Sermone: La rivoluzione pasquale

„Gesù è risorto, gioia e gratitudine accompagnano questo giorno; la rivoluzione, l’unica vera rivoluzione della storia è successa; la rivoluzione del mondo tramite l’amore.”

Chi pensate abbia scritto queste parole? – Non è stato un teologo, ma il leader dei gruppi studenteschi in Germania negli anni ’60, anni rivoluzionari. Rudi Dutschke, un giovane studente che aveva una visione non-violenta del socialismo e del comunismo per tutto il mondo. Lui è diventato famoso morendo in seguito in un attentato. In questa citazione possiamo vedere qualcosa della sua impronta di fede. Era evangelico e cercava di mettere insieme le sue visioni politiche con la fede cristiana.

Già la parola ‘rivoluzione’ fa vedere come pensava. E ho l’impressione che con rivoluzione siamo molto vicino a ciò che ci racconta l’evangelista Marco alla fine del suo vangelo. Leggo dal capito 16 i versetti 1-8.

Passato il sabato, Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo, e Salome comprarono degli aromi per andare a ungere Gesù. 2 La mattina del primo giorno della settimana, molto presto, vennero al sepolcro al levar del sole. 3 E dicevano tra di loro: «Chi ci rotolerà la pietra dall’apertura del sepolcro?» 4 Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra era stata rotolata; ed era pure molto grande. 5 Entrate nel sepolcro, videro un giovane seduto a destra, vestito di una veste bianca, e furono spaventate. 6 Ma egli disse loro: «Non vi spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui; ecco il luogo dove l’avevano messo. 7 Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi ha detto». 8 Esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro, perché erano prese da tremito e da stupore; e non dissero nulla a nessuno, perché avevano paura.

È un rivolgimento, un capovolgimento ciò che Marco ci racconta. Tutto ciò che conosciamo, come cristiani ma anche come persone che fanno esperienza della vita, tutto viene messo sotto sopra. Il racconto di Marco non è logico. Tutto ciò che è chiaro, conosciuto, sicuro viene messo sottosopra – questa è la rivoluzione. La risurrezione di Gesù non sta bene nel nostro mondo, è qualcosa di totalmente diverso che non si può semplicemente accettare e poi andare oltre come se non ci fosse stato niente. L’annuncio della risurrezione lascia delle tracce. – Qualunque esse siano.

L’ordine del giorno lo conosciamo. La vita quotidiana va avanti che ci piaccia o meno. Spesso nessuno ci chiede se vogliamo andare oltre oppure fermarci, perché è la vita che va oltre. E così succede anche per le donne di cui Marco racconta. Fino all’ultimo momento hanno aspettato vicino alla croce, ma non è successo nulla che potesse consolarle. Erano e sono rimaste piene di tristezza, dolore e disperazione. Quello che, secondo le regole del nostro mondo, doveva avvenire è avvenuto. Quando uno è attaccato alla croce non c’è più una via di fuga. Viene la morte, un po’ prima o po’ più tardi, ma viene la morte. E quando questo momento si verifica, si piange, ci si lascia andare alle emozioni e poi in qualche modo ci si arrangia, abituandosi alla nuova situazione, si inizia a preparare il funerale. Si cerca di esprimere l’amore per la persona con questi ultimi onori. È importate fare questi passi conclusivi, ma di più non si può fare. La vita finisce.

Le donne che vengono presto la mattina alla tomba di Gesù hanno già fatto le loro esperienze con la vita e la morte. E come tanti di noi sanno che fa bene avere qualcosa da fare. Avere le mani impegnate aiuta contro pensieri troppo tristi. Non si può annegare nella tristezza fintanto che ci si occupa di fiori e oli profumati e soprattutto quando si può lavorare insieme con altri. È un classico: fino a quando c’è qualcosa da fare e organizzare chi è rimasto sta bene. Il momento davvero duro è quando il funerale è finito e i parenti sono tornati a casa. Si presenta allora il grande buco della solitudine, l’incomprensione e il lutto che fa male e poi i tentativi di accettare la situazione.

Tutto ciò è ancora molto lontano per le donne che vanno la mattina dopo il sabato presto alla tomba di Gesù. Vogliono pensare a qualcosa di bello, vogliono profumare il corpo morto e farlo proprio nelle prime ore del nuovo mattino. Com’è bella una mattina in primavera! Da noi si dice: nuovo giorno – nuova felicità. È proprio questo che cercano queste donne: nuova felicità. Loro vorrebbero vedere tutta la tristezza che hanno passato in un’altra luce. Forse hanno il desiderio che il sole mostri che tutto era solo un incubo che passa nella luce del giorno. La vita va oltre. Il mattino presto con la sua calma, con la natura che si sveglia, sembra portare più vicino al Creatore, sembra di vedere il mondo così com’era all’inizio. Ma poi subentra la realtà.

Passa presto quel momento di serenità e la vita quotidiana rientra con la sua forza. Ad ogni nuovo passo che porta più vicino alla tomba, la speranza che tutto potesse rimanere perfetto com’era il primo mattino diventa sempre più piccola. – E poi viene il pensiero della pietra. Ancora prima di raggiungerla c’è già questa pietra che pesa nell’animo delle donne. La pietra inasprisce la vita, cerca di soffocarla, di bloccarla tra ansie e paure così che non possa svilupparsi. – Anche sulle nostre anime c’è spesso un grande peso, grande quanto quella pietra, così che la gioia e la vita non possono venire fuori. E sappiamo che spesso non ce la facciamo noi da soli a togliere questa pietra. Con quale velocità siamo stanchi da morire, stanchi di questo mondo, stanchi di Dio. Quante volte sembra che la morte sia più potente rispetto all’amore, sembra che tutto sia inesorabilmente finito. La domanda Chi ci rotolerà la pietra dall’apertura del sepolcro non è, in fondo, una vera domanda, ma solo un sospiro che non sa attendere una risposta. Silenzio. La pietra ci chiude la bocca.

Ma gli occhi sono aperti e vedono ciò che non si potrebbe vedere, ciò che non è possibile – la pietra non c’è. Ciò che era sicuro al massimo grado, così opprimente, così vincolante, così gravoso non c’è più. – Talvolta ci capita di leggere scritto attorno ad un orologio in latino ‘mors certa, hora incerta’. Niente è più sicuro nella vita della morte. Così sicuro come la pietra davanti alla tomba, una pietra che è troppo pesante per essere rimossa.

La pietra non c’è più. Tutte le certezze non ci sono più. Tutto è diverso, tutto è sottosopra, rivoluzionato. Il fondamento più sicuro è stato tolto al mondo. L’impossibile è diventato possibile. – Adesso che non c’è più la pietra è possibile vedere l’angelo. La tomba non è vuota. Sullo sfondo delle ansie, delle insicurezze e dell’angoscia si vede la veste candida. La luce entra nel buio quotidiano – e le donne reagiscono con spavento. Chi è in grado di affrontare la rivoluzione della vita con calma? Tutto quello che sembra fermo e stabile inizia a tremare quando l’angelo dice un’unica parola, in italiano sono tre: egli è risuscitato. Non basta la nostra lingua, sia l’italiano o il greco per esprimere con parole umane che cosa vuol dire la risurrezione di Gesù.

Chi l’avrebbe pensato quando Maria cantava ancora prima della nascita di suo figlio: “ha detronizzato i potentiLuca 1,52 . Ha detronizzato addirittura la morte. Succede qualcosa di nuovo come all’inizio della creazione. Dal nulla sorge la vita, dalla morte sorge la vita. Il creatore si mette in gioco come all’inizio. Fa risuscitare il suo figlio unigenito, e lo porta dalla morte in una vita nuova.

Il filosofo francese Voltaire era conosciuto per le sue beffe – potremmo dire anche cattiverie – sulla fede cristiana. Ma quando venne interrogato a proposito della risurrezione diede una risposta che non ci aspetteremmo. Una donna gli domandò come fosse possibile che esistessero delle persone che davvero credevano nella risurrezione. Voltaire rispose: “Madame, la risurrezione è la cosa più facile del mondo. Colui che ha fatto una volta l’uomo può farlo anche una seconda volta.” È così facile – e nello stesso tempo rivoluzionario – perché con la risurrezione di Gesù Dio ha posto un nuovo inizio. Dio ha messo fine alla fine mortale, perché il suo inizio è più potente rispetto la morte. Quella mattina della prima pasqua è il nuovo inizio cristiano.

La base della vita di queste donne che sono venute ad ungere il corpo di un morto è cambiata quando hanno visto la tomba liberata dal potere della pietra. La loro via le porterà verso il loro Signore. Senza grande parole seguiranno la buona novella, andranno e vedranno Gesù il risorto.

Questa rivoluzione ha delle conseguenze. Il mondo non è più com’era prima di Pasqua quando la morte aveva l’ultima parola. Adesso è cambiato: la vita dice l’incisiva e ultima parola. Se parliamo adesso di speranza, non è più una speranza che verrà una volta alla fine, ma è una speranza attuale. Il nuovo ha già avuto inizio e ci dona in continuazione nuovi inizi. Ogni volta quando qualcuno sente l’evangelo c’è la possibilità di questo nuovo inizio che porta verso la vita. Ogni volta che ci mettiamo sotto la benedizione di Dio, il Signore vuole donare un nuovo inizio, ogni volta che veniamo alla mensa del Signore, la fine mortale cede il passo e si apre un nuovo inizio per la comunione con Gesù Cristo.

Ogni ora della nostra vita può adesso diventare un nuovo inizio, nessuno è definitivamente fallito, c’è sempre la possibilità di iniziare da capo. Tutto ciò ha fatto Dio – a noi spetta di accettare e fare parte di questa rivoluzione dell’amore.

Le donne alla tomba erano mute, così spaventate da non dire neanche una parola. Eppure la buona novella si è sparsa velocemente ed è arrivata fino a noi: il nostro Dio ha vinto la morte. Per puro amore ha messo sottosopra le regole di questo mondo: se accettiamo questo, il nuovo inizio vale anche per noi.

Amen

Ulrike Jourdan