Sermone: È nato il Salvatore!

A Natale accendiamo delle candele addirittura in chiesa. Natale è la festa della luce. Ogni anno ritorniamo qui insieme e innalziamo il nostro canto, con vivo e santo giubilo. – Natale è una festa densa di tradizioni. L’aria profuma di cannella e abete e già adesso sappiamo quante cose buone ci saranno oggi per pranzo. Un pranzo per il quale tiriamo fuori i bicchieri di cristallo, il meglio che la dispensa ha da offrire e cerchiamo di conversare in un tono gentile.

Purtroppo tutta quest’atmosfera da famiglia mulino bianco cambia subito dopo le feste.

Se guardiamo il testo biblico previsto per questa giornata, leggiamo che Dio è poco interessato alle candele accese oggi sul nostro tavolo. Vorrebbe piuttosto che accendessimo un candelabro nella nostra vita. Il messaggio di Natale ci chiede di impostare la nostra vita di cristiani su un nuovo fondamento.

Leggo dalla lettera a Tito nel terzo capitolo i versetti 4-7:

4 Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, 5 egli ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, mediante il bagno della rigenerazione e del rinnovamento dello Spirito Santo, 6 che egli ha sparso abbondantemente su di noi per mezzo di Cristo Gesù, nostro Salvatore, 7 affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna.

Questo testo fa parte delle ultime esortazioni che l’apostolo scrive a Tito e alla giovane chiesa che si trova sull’isola di Creta. Tito era stato mandato da Paolo a Creta per aiutare quella chiesa a trovare una struttura conforme al vangelo. Uno dei grandi problemi di questi cristiani erano i loro vicini pagani e l’apostolo li esorta ad avere misericordia con quelle persone che vivono d’intorno alla chiesa. Ricorda loro che anche loro stessi sono stati tirati fuori da una vita del genere per mezzo della grazia di Dio.

Talvolta mi guardo intorno in questo nostro Paese così cristiano e mi chiedo dov’è il fondamento della fede comune. Mi ha fatto pensare e riflettere molto quest’assurda discussione che si è fatta sui presepi. Quando il presepe viene preso come espressione di una tradizione ma si ferma a quello, non c’è niente dietro, è una fede senza fondamento, una fede finta che si prefigge degli obiettivi che non hanno niente a che fare con ciò che ci dice la Bibbia. Vi confesso che talvolta mi sento come i membri di chiesa a Creta che non sanno più che cosa dire o pensare sul mondo in cui vivono. – L’apostolo invita alla misericordia con queste persone che vivono nel paganesimo o nel nostro caso in un paganesimo che si traveste di cristianesimo. Ma l’apostolo non si ferma a questo, mette anche in chiaro il fondamento della fede.

Nel nostro testo si parla di un cambiamento radicale del mondo, non solo il cambiamento del tempo tra il prima e il dopo Cristo, ma una svolta ancora più risolutiva nei cuori delle persone. La gentilezza e l’amore di Dio entrano nel mondo come una luce chiara. È quella luce che illumina il buio della stalla e il buio delle vite dei pastori, il buio della situazione di Maria e Giuseppe che sono lontano da casa loro e dovranno fuggire ancora più lontano. La luce di Dio illumina tutto ciò. Dio è filantropo, questo è la parola greca che sta scritta nel testo originale. Dio è uno che ama gli esseri umani. A Natale compare la misericordia e la filantropia di Dio. Dio fa vedere il suo intimo, ci fa vedere com’è.

Gli uomini hanno cercato per migliaia di anni di trovare Dio. Hanno cercato di farsi un’immