Sermone: LA FONTE D’ACQUA DELLA VITA

«O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte! Perché spendete denaro per ciò che non è pane e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia? Ascoltatemi attentamente e mangerete ciò che è buono, gusterete cibi succulenti! Porgete l’orecchio e venite a me; ascoltate e voi vivrete; io farò con voi un patto eterno, vi largirò le grazie stabili promesse a Davide. Ecco, io l’ho dato come testimonio ai popoli, come principe e governatore dei popoli. Ecco, tu chiamerai nazioni che non conosci, e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te, a motivo del SIGNORE, del tuo Dio, del Santo d’Israele, perché egli ti avrà glorificato».    (Isaia 55,1-5)

Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c’era più. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate».  E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere», e aggiunse: «Ogni cosa è compiuta. Io sono l’alfa e l’omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita».  (Apocalisse 21,1-6)

 

“O voi tutti che siete assetati, venite alle acque; voi che non avete denaro venite, comprate e mangiate! Venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte!”

Che bellissima immagine! Così festosa e luminosa! Così rassicurante e gioiosa! Davvero ci fa sentire sotto un nuovo cielo e sopra una nuova terra! O forse ci fa solo immaginare, quasi con malinconia, un nuovo cielo e una nuova terra, perché ci risulta difficile se non impossibile ipotizzare una realtà nuova, che non sia piena di morte e di dolore. Piena di morte e di dolore. Sì, perché spesso la nostra vita qui sulla terra ci appare buia e senza speranza, così buia e senza speranza da non trovare più la forza per sollevare il capo e guardarci intorno. E questa fatica, questa incapacità c’è oggi ed è molto evidente, ma c’era anche 2/3/quattro mila anni fa. In un mondo oscurato dal peccato umano, lacerato dalle grida di dolore e straziato dalla morte, ma, oggi come allora, troviamo nella Bibbia, sia nel Nuovo che nell’Antico Testamento, parole di segno diverso, parole di speranza che ci indicano una strada differente, un percorso possibile, in salita, probabilmente, ma illuminato dalla luce del Signore.

E quanto ne abbiamo bisogno! Quanta necessità di essere dissetati alla fonte della vita e trovarvi refrigerio, per non cadere nella tentazione della disperazione, dell’angoscia, della perdita di qualsiasi speranza. Perché l’assenza di speranza è l’altra faccia della medaglia dell’arroganza umana che contraddistingue forse qualsiasi società, ma certamente la nostra. Viviamo in un mondo che alterna situazioni in cui ci crediamo onnipotenti ad altre di totale desolazione, senza che esista un equilibrio, una stabilità profonda che ci permetta di percepire la nostra più vera e profonda realtà: siamo uomini e donne, peccatori e peccatrici, che non hanno speranza di riscatto senza Grazia, ma contemporaneamente siamo appunto ricolmi e ricolme della Grazia e quindi possiamo guardare il mondo con gli occhi che il Signore ci ha dato, possiamo rimboccarci le maniche per renderci umili servi e serve al Suo servizio consapevoli che anche a noi, piccoli uomini e donne nell’enorme mondo che ci circonda, spetta un ruolo, spetta un compito. Il Signore ci chiama al Suo fianco, in un mondo che è pieno di dolore, di fatica, di male, ma ci promette anche di nutrirci e dissetarci. Non ci abbandona nel buio dell’esistenza, ma ci illumina con la Sua grazia e lo fa, come dice il testo dell’Apocalisse, rendendo “nuove tutte le cose”.

Molti di noi restano perplessi di fronte al libro dell’Apocalisse, perché sembra un po’ misterioso, strano, pare quasi che non parli a noi. Talvolta capita perfino che lo apprezzino di più i non credenti, che lo considerano una fantasia religiosa, ma affascinante. Perché il credente medio si sente troppo serio e composto per riuscire ad entrare in contatto con il testo dell’Apocalisse e a cogliere un rapporto tra la propria vita quotidiana e quelle immagini, per riuscire a costruire un ponte tra la propria fede, che cresce e si sviluppa all’interno della sua realtà concreta, e queste immagini, considerate poetiche, evanescenti, fuori dalla nostra portata.

Ma l’Apocalisse col suo linguaggio che ci pare descrivere un mondo irreale, fuori della nostra realtà, pieno di angeli e bestie e strani mostri, ci parla anche della lotta del Regno di Dio che viene.

La lotta del Regno di Dio che viene: la lotta, fratelli e sorelle, perché di questo si tratta, di una lotta: il Regno di Dio non è lassù nell’alto dei cieli, freddo e distante. No, il regno dei cieli è qui, al nostro fianco e lotta con noi e per noi. Il Signore si è incarnato una volta per tutte e ci ha offerto quell’acqua di cui parla alla samaritana: un’acqua che ci toglierà per sempre la sete, un’acqua che diventerà dentro di noi “una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna”.

E dunque dopo aver ricordato la settimana scorsa gli orrori dei lager nazisti, dopo aver bevuto, o cercato di bere, il calice amaro della consapevolezza che anche oggi in questo preciso momento ci sono in Libia, piuttosto che in Palestina, in Nigeria piuttosto che in Afghanistan uomini, donne e bambini che muoiono, che soffrono, che sono maltrattati, percossi, violati da altri uomini e donne, nonostante tutto ciò oggi vogliamo anche ricordare che possiamo chiedere e riceveremo, possiamo domandare e ci sarà risposto perché “A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita”. Gratuitamente, fratelli e sorelle, gratuitamente. Questa gratuità ci rimette al nostro posto spezzando la nostra arroganza, ma anche ristorando le nostre paure. E gratuitamente ci arriverà quello senza il quale non c’è esistenza, l’acqua. L’acqua che è fonte di vita per ognuno e ognuna di noi, acqua che ci ristora, che ci rinfresca, ma soprattutto che assicura il nostro esistere o non esistere. Utilizzare la metafora dell’acqua, dunque, ci aiuta a capire che il Signore non ci offre il di più, non ci coccola con discorsi oziosi se non addirittura inutili, ma ci offre la possibilità stessa di vivere, la possibilità di spezzare per sempre la catena, pesante e dolorosa con la quale trasciniamo il fardello che quotidianamente portiamo: il nostro peccato col suo corollario di dolore, di fatica, di ingiustizie fatte e subite. E questo dono è offerto a tutti, indistintamente, senza pregiudizio, senza confini, senza limitazioni, perché come leggiamo in Isaia: “Ecco, tu chiamerai nazioni che non conosci, e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te, a motivo del SIGNORE, del tuo Dio, del Santo d’Israele, perché egli ti avrà glorificato”.

E questo è possibile nonostante tutto, perché il Signore ha la capacità e soprattutto l’intenzione di fare “nuove tutte le cose”, essendo l’alfa e l’omega, il principio e la fine.  AMEN

Erica Sfredda