Sermone: IL POPOLO DEL LIBRO

Salmo 1 (BIR)

1 Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio dei malvagi, non si ferma sulla strada dei trasgressori e non si siede nel consesso degli schernitori, 2 al contrario, il suo piacere è nella legge di Yhwh e sulla sua legge rimugina giorno e notte. 3 Sarà come albero trapiantato presso canali d’acqua, che dà frutto a suo tempo, il cui fogliame non appassisce e tutto ciò che fa gli riesce. 4 Non così sono i malvagi, anzi, sono come pula che il vento sospinge. 5 Perciò i malvagi non potranno resistere nel giudizio, né i trasgressori nell’assemblea dei giusti. 6 Infatti Yhwh conosce la via dei giusti, ma la via dei malvagi si perderà.

Care sorelle e cari fratelli,

Sono ormai passati quasi cinquecento anni da quando Lutero a Worms pronunciò la famosa frase: Hier stehe ich, qui io sto fermo, per affermare che era irremovibile nel suo intento di seguire la Scrittura come unica regola della sua fede. Davanti a lui da una parte stava il consiglio degli opportunisti che circondava l’imperatore, e dall’altra la Parola di Dio. Lutero scelse con chiarezza, e così fecero dopo di lui e dietro a lui diversi principi di varie nazionalità, intellettuali di ogni ambito, uomini e donne di ogni estrazione sociale. Di fronte alla minaccia delle armi rivolta a chi voleva seguire la via del Signore, di fronte agli schernitori di professione che gettavano fango su chiunque osasse opporsi al potere del papa e dell’imperatore, queste persone hanno fatto una scelta, pagandola sovente molto cara.

Una situazione simile viene prospettata dal Salmo 1. Il lettore, infatti, viene posto di fronte ad un’alternativa radicale. Da una parte stanno gli empi, gli schernitori, quelli che sono, è vero, come pula che il vento disperde, ma che ai nostri occhi appaiono sovente potenti e vittoriosi; dall’altra sta chi rimugina la Scrittura, la torah di Dio. Noi con chi stiamo? Dietro a noi stanno generazioni di uomini e di donne che questa scelta l’hanno fatta, costruendo quella storia che ci piace tanto ricordare, celebrare, ma un po’ meno vivere nel nostro quotidiano. E noi?

Chi sceglie la via della Scrittura viene detto beato, e chi è beato è anche salvato agli occhi di Dio, sta in piedi saldo davanti al Suo giudizio. Ma non solo. Noi tendiamo a proiettare nel futuro escatologico questa beatitudine, il salmista ce la riporta al presente, non solo perché il giudizio di Dio è un giudizio quotidiano, ma anche perché la sua dimensione esistenziale è orientata principalmente al presente. Chi evita malvagi, trasgressori e schernitori, e trova il suo piacere nella parola di Dio e su essa medita, si china a leggerla e a rileggerla, (l’immagine del Salmo ci richiama una persona che legge e rilegge, mormorando alle sue stesse orecchie questo insegnamento), questi è come un albero piantato vicino all’acqua che vive la sua vita rispettandone l’armonia, i tempi, le fasi, vivendo la sicurezza interiore del credente, di colui che vive la sua vita sapendo che le sue scelte sono accompagnate da quella Parola che sola può condurci sul retto sentiero. Vive, insomma, la solidità di chi nel suo proprio tempo sa che cosa deve fare e quando. Per questo ha successo e produce frutto abbondante.

Degli avversari, invece, viene evidenziata l’instabilità, la fugacità, la debolezza. Quando arriva il vento l’albero rimane stabile, mentre loro sono portati in giro senza pietà, senza potersi ancorare a nessuna radice. Mentre chi si affida alla torah di Dio rimane saldo di fronte al giudizio di Dio e della storia, chi si affida alle mode del momento, alle tentazioni di questo mondo, sparirà nel nulla e, se verrà ricordato, sarà solo per il male che ha fatto.

Questa scelta di fondo, naturalmente, si ripropone a noi come credenti e come chiesa ogni giorno e non solo nei momenti cruciali della storia. Forse nessuno di noi viene chiamato a comparire di fronte all’imperatore o al papa re, ma gli empi, i trasgressori, gli schernitori sono sempre lì. L’Italia è un paese divorato dalla corruzione, a tutti i livelli: che cosa scegliamo di fronte alla tentazione? Nel tempo del “volemose bene” e in cui tutto sembra essere uguale, noi siamo capaci di dire che la Parola di Dio è diversa e può fare la differenza nel piccolo della nostra quotidianità? In un tempo di totale assenza di un pensiero alternativo di opposizione che difenda la dignità delle persone, dei lavoratori, dei più deboli della nostra società, sappiamo noi dire una parola meditata, rimuginata e non superficiale, una parola di conforto e di speranza, per non dire di giustizia? In ogni scelta della vita quotidiana si cela la contrapposizione evocata dal salmista. Senza per forza diventare paranoici o moralisti, la sappiamo riconoscere senza cadere nella trappola del tentatore?

Di fronte alla scelta, il salmista ci dice chiaramente che l’unico modo che abbiamo per sapere dove stiamo andando e se stiamo facendo davvero la scelta giusta è leggere ogni giorno la Parola del Signore, lasciarci interrogare da essa e dalla sua sapienza antica, lasciarci sconvolgere dall’annuncio dell’evangelo… Anni fa al tempo della crisi degli ospedali il pastore G. Tourn invitò la chiesa a chiudersi nella caverna di Elia a riflettere. Ma, quando ci siamo entrati nella caverna, non è che abbiamo dimenticato fuori la Bibbia? Questo, infatti, è il dato più duro con cui noi valdesi e metodisti del 2017 dobbiamo fare i conti: noi non siamo più il popolo del Libro. Agli studi biblici vengono solo pochi eletti, la maggior parte dei membri di chiesa, quando va bene, si accontenta di ascoltare il culto. Quanti davvero hanno la Scrittura come bussola della propria vita? Quanti la leggono e la rimuginano? Anche da questo punto di vista abbiamo delegato tutto ai pastori, dal compiere le scelte radicali di vita alla lettura quotidiana della Scrittura. Ricordiamoci, però, che il teologo al massimo può lanciare una provocazione. Se non ci fossero state schiere di “semplici” credenti dietro i Riformatori, Lutero sarebbe finito sul rogo come Jan Hus e tanti altri. Noi valdesi e metodisti, oggi, ci siamo profondamente clericalizzati, ma ricordiamoci sempre che se si clericalizza, il protestantesimo muore. Se il popolo di Dio non legge la Bibbia, noi protestanti diventiamo del tutto inutili.

Per questo credo molto nel progetto della nuova traduzione della “Bibbia della Riforma”. Perché è un progetto inter-protestante che vuole riportare la Bibbia al centro del dibattito religioso e culturale e vuol sfidare i nostri membri di chiesa a leggerla e rileggerla, a rimuginarla e a meditarla come fecero i Riformatori e la loro generazione. Nella traduzione abbiamo lanciato qualche provocazione, per cercare di uscire dal nostro linguaggio ecclesiastico intra-protestante, perché divenga più accessibile a tutti, senza però fare una tradizione più libera, come la TILC. La speranza del comitato di traduzione è che non solo sia letta, ma sia discussa a tutti i livelli. Perciò, per favore, devastate la nostra traduzione, fatela a pezzi, non abbiate alcuna pietà: se lo farete vorrà dire che avremo raggiunto il nostro obbiettivo, perché vorrà dire che si è tornati a discutere di Bibbia, del suo senso, della Parola che ci porta. E magari poi potremo anche fare delle correzioni perché la “Bibbia della Riforma” possa davvero diventare la nostra traduzione. Infine, per favore, non lasciate assolutamente che la leggano solo i pastori. Magari leggetela con loro, se non avete il coraggio di farlo da soli, ma tutte e tutti la devono leggere. Lo ripeto: se i laici non leggono la Bibbia e non parlano di teologia, la nostra chiesa è morta.

Beati noi, dunque, se ancora una volta sapremo essere il popolo del Libro, se ciascuno e ciascuna di noi avrà ancora piacere a leggere e studiare la torah di Dio, a chinarsi su quelle pagine antiche per rimuginarle, per meditarle, e trarre senso per la propria vita, ispirazione per vivere la quotidianità e volgerla al bene, offrendo una speranza a noi stessi e a chi ci è vicino. Allora saremo veramente beati, benedetti dal Signore, saldi e forti come albero trapiantato presso canali d’acqua, che dà frutto a suo tempo, il cui fogliame non appassisce e tutto ciò che fa gli riesce.

Amen

Eric Noffke