Sermone: Il regno di Dio
Cercate prima il regno e la giustizia di Dio Mt6,33 – ma dove? E quando so di averli trovati? Non è facile descrivere il regno di Dio. È molto più facile, invece, elencare dove non c’è. Lì dove manca la giustizia, dove regnano odio e paura, dove gli essere umani sono oppressi. E nei luoghi della fame, della miseria e della persecuzione? C’è lì il regno di Dio? Che cosa ci direbbero le persone che vengono da questi luoghi, penso adesso in particolare ai cristiani che sono perseguitati a causa della loro fede e si rifugiano da noi nella speranza di trovare una vita migliore in un paese cristiano. Da loro possiamo ascoltare dei racconti di persecuzioni evidenti, violente, che talvolta assumono anche forme più subdole ma altrettanto dolorose. Ho sentito un’intervista nella quale un uomo raccontava con le lacrime negli occhi: ‘Sono morto per mia madre quando sono diventato cristiano’. Forse queste reazioni da parte dei famigliari mi colpiscono ancora più profondamente di quanto non lo facciano i racconti delle violenze fisiche, anche se chiaramente non vorrei vivere neanche queste.
Com’è con il regno di Dio? Si può trovare qualcosa del regno di Dio anche nella miseria, nella persecuzione, nella guerra? Non è piuttosto qualcos’altro questo regno di Dio, un concetto che possiamo trovare nell’aldilà? Qualcosa per il quale è responsabile Dio, appunto? Tante domande e poche risposte. Domande che anche le persone ai tempi di Gesù già avevano. E il testo di oggi ci racconta un episodio in cui dei farisei si avvicinano per chiedere a Gesù del regno di Dio. Leggo dal vangelo di Luca nel capitolo 17, i versetti da 20-24 . 30
20 Interrogato poi dai farisei sul quando verrebbe il regno di Dio, rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi; né si dirà: 21 “Eccolo qui”, o “eccolo là”; perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi». 22 Disse pure ai suoi discepoli: «Verranno giorni che desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, e non lo vedrete. 23 E vi si dirà: “Eccolo là”, o “eccolo qui”. Non andate, e non li seguite; 24 perché com’è il lampo che balenando risplende da una estremità all’altra del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno.
30 Lo stesso avverrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo sarà manifestato.
Vi sembra di sapere qualcosa di più adesso? Gesù non ci offre una risposta chiara, anzi dà una spiegazione diversa ai farisei rispetto a quella che offre dopo ai discepoli. L’unico punto in comune è questo: Se uno dice: “Eccolo qui”, o “eccolo là” possiamo essere abbastanza sicuri che proprio lì non è. – Diciamo che quest’affermazione di Gesù non rende le cose più facili per noi. Sarebbe meglio non parlare neanche del regno di Dio e non porre neanche la domanda su dove si trovi.
Proviamo a fare un passo indietro per guardare la situazione degli uomini che hanno interrogato Gesù. C’erano in primis i farisei che hanno posto la domanda e poi i discepoli con i quali Gesù parla dopo; e certamente dobbiamo pensare anche alla comunità per la quale Luca scrive il suo vangelo.
Iniziamo con i farisei. Loro erano le classiche persone pie con una forte convinzione che Dio si mostrerà un giorno al suo popolo in tutta la sua gloria e maestà. Questo implicava concretamente che avrebbe dovuto prendere in mano il potere, combattere i pagani, dare il regno in mano ad Israele e costruire un regno di pace perfetta su tutta la terra. Così s’immaginavano i farisei il regno di Dio. Ed erano anche convinti che servisse il loro impegno, la loro fede, le loro azioni pie per costruire questo regno; addirittura non solo la loro vita pia, ma anche quella di tutto il popolo. Loro erano convinti, e gli ebrei ortodossi lo sono fino ad oggi, che servisse solo un giorno nel quale tutti gli ebrei si attenessero alle leggi e poi sarebbe potuto iniziare il regno di Dio e trionfare la gloria celeste. – I farisei all’epoca di Gesù vedevano tanti segni che indicavano che questo regno sarebbe venuto presto, forse ancora durante la loro vita. E poi arriva questo predicatore che passa da una città all’altra, che cura i malati e aiuta le persone a trovare uno nuovo sguardo su Dio. Già un altro aveva iniziato un movimento di pentimento, Giovanni il Battista. Tutto ciò si mescolava con quei segnali politici che facevano pensare a un cambiamento, a qualcosa di speciale, qualcosa di grande. E i farisei pensavano: se quel Gesù sa così tanto, forse ci può aiutare. Così: Gesù quando viene il regno di Dio, tu che ne dici? Lo sai?
La risposta è irritante: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare gli sguardi; né si dirà: “Eccolo qui”, o “eccolo là”; perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi». Così, che cosa ne è del regno di Dio? Non funziona la logica di Gesù. O quel regno viene con chiarezza, così lo possiamo vedere e guardare, o è già in mezzo a noi, e così dovremmo saperlo, o no? Dovrebbe essere percepibile questo regno di Dio. Non è che si può passare accanto senza avvertirlo?
Ai discepoli viene data in seguito ancora un’ulteriore spiegazione da parte di Gesù. Egli dice: Verranno giorni che desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, e non lo vedrete. E vi si dirà: “Eccolo là”, o “eccolo qui”. Non andate, e non li seguite. Direi che questa affermazione potrebbero sottoscriverla tanti cristiani che hanno vissuto la persecuzione, che vorrebbero vedere una fine anche se dovesse durare un solo giorno, ma avere semplicemente un breve momento di luce, un barlume di speranza nella vita oscura. – Di solito cerco di trovare sempre un aggancio alla nostra realtà, alle persone tra di noi che non vedono più speranza e che hanno desiderio di una vita diversa da quella che sperimentano. Ma oggi non voglio fare questo aggancio. Per questo stiamo troppo bene, non voglio parlarvi di un malessere interiore mentre ogni giorno arrivano da noi persone che scappano dall’inferno. Sarebbe ridicolo paragonarci a loro. Anche nei primi tempi del movimento cristiano abbiamo testimonianza di persecuzioni. Centinaia, migliaia di persone che credevano in questa nuova religione cristiana sono state perseguitate e ammazzate per la loro fede. Talvolta mi chiedo se io sarei pronta a morire per la mia fede. Mi chiedo che cosa dovrebbe succedere perché io dica: non posso più stare zitta, devo aprire la bocca proprio a motivo della mia fede. Esistono abbastanza aspetti nella nostra società rispetto ai quali sappiamo che non stanno bene in sintonia con il regno di Dio.
Possono essere temi banali come la legge del sabato. Negli ultimi anni è diventato totalmente normale che i negozi siano aperti anche la domenica. Nessuno fa più una piega e nessuno pensa alle persone che devono lavorare invece di poter stare con le loro famiglie. Anzi diciamo ancora che possono essere contenti di avere lavoro. La legge del sabato è molto chiara, lo sappiamo…
O prendiamo un altro tema, la salvaguardia del creato. Sappiamo che Dio ci ha dato il compito di custodire questo pianeta. La nostra chiesa fa delle dichiarazioni su come questa custodia possa realizzarsi, abbiamo avuto il culto ecumenico per la salvaguardia del creato. Ma quando viene la domanda pratica se usare dei piatti, dei bicchieri di plastica o se qualcuno si mette a lavare piatti di porcellana, la decisione è presto presa…
O parliamo di vestiti che costano così poco che è chiaro che possono solo essere cuciti da bambini in Bangladesh, ma tutti quanti vogliamo risparmiare e chiudiamo gli occhi e la mente di fronte a queste storie tristi.
Ci sono tanti temi con i quali ci confrontiamo ogni giorno. Ambiti nei quali sappiamo intuitivamente che Dio avrebbe qualcosa da dire, che sono contrario al progetto del suo regno e noi… siamo disposti ad alzare la nostra voce, siamo disposti a cambiare la nostra pigrizia, siamo disposti ad andare contro corrente?
O preferiamo dire: non posso combattere per tutto, ma se dovesse trattarsi una volta davvero della mia fede, lì ci sarò.
Non voglio presentarmi come una specie di “super-woman” della fede, neanch’io riesco sempre a prendere le decisioni giuste. Talvolta non posso, talvolta non voglio, talvolta mi manca il tempo, o il denaro o semplicemente la voglia per fare ciò che sarebbe giusto. Ma rimane la domanda: se in così tanti Paesi di questo mondo ci sono persone che sono pronte ad affrontare per la loro fede le persecuzioni e la morte, che cosa sono disposta io ad affrontare per la mia fede?
Le persone dell’epoca di Gesù per le quali Luca ha scritto il suo vangelo, conoscevano bene il costo della loro fede, e per loro era già lunga e difficile l’attesa del ritorno del messia. Avevano già sperimentato le prime delusioni. Volevano vedere Gesù così come l’avevano visto i discepoli. Devo dire che questo è un desiderio che condivido. Ma comunque dovevano accettare il pensiero che forse loro stessi non potessero più vedere il ritorno di Gesù. Questa cosiddetta ‘attesa del ritorno’ diventava sempre meno consistente. Nella loro situazione hanno sentito le parole di Gesù sicuramente come un incoraggiamento: del regno di Dio non è che si possa dire Eccolo qui”, o “eccolo là”; perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi. Il regno di Dio si rispecchia nella comunità, nella chiesa. Il regno di Dio viene costruito oggi e qui su questa terra da persone che vivono così come Dio se lo immagina. I credenti dell’epoca e anche noi oggi siamo rincuorati a scoprire e costruire il regno di Dio nel qui e oggi. Questo funziona, come con ogni altra costruzione, non tutto in una volta, ma passo per passo, pietra per pietra.
Chi sta da solo davanti ad una costruzione completa solo a metà si dirà forse: che senso ha andare oltre con la costruzione? Che senso ha voler cambiare qualcosa in questo mondo? Che potrò mai fare io? Chi vuole sentire ciò che ho da dire? – Ma non siamo da soli. Siamo una comunità e non solo una. Costituiamo il corpo di Cristo in questo mondo. Diamo come cristiani, a Dio un volto in questo mondo. Talvolta succederà che in un colpo solo sappiamo che è Dio che agisce. Talvolta sarà solo la certezza che le parole di Gesù sono vere e che non devo andare da sinistra a destra per scoprire il regno di Dio, ma piuttosto è Dio stesso presente in questo mondo e mi coinvolge nel suo regno d’amore.
I farisei si sono immaginati il regno di Dio diversamente rispetto ai discepoli di Gesù o la chiesa di Luca e nuovamente in modo diverso se lo immaginano le persone che fuggono dalla Siria, dall’Iraq o dalla Nigeria – e anche noi abbiamo nuovamente un altro sguardo su questo regno. Ma una cosa rimane fermo per tutti: Dio vuole costruire il suo regno, su questa terra, tramite esseri umani, tramite noi. Possiamo sperimentare questo regno che si fa sentire tra domande e problemi, ma sempre di nuovo, in mezzo a noi, nel qui e oggi.
Amen
Ulrike Jourdan