Non abbiamo visto e non abbiamo capito
Nel fiume di informazioni, commenti e fake news sulla situazione in Ucraina, rischiamo di perdere di vista alcuni fatti essenziali
Il primo è che la Russia ha aggredito l’Ucraina con un massiccio attacco militare che ha pochi precedenti nella storia recente. Putin ha mobilitato oltre 150.000 soldati che hanno aperto vari fronti e puntato sulla capitale Kiev.
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Il secondo fatto è che l’Ucraina è un paese sovrano, con pieno diritto all’autodeterminazione e alla sicurezza dei suoi confini.
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Il terzo fatto è che l’Occidente non ha capito la portata degli eventi. Le mosse di Putin erano annunciate da tempo, almeno dal 2014 quando, senza che si registrassero particolari reazioni, il presidente annesse la Crimea alla Russia.
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Di fronte a questi fatti, è giusto e doveroso che il mondo chieda la pace. Ma la pace non è e non può significare la resa dell’Ucraina, la sua cancellazione dalla mappa degli stati sovrani o la sua riduzione a provincia del nuovo impero putiniano. La pace cammina insieme alla giustizia, alla democrazia e ai diritti umani. Noi che chiediamo pace e preghiamo per essa non possiamo sottrarci alla responsabilità di distinguere tra aggressore ed aggredito. I governanti ucraini non sono dei santi ed anche loro hanno delle evidenti mire geopolitiche, per quanto inattuali come l’adesione all’Unione europea o azzardate e destabilizzanti come l’avvicinamento alla Nato. Il nazionalismo ucraino non ha voluto considerare un’altra strada, più realistica e sostenibile come quella della neutralità “alla finlandese”. Ma di fronte all’attacco queste sono speculazioni inattuali: oggi il tema centrale è il diritto degli ucraini a difendere la loro sovranità e il dovere dell’Occidente di sostenerlo. E di accogliere le migliaia di profughi che già si ammassano in Polonia e in altri paesi.
Anche chi di noi ha pensato che la guerra campale e di occupazione appartenesse a un mondo finito nel 1945 e che la fine della guerra fredda avrebbe generato un nuovo ordine mondiale di pace e prosperità. Non abbiamo visto e non abbiamo capito. E anche per noi è tempo di confessione di peccato.