Sermone: Il tesoro in vasi di terra

La scorsa settimana abbiamo parlato di Paolo e delle sue scoperte nella fede. Oggi vorrei riprendere questa figura di Saulo / Paolo. E forse qualcuno di voi si domanda: perché due nomi? Si chiama Saulo o Paolo? – Tutti e due sono giusti. Sono i nomi prima e dopo la sua conversione. Questa conversione è stata così importante e ha significato un cambiamento talmente grande che ha portato con sé anche un nuovo nome.

Saulo è un ebreo cresciuto in ambito ellenistico. Conosce bene tutte e due le realtà. È un uomo molto intelligente con un’ottima preparazione teologica. Uno che vuole combattere per la sua fede e così va e si prende una lettera scritta che autorizza l’arresto dei pericolosi cristiani. Per Saulo è una bestemmia che loro predichino che Dio sarebbe morto sulla croce, la morte più scandalosa che si conosceva nell’antichità. Saulo è convinto di servire e lodare Dio con la sua azione.

Vi ho già detto diverse volte che a me non piacciono i toni di quest’ultimo periodo per quanto riguarda il dibattito sulla libertà religiosa. Sento dire troppo spesso che dobbiamo combattere per la nostra identità, per la nostra cultura, per la nostra tradizione. – Mi piace la mia identità, la mia cultura e tradizione, ma non sono disposta a combattere se questo vuol dire togliere qualcosa a qualcun altro. In questi giorni è stata discussa a Venezia una nuova proposta di legge relativa ai locali di culto, secondo il modello della Lombardia. Per come lo capisco io questa legge ha un solo scopo: tenere a bada i musulmani che alla fine non avranno più dei luoghi dove si possono incontrare ufficialmente. Adesso ditemi voi: è questo un combattimento PER o CONTRO qualcosa?

Saulo ha cercato di combattere contro. Di sterminare tutto ciò che non era conforme alle sue idee personali e con questa rabbia in corpo cavalca verso Damasco. Il suo cuore e il suo sguardo sono rabbuiati, ma senza preavviso incontra la luce dal cielo. Cade su terra, il suo orgoglio e la sua superbia si frantumano. Sente la voce: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?» 5 Egli domandò: «Chi sei, Signore?» E il Signore: «Io sono Gesù, che tu perseguiti. Atti 9,4+5

Saulo – Paolo. Uno che pensava di combattere in nome della fede incontra Dio. La luce dal cielo ha cambiato la sua vita totalmente. Non una qualsiasi luce, ma la luce del mondo – Gesù Cristo. A partire da quest’evento Paolo è illuminato, pieno di luce divina.

Di questo tesoro scrive anche alla chiesa di Corinto. Leggo dal 4 capitolo della 2a lettera ai Corinzi, i versetti 6-10

6 perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo. 7 Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi. 8 Noi siamo tribolati in ogni maniera, ma non ridotti all’estremo; perplessi, ma non disperati; 9 perseguitati, ma non abbandonati; atterrati ma non uccisi; 10 portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo;

Non è stata una via facile quella intrapresa da Paolo. Seguiva la luce che aveva visto, ma non è che magicamente tutto funzionasse. E neanche le chiese che fondava erano sempre contente e d’accordo con lui. Gli davano un bel filo da torcere, in prima fila i Corinzi ai quali Paolo scrive la cosiddetta lettere delle lacrime. Perché i membri di chiesa l’hanno offeso e questo fa male, anche a uno come Paolo. Ma Paolo è abbastanza cresciuto nella fede per non tirarsi in dietro. Non sparisce quando viene offeso ma lo dice, cerca il confronto.

Che cosa avevano da ridire i Corinzi ai quali non andava bene come pastore, neanche un Paolo? – Il contenitore del grande tesoro non gli piaceva. Il vaso di terra non gli sembrava adeguato per la luce del mondo. La persona di Paolo non era abbastanza sana e bella e convincente per predicare le parole eterne. C’erano altri che sapevano presentarsi meglio. Paolo invece si mostrava fragile. Lui stesso dice che porta una spina nella carne. Ha una qualche malattia che gli pesa. – E poi aveva perso tutto quello zelo nutrito di rabbia che l’aveva spinto alla persecuzione di quanti avessero altre opinioni. Aveva acquisito nella sua conversione un altro sguardo per il mondo e gli uomini. Riusciva a vedere con gli occhi misericordiosi di Dio. – Ma si può fare bella figura con la misericordia?

