro potessero assumere il potere a favore delle loro famiglie. Per di più, a capo dello stato d’Etiopia, vi era una regina. Chi voleva essere uno dei suoi consiglieri doveva per forza essere una donna o eunuco. Così si evitavano dei figli non legittimi nella famiglia regale.

Ma questo ministro aveva un grande problema a Gerusalemme, perché nessun uomo castrato può diventare ebreo. E pongo ancora una volta la domanda: Che cosa voleva quest’uomo a Gerusalemme? Aveva soldi, aveva in mano una parte del potere di un paese ricco. Adesso è stato a Gerusalemme, nella città santa, nel centro della fede. Ha visto la casa di Dio ma non poteva entrarci, poteva accedere solo al cortile delle donne. A Gerusalemme doveva aver capito che lui non avrebbe mai fatto parte di questa religione.

Quest’uomo, sicuramente ricco, si era comprato un manoscritto del profeta Isaia. Doveva essere costato un piccolo patrimonio. Poteva leggere la scrittura ebraica, vuol dire che era molto intelligente, ma comunque ciò che leggeva rimaneva estraneo e incomprensibile, come tante cose durante il suo viaggio. In questo stato ritornava nella sua patria. Mi posso immaginare che durante questo ritorno si è posto la domanda dove sia la sua patria, in quale luogo lui sia davvero a casa. Così prendeva la strada da Gerusalemme verso Gaza. E l’unica cosa che la Bibbia ci dice di questa strada è che essa è una strada deserta.

Questo ministro etiope è una figura scintillante, ma anche Filippo, l’uomo che lo incontra adesso non è una persona qualsiasi.  – Ci possiamo chiedere: che cosa fa Filippo su questa strada verso sud? Che cosa cerca lì? Filippo non cerca niente. Non c’è niente lì. È una strada nel bel mezzo del niente. Non c’è un tempio, né una città, né un paese, solo strada.

La Bibbia ci dice che lo Spirito di Dio ha portato Filippo su questa strada. Trovo questo un pensiero affascinante. Perché ci dice che Filippo è stato disposto a sentire quello che Dio gli diceva e ad andare nel deserto.

Per noi questo significa riflettere sul fatto che, se ci vogliamo lasciare usare da Dio come Filippo, dobbiamo prima di tutto tacere e sentire quello che egli ci dice, e poi mettere ciò che sentiamo davvero in pratica, anche un ordine così assurdo come andare nel deserto. Filippo ha sentito la voce dell’angelo: Alzati, e va’ verso mezzogiorno. Non conosce neanche la meta, ma ha ricevuto un ordine e lo segue.

Poi ci viene raccontato l’incontro di questi due uomini.

Filippo entra nel carro dell’etiope. S’incontrano su uno stesso livello. Sarebbe stato facile per Filippo mettersi al di sopra di questo principiante nella fede, ma non lo fa. Filippo sa bene che nelle questioni della vita eterna siamo tutti in qualche modo dei principianti. Non esistono degli specialisti.

E Filippo non inizia a parlare e a spiegare, ma inizia ascoltando, si lascia porre delle domande. Il ministro gli legge il passo del profeta Isaia, dove sta scritto: «Egli è stato condotto al macello come una pecora; e come un agnello che è muto davanti a colui che lo tosa, così egli non ha aperto la bocca.  33 Nella sua umiliazione egli fu sottratto al giudizio. Chi potrà descrivere la sua generazione? Poiché la sua vita è stata tolta dalla terra». E poi chiede l’etiope: «Di chi, ti prego, dice questo il profeta? Di sé stesso, oppure di un altro?» È una bellissima domanda. Già questo fa vedere che il ministro si è confrontato tanto con la parola di Dio.

A questo punto Filippo inizia a parlare e spiega il vangelo di Gesù Cristo. Ma come? Sarebbe bello sapere esattamente le parole usate da Filippo, così che anche noi potessimo usarle, ma queste parole non sono riportate. Direi che dev’essere proprio così. Se vogliamo dire l’evangelo così che venga proprio sentito dobbiamo usare le nostre parole, dobbiamo per forza raccontare la nostra storia, non possiamo prendere le parole di qualcun altro. – Filippo ha spiegato che cosa lui stesso ha vissuto con Gesù Cristo. Certo questo ministro legge la Bibbia, ma le parole della Scrittura parlano tramite Filippo. E il vangelo diventa così vivo che il ministro chiede di essere battezzato, vuole veramente essere parte della famiglia di Dio. Filippo lo battezza subito lì, dove sono. E in teoria potremo terminare a questo punto il racconto.

Ma non finisce così. Lo Spirito di Dio agisce ancora una volta. Prima ha riunito due estranei, adesso divide due persone che sono diventati fratelli in Cristo. Con molta probabilità loro due non si vedranno mai più nella loro vita. Ci possiamo chiedere se questo fa bene, o se sarebbe stato meglio per quest’etiope avere qualcuno al suo fianco che lo poteva seguire, almeno ancora per un po’ di tempo. Non per niente noi oggi facciamo prima di un battesimo due anni di catechismo nei quali si possono chiarire tante domande. Il ministro aveva forse due ore di catechesi prima di essere battezzato. Basta questo?

Ovviamente sì. Filippo ha avuto fiducia che il buon seme che ha messo in questa persona si potesse sviluppare. Aveva fiducia che la benedizione di Dio e il potere del battesimo potessero agire in quest’uomo, senza che nessuno da fuori potesse fare qualcosa di più.

Una piccola frase ci dice come va oltre: l’eunuco, continuava il suo viaggio tutto allegro. Doveva affrontare un lungo viaggio, qualcosa tra due e tremila chilometri doveva fare. Ma indipendentemente da ciò che poteva incontrare su questa strada, aveva una nuova stabilità. Quest’uomo non ha preso la strada verso la sua patria, forse non è mai stata una vera patria per lui, ma aveva trovato un vero padre che gli ha dato patria nel regno di Gesù Cristo.

Questo è qualcosa che auguro a tutti noi oggi, che possiamo dire di aver trovato patria da Gesù e che possiamo intraprendere il cammino della nostra vita con allegria insieme con lui.

Amen

Ulrike Jourdan