In ascolto: QUANDO PENSO ALLA CHIESA …

Quando penso alla chiesa, la vorrei diversa da come è: attraente, invitante, convincente, militante, probabilmente varia e universale, intima e pubblica, ricca e nutriente, povera e verace, sorprendente e solida.

Insomma, Dio mio, vorrei che la tua chiesa, che è la nostra chiesa mi offrisse tutto ciò che io non le offro.

Tu la conosci bene, certamente meglio di me, questa chiesa che a volte fuma appena, come una
candela consumata.

Tu sai che è troppo piccola per la tua grandezza e troppo grande per la nostra
piccolezza, una chiesa amata male e quindi poco affettuosa, una chiesa la cui fedeltà diventa ripetitiva e l’infedeltà abituale, una chiesa che si accontenta delle belle parole e che contribuisce a rattristare la vita con sentimenti buoni quanto inutili e con accuse scoraggianti.

Allora, Dio mio, fa’ che io la smetta di criticare la chiesa, per sentirmi dispensato dall’impegnarmici.

Fa’ che la smetta di sbirciare i suoi difetti dal buco della serratura per sentirmi autorizzato a non varcare la sua porta.

Fa’ che io abbandoni il banco degli spettatori e dei beffeggiatori per sedermi al banco degli attori e dei celebranti.

Poiché solo in questo modo potrò smettere di guardare con distanza alla tua chiesa, che è la nostra chiesa, per imparare a viverci insieme agli altri.

Questa chiesa tu la convochi e la raduni giorno dopo giorno, come il pastore recupera senza sosta la pecora che zoppica e che rimane indietro, come la rammendatrice riprende continuamente le maglie che si sfilano e si strappano.

Tuo figlio è il capo di un corpo dalle membra disgiunte. E’ il primo nato da una famiglia di figli separati.

E’ la pietra angolare di una casa incompiuta.

Eppure tu sei attaccato proprio alla chiesa e non soltanto agli individui dove ognuno preferisce se stesso agli altri.

Poiché tu sei legato all’umanità intera e non solo ai membri di un club. La tua
chiesa è dunque il segno visibile del tuo disegno complessivo.

Io esito a definire questa chiesa mia madre, perché non mi ha generato, ma l’ho incontrata.

Esito a chiamarla sorella perché non siamo legati dall’oscurità del sangue, ma dalla libertà dello spirito.

Ma voglio definirla la mia famiglia, perché le sono legato nel bene e nel male.

E’ la mia nuova famiglia, di cui tu sei l’iniziatore, tuo Figlio il liberatore e il tuo Spirito l’unificatore.

Amen

André Dumas (1918‐1996) Pastore e teologo della Chiesa Riformata di Francia