Paolo è consapevole del suo stato fragile. Sa bene di non essere perfetto, anzi sa di avere gravi difetti, ma li accetta. – Avete colto che cosa succede qui. Dio sceglie come custodia per la sua luce, per il grande tesoro un vaso di coccio. Dio sceglie un contenitore né troppo bello, né troppo stabile. Dio sceglie un essere umano con tutti i difetti che noi esseri umani abbiamo. Addirittura sceglie una persona che afferma già di avere una spina nella carne. È un vaso che ha già una crepa, ma Dio lo sceglie.

Questo è il messaggio che ha dato forza a Paolo. Dio mi ha scelto anche se io non sarei adatto, mi ha scelto comunque. Dio vuole depositare la sua luce, la sua vicinanza, il suo Spirito santo dentro di me, anche e proprio perché non sono adatto. È Dio che agisce, non io. È Dio che tiene insieme questo fragile vaso di terra. Non sono io.

E proprio perché Dio ha agito in Paolo e l’ha scelto, proprio per questo motivo Paolo può reggere anche le offese da parte dei Corinzi perché sa che il suo valore non dipende da questo scadente corpo che si deve portare dietro. Non è il vaso che determina il valore del contenuto, ma il tesoro al suo interno.

Paolo si può sentire benedetto e stimato perché porta il grande tesoro della presenza di Dio in sé. Non è lui che deve custodire quel tesoro, ma è Dio che tiene insieme il vaso fragile che già mostra delle crepe.

Questa è la forza del vangelo, il grande tesoro che non solo Paolo ma ognuno che vive in sintonia con Cristo porta nel suo cuore. La nostra vita è illuminata nel bel mezzo di tutto ciò che non va. Tra il buio quotidiano, tra l’odio e lo stento brilla la luce divina.

Pensando a queste cose mi è venuto in mente Dietrich Bonhoeffer. Quel teologo tedesco che durante il periodo del nazismo non accettò di tacere, che faceva brillare la luce divina nel bel mezzo dell’odio e della violenza, che diceva ciò che secondo lui c’era da dire. La vita di Bonhoeffer, vista da fuori non sembra aver avuto successo. È finito in carcere, lontano dalla famiglia e da tutti gli amici e alla fine è morto da solo. Il suo vaso di terra è stato distrutto con facilità.

Perché ci ricordiamo ancora oggi di Bonhoeffer? Perché lui era consapevole del tesoro che portava dentro di sé. E così scriveva il suo credo:

Io credo

Che Dio può e vuole far nascere il bene da ogni cosa,

anche dalla più malvagia.

Per questo egli ha bisogno di uomini

che sappiano servirsi di ogni cosa per il fine migliore.

 

Io credo

che in ogni situazione critica

Dio vuole darci tanta capacità di resistenza

quanta ci è necessaria.

Ma non ce la dà in anticipo,

affinché non facciamo affidamento su noi stessi,

ma su di Lui soltanto.

In questa fede dovrebbe esser vinta ogni paura del futuro.

 

Io credo

che neppure i nostri errori e i nostri sbagli sono inutili,

e che a Dio non è più difficile venirne a capo,

di quanto non lo sia con le nostre supposte buone azioni.

Sono certo che Dio non è un fato atemporale,

anzi credo che Egli attende preghiere sincere e azioni responsabili

e che ad esse risponde.

 

Bonhoeffer è morto nel campo di concentramento di Flossenburg il 9 aprile 1945, pochi giorni prima della caduta del nazismo. Il vaso di terra è stato rotto, ma la luce di Cristo risplende. Il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo.

Gesù Cristo è la risposta di Dio al potere delle tenebre in questo mondo. Gesù Cristo il sofferente, il crocifisso e il risorto ha vinto questo potere. Questo possiamo testimoniare, noi che siamo come Paolo o come Bonhoeffer nulla più di vasi di terra. Contenitori semplici, fragili, minacciati dalla fragilità.

Le tenebre di questo mondo e della nostra vita diventano chiare nella luce di Gesù Cristo. Questa luce risplende anche oggi nel nostro mondo perché fino ad oggi esistono persone che la portano nel mondo sapendo che loro sono solo fragili vasi di terra. È Dio che vuole che la sua luce giunga al mondo. Lui ama questo mondo, ama gli esseri umani, vuole che il suo chiarore porti via l’odio e la paura. Per questo siamo incaricati di fare splendere questa luce fra le tenebre.

La gloria del Signore si fa vedere tra lo stento e la debolezza. La trasformazione del mondo e degli uomini in Cristo accade in mezzo a noi. Oggi, domani e ogni giorno. Amen

Ulrike Jourdan