Sermone: Chi è il capo?
Oggi dopo il culto si riunisce l’assemblea di chiesa. Per questo è forse opportuno domandarsi chi sia a prendere le decisioni in questa chiesa. Chi decida qui da noi? Chi definisce la linea generale?
Alcuni direbbero forse: non siamo noi, è la Tavola o l’OPCEMI a decidere. A noi qui, comunque, nessuno chiede niente. Qualcun altro direbbe che è il consiglio di chiesa che prende tutte le decisioni o la pastora che decide. Qualcun altro insiste sulla democrazia di base e ricorda che tutti i membri di chiesa prendono insieme le decisioni. – Chi decide alla fine? Chi è il capo di quel gruppo chiamato chiesa?
Dio ricorda al suo popolo: Io sono il SIGNORE, e non ce n’è alcun altro; fuori di me non c’è altro Dio! (Isaia 45,5a). E Gesù chiede ai suoi discepoli: «Perché mi chiamate: “Signore, Signore!” e non fate quello che dico? (Luca 6,46) – Chi è il capo? Chi decide?
Dio lo dice chiaramente: sono io! Chi mi chiama Signore, faccia anche ciò che dico.
Gesù ha la pretesa di essere il capo in quella casa che è la sua chiesa. Lui vuol essere il capo anche della nostra chiesa qui a Padova.
Nella lingua italiana è difficile fare distinzioni quando usiamo la parola ‘Signore’. Parliamo del Signor Guargena o del Signor Anziani e quasi quasi sembra che sia un po’ come se dicessimo il Signor Gesù. Non è così!
In inglese è più facile distinguere. Si parla di Mister e di Lord. Eppure anche il paragone con i vecchi Lord inglesi non ci avvicina molto all’idea della signoria di Dio.
Ciò che noi oggi traduciamo con la parola ‘Signore’ aveva ai tempi di Gesù un suono completamente diverso. Gli evangelisti davano a Gesù il titolo di kurios. Si può tradurre questa parola con Signore, ma anche con proprietario o padrone. Vedete che ciò che noi intendiamo quando parliamo del Signore Dio ha poco a che fare con ciò che sentivano le persone ai tempi di Gesù. Il kurios era la massima autorità, non c’era nessuno sopra di lui. Era chi poteva dare ordini agli schiavi.
Anche l’imperatore romano era chiamato kurios. E quando la gente s’incontrava per strada, si salutava dicendo: ’Cesare è Signore’ e l’altro rispondeva ‘Sì, il Signore è Cesare’.
Cogliete il problema che i cristiani avevano. Anche a loro la gente si rivolgeva dicendo: ‘Cesare è il Signore’. Che rispondere? – Sicuramente qualcuno taceva, qualcuno avrà mormorato qualcosa, altri hanno risposto ‘No, Gesù Cristo è il Signore’. – Potete immaginarvi che questo atteggiamento determinasse dei problemi a lungo andare e dagli scritti che raccontano dalle persecuzioni cristiane sappiamo che i vari imperatori non hanno accettato un comportamento del genere.
Il problema non era che i cristiani non volessero utilizzare una determinata parola. Anche un imperatore romano è in grado di chiudere le orecchie. Il problema sostanziale era il fatto di accettare che i cristiani non vedessero nell’imperatore l’autorità assoluta. Loro dicevano: l’imperatore si può fidare di noi, siamo cittadini onesti e cerchiamo il bene della nostra città, però se dobbiamo scegliere tra Cesare e il kurios, tra l’imperatore terrestre e il re del cielo e della terra, sappiamo chi scegliere. Abbiamo consacrato la nostra vita a Cristo, lui ha il primo posto, lui è il kurios, il nostro Signore.
Questo è il messaggio che possiamo leggere anche nei vangeli. Gesù Cristo ha il potere, lui sta al centro e la buona novella del regno di Dio è riferita alla sua persona.
Il grande peccato di questo mondo, col quale combattiamo anche noi, è quando cerchiamo di mettere Gesù accanto per prendere noi il posto centrale. Siamo fatti così. Siamo egoisti se non ci lasciamo cambiare da Dio. Quante volte siamo caduti nella trappola e abbiamo cercato di mettere noi stessi in quel centro. Noi con i nostri bisogni – dimenticando ciò che vuole Dio.
L’altra settimana ho terminato ricordandovi l’importanza della preghiera, se non vogliamo cedere alla tentazione di testimoniare noi stessi. Ora vi leggo una preghiera che viene formulata dalla chiesa di Gerusalemme in un momento di confusione e paura, perché le autorità del tempio avevano messo Giovanni e Pietro in prigione.
Leggo dal libro degli Atti, 4,24-31
Essi alzarono concordi la voce a Dio, e dissero: «Signore, tu sei colui che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi; 25 colui che mediante lo Spirito Santo ha detto per bocca del tuo servo Davide, nostro padre: “Perché questo tumulto fra le nazioni, e i popoli meditano cose vane? 26 I re della terra si sono sollevati, i principi si sono riuniti insieme contro il Signore e contro il suo Cristo”. 27 Proprio in questa città, contro il tuo santo servitore Gesù, che tu hai unto, si sono radunati Erode e Ponzio Pilato, insieme con le nazioni e con tutto il popolo d’Israele, 28 per fare tutte le cose che la tua volontà e il tuo consiglio avevano prestabilito che avvenissero. 29 Adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servi di annunziare la tua Parola in tutta franchezza, 30 stendendo la tua mano per guarire, perché si facciano segni e prodigi mediante il nome del tuo santo servitore Gesù». 31 Dopo che ebbero pregato, il luogo dove erano riuniti, tremò; e tutti furono riempiti dello Spirito Santo, e annunziavano la Parola di Dio con franchezza.
Vi sembra una preghiera da esprimere in un momento tragico, quando i leader della chiesa sono stati messi in carcere? Uno non se lo aspetterebbe. Non sentiamo le grandi lamentele. Non cadono nella tentazione di mettere se stessi al centro dell’attenzione. Loro lasciano il centro a Cristo. Lodano Dio e chiedono, nelle minacce, di concedere loro che si definiscono come servi, di annunziare la Parola in tutta franchezza.
Questa preghiera dice: Gesù è il Signore. Lo è anche in questo momento di scombussolamento, lo è nelle nostre paure, lo è quando non sappiamo bene come proseguirà il tutto. Gesù è il capo della chiesa.
Noi oggi qui a Padova non viviamo né la persecuzione, né le grandi paure – ma anche per noi vale: Gesù è il Signore. Penso che sia importante ricordarci questo, oggi prima dell’assemblea ma in generale in questo periodo poco prima dei festeggiamenti per il 150enario. Gesù è il Signore. Lo è stato 150 anni fa quando ha dato vita a questa chiesa. Lo è stato nei momenti molto difficili della storia e lo sarà in futuro.
Noi non dobbiamo fare i piccoli capi, non dobbiamo trovare le soluzioni per tutti i problemi che ci verranno incontro. Non dipende da noi con le nostre piccole forze, di salvare la chiesa. Gesù è il Signore e salvatore.
Noi siamo esortati a fare ciò che facevano già i primi cristiani. Hanno pregato. Hanno lodato Dio anche e soprattutto nei momenti difficili. Hanno cercato di dare vita a ciò che hanno letto nelle Sacre scritture. Hanno cercato di vivere la loro fede con gioia e serenità, fidandosi di quel Dio che afferma: Sono io il Signore!
Questa atteggiamento sereno, gioioso e pieno di fiducia lo auguro anche a noi. Amen
Ulrike Jourdan