Sermone: CUORE E PAROLE

Romani 10, 9-17

Perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. Difatti la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato. Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunci? E come annunceranno se non sono mandati? Com’è scritto: «Quanto sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie!» Ma non tutti hanno ubbidito alla buona notizia; Isaia infatti dice: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?» Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo.

Care sorelle e cari fratelli, sono parole appassionate quelle che abbiamo ascoltato! Paolo cerca di convincere i suoi fratelli ebrei e di portarli alla fede in Cristo; usa formule incisive e fa riferimenti continui alla Scrittura.

Il primo elemento sul quale egli insiste è proprio la fede in Cristo come nuovo paradigma della fede in Dio. Siamo in un contesto polemico. Infatti i capitoli 9, 10 e 11 della Lettera ai Romani affrontano il tema spinoso “Israele e la fede in Cristo”. L’ebreo Paolo, convertito all’Evangelo, cerca di convincere i suoi ascoltatori ebrei che, in Cristo, la giustizia di Dio si è compiuta. E lo fa con urgenza, sa che il suo messaggio deve entrare in ogni casa, nelle case degli ebrei come dei pagani, dei ricchi come dei poveri, dei greci come dei romani.

Ma come si può giungere alla fede, come nasce la nostra fede, se non è capacità umana ma dono di Dio? L’abbiamo ascoltato dall’evangelo di Marco: «Io credo; vieni in aiuto alla mia incredulità». Paolo ci fornisce una via per accedere alla fede, la sua via per accedere alla fede: credere con il cuore! “Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato.”

La bocca e il cuore. Da una parte la parola, la parola della confessione e della predicazione; dall’altra la sede delle emozioni, la casa delle emozioni, della gioia, dell’amore, del sostegno ricevuto da Dio, la casa della fede che crede nell’incredibile.

Mi viene in mente un pensiero di Blaise Pascal, riportato proprio in questi giorni dal lezionario “Un giorno una parola”: “Parlando delle realtà umane, bisogna conoscerle prima di poterle amare; parlando delle realtà divine, al contrario, bisogna prima amarle per poterle conoscere. Si entra infatti nella verità solo attraverso l’amore.”

Credere con il cuore, mettere al centro della nostra vita l’inspiegabile mistero di Pasqua, della resurrezione e della vita oltre questa vita; anche in un mondo che sa spiegare, curare, guarire, che indaga la complessità, il gigantesco e il minuscolo; anche in un mondo, il nostro, dove la fede ad alcuni sembra un controsenso, o un resto del passato.

La fede, scrive ancora Paolo, viene da ciò che si ascolta. Paolo ci mette di fronte alla nostra responsabilità come credenti: il primo veicolo dell’Evangelo sono io, sei tu, con le tue parole, con le tue esperienze, con la tua storia. Tu sei un testimone, non perché la chiesa ti ha confermato o consacrato, ma perché con la tua bocca hai confessato Cristo come Signore e con il cuore hai creduto che Dio l’ha risuscitato dai morti. Da te e da tutti noi nasce l’unica chiesa.

Che il Signore ci sia accanto nel cammino che abbiamo di fronte e ci renda in grado di accogliere questa Parola che ci chiama ad attivare il nostro cuore e la nostra bocca per essere, così, portatori di quella nuova vita che ci è riservata.

Amen

Paola Gonano