PERCHE’ HO SCELTO DI ESSERE PROTESTANTE

PENTECOSTE 2013: UN NUOVO INGRESSO NELLA NOSTRA CHIESA

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Domenica 19 maggio 2013, festa di Pentecoste, lo Spirito Santo è disceso sulla Chiesa Evangelica Metodista di Padova riunita per celebrare, durante il consueto culto domenicale delle 11.00, la professione di fede del suo nuovo membro: Daniele Rampazzo, 46 anni, insegnante, residente a Padova, studente presso la Facoltà Teologica Valdese di Roma, che ha scelto di entrare in qualità di membro della Chiesa Evangelica Valdese.

Guidato dalla Pastora Caterina Griffante ed allietato dalle note del Coro Pollini di Padova, diretto da Marina Malavasi, il culto ha avuto il suo momento “clou” nella pubblica confessione di fede del nuovo fratello:

“In comunione con la Chiesa Universale, io confesso che Gesù Cristo è il mio Salvatore e il mio unico Signore, in cui Dio mi perdona e mi accoglie come suo figlio. Io riconosco di appartenergli con tutto l’essere mio e prometto di seguire la sua guida con umiltà e fiducia per essere fedele a Dio e servirlo in ogni circostanza. Cercherò la comunione costante con Cristo attraverso la lettura della Bibbia, la preghiera, la partecipazione ai culti e alla Cena del Signore, e per questo invocherò l’aiuto dello Spirito Santo, che il Signore ha promesso. Quale membro della sua chiesa, so di essere chiamato, per grazia di Dio, in comunione con i miei fratelli e sorelle, a mettermi al servizio del prossimo e a testimoniare la fede cristiana in ogni luogo e situazione in cui mi troverò a vivere e a operare”.

A cui ha fatto seguito il solenne impegno-promessa di fedeltà:

[IL PASTORE:] E’ questo, DANIELE, che dichiari e prometti?

[DANIELE]: Sì, con l’aiuto di Dio

[IL PASTORE:] Il Signore fortifichi la tua fede e ti aiuti a mantenere le tue promesse.

Dopo l’esecuzione, da parte della Comunità, di due inni “storici” profondamente sentiti dai protestanti “classici”, quali il “Giuro di Sibaud” (simbolo della storia dei Valdesi) e “Forte Rocca” di Martin Lutero (l’inno più famoso della Riforma) un altro momento forte è stata la consegna, da parte del Presidente del Consiglio di Chiesa, Davide Anziani, della Bibbia al nuovo fratello.

Al termine del Culto, la festa è poi proseguita con l’agape, anche in questo caso magistralmente preparata dalle signore della nostra Unione Femminile, nei locali sociali.

Perché Valdese?

E’ tradizione che colui che desidera entrare a far parte della nostra Chiesa, espliciti, in una lettera, le motivazioni che lo spingono ad un tale gesto. Tale lettera, indirizzata al Consiglio di Chiesa, viene poi letta pubblicamente dal nuovo fratello nel corso della cerimonia del suo ingresso ufficiale.

Anche in questo caso la tradizione è stata rispettata e, ritenendo tale lettera assai significativa, la pubblichiamo volentieri:

“Vengo dalla Chiesa Cattolica, come il 97% degli Italiani. Ma voglio adesso far parte dell’1,5% della popolazione. Perché? Masochismo? Voglia di distinguersi? Protagonismo?

E invece tutta una serie di motivi che da più di trent’anni, da quando a quindici o sedici anni lessi di Calvino (Giovanni, non Italo, come dico sempre) sul mio libro di Storia delle scuole superiori. Motivi che mi spinsero, ora come allora, a riflettere e a credere in un cristianesimo “alternativo”, “altro” rispetto ad una tradizione inveterata, ad un modo di credere che ritengo più simile ad una routine quotidiana, ad un semplice “tran-tran”.

E allora, per non annoiarvi oltre, saltando a piè pari tutte le critiche e le negatività che mi arrivarono e mi arrivano per questo mio pensare, posso serenamente affermare che. questo mio passaggio dal cattolicesimo al protestantesimo,

E’ il mio NO, deciso, ad un:

  • Modo di vivere la religione come “bisogna andare in chiesa alla domenica perché si fa così”, “bisogna andare a confessarsi prima di Pasqua perché si fa così”, “bisogna segnarsi quando il Papa dà la benedizione in televisione perché si fa così” (etc.);

  • All’obbedienza ceca ed assoluta a chi ha imposto per decreto la sua infallibilità (non sbaglia mai);

  • A chi invece di denunciare chi commette atti di pedofilia li sposta semplicemente da un posto all’altro;

  • A chi non ammette alla Comunione i divorziati e poi la dà tranquillamente ai dittatori sudamericani che hanno massacrato chi non la pensava come loro (tanto per fare un esempio fra i molti).

E’ il mio SI’, deciso, ad una:

  • Chiesa libera, senza dogmi, cioè senza l’imposizione di una lettura univoca, calata dall’alto, da parte della gerarchia e di un capo da ritenersi assoluto:

  • Chiesa più aderente alla Scrittura. Che respinge tutte le sovrastrutture imposte dalla tradizione che con la Scrittura non hanno nulla a che fare (culto delle reliquie, dei santi, della Madonna). Sola Biblia, ovvero la sola Bibbia mi sia di guida, come dicevano i Padri della Riforma: no a tutti i sacramenti che non siano Battesimo ed Eucarestia e no ai dogmi dell’infallibilità papale di cui ho parlato prima e no a tutte quelle tradizioni che non hanno fondamento sulla Scrittura;

  • Chiesa che proponga una lettura storico-critica, ovvero una interpretazione che tenga conto della realtà storica del tempo in cui è stato scritto il testo biblico (Antico e Nuovo Testamento) e che quindi lasci liberi in merito alla sfera personale, alla vita di tutti i giorni (omosessualità, disposizioni sul fine vita, eutanasia, testamento biologico);

  • Chiesa che permetta di accedere a Dio direttamente, senza intermediari umani. Una religiosità immediata. Dio non ha bisogno di mediatori;

  • Chiesa semplice: niente quadri, niente immagini (ricordiamoci il primo comandamento. Es 20,4 Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra);

  • Un Dio che non ti chiede di giustificarti ma che ti giustifichi lui stesso. E che quindi non ti chiede sempre di compiere opere per perdonarti ma che ti ha già perdonato prima.

Insomma, ho cercato una Chiesa che faccia della libertà individuale un valore fondamentale.

E ritengo di averla trovata nella Chiesa Evangelica Valdese.

Ma perché proprio Valdese? Perché non un’altra denominazione protestante?

Per due ordini di motivi, fondamentalmente. Il primo:

Si fa un gran parlare in questi giorni di San Francesco e di povertà. Come dico da sempre ai miei studenti quando parlo della chiesa medievale, c’era un’altra persona che, nata cinquant’anni prima di Francesco e morta vent’anni prima di lui, faceva il mercante di stoffe e tessuti. Anche lui era ricchissimo e famosissimo e aveva venduto tutti i suoi beni ai poveri senza tenersi nulla ed era andato in giro a predicare la povertà e la semplicità, mendicando sotto gli occhi inorriditi dei suoi concittadini. Solo a che a lui e ai suoi seguaci andò male: scomunicato e dichiarato eretico, mentre Francesco divenne poi santo come tutti ben conosciamo. Anche se i suoi seguaci, i francescani, dovettero poi cambiare rotta rispetto alle idee più radicali del loro fondatore per non incorrere nei rigori della Chiesa. Una chiesa, quella valdese, da sempre perseguitata (i roghi medievali, i massacri subiti in Francia, in Piemonte, nell’Italia meridionale nel corso del Cinquecento e del Seicento) ma sempre presente: mi spezzo ma non mi piego. Una comunità che nel 1689 passa addirittura, con donne, vecchi e bambini, le cime delle Alpi in pieno inverno pur di tornare a casa, nelle loro valli, sfidando le persecuzioni. Una chiesa libera solo da poco più di centocinquant’anni, dal 17 febbraio del 1848 per la precisione.

E il secondo motivo è perché i valdesi sono calvinisti. E qui torniamo all’inizio di questa mia lettera. La scoperta della Riforma è avvenuta tramite la scoperta di Calvino e delle sue idee. Ci sono diverse chiese che si richiamano a Calvino anche in Italia. Ma quella valdese ne dà, a mio avviso, un’interpretazione non settaria ma autentica, quella che si basa su di una lettura biblica storico-critica e non letterale, fondamentalista. Una lettura per cui la Chiesa non viene a giudicare le tue scelte personali, morali, etiche. Una Chiesa che non ti impone, che ti cala dall’alto delle regole da osservare pena la “dannazione eterna”.

Apprezzo molto anche il metodismo, cui la chiesa valdese è legata, qui in Italia, da un patto di integrazione che, dal 1979, è un bell’esempio di collaborazione e comunione fraterna fra chiese che si richiamano al comune Signore. Del metodismo apprezzo molto l’impegno sociale che lo contraddistingue fin dalla sua nascita e la sua testimonianza attiva nel mondo unita ad un forte rigore e impegno personale per crescere sempre più sulla via della propria, personale, santificazione.

Ecco: questa è la mia chiesa. La chiesa di una minoranza che non ha alcuna velleità di diventare maggioranza, che non suona i campanelli delle case la domenica mattina, che non importuna la gente per strada, che non vende corsi di “realizzazione personale” o libri di varia natura.

Una chiesa che NON gode di esenzioni, di privilegi e di benefici statali, ma una chiesa che nonostante abbia un deficit di 500.000 euro ha ancora la forza di NON destinare i soldi che riceve con l’otto per mille al mantenimento dei pastori o alle spese di culto ma che, rispettando il comandamento evangelico della carità, li usa per progetti sociali di assistenza e sostentamento ai più bisognosi e in stato di necessità.

Una chiesa, insomma, che non sostiene di avere la verità in mano, che non si ritiene infallibile, ma che crede invece di essere, come diceva l’apostolo Paolo “un membro di quel corpo unico che si chiama Cristo”.

Grazie a tutti

Daniele Rampazzo

Se volete visualizzare le foto della cerimonia e dell’agape, cliccate qui:

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Se invece volete guardare il video della Professione di fede (purtroppo non è stata ripresa l’intera cerimonia) potete cliccare sul nostro canale You Tube “MetodistiPadova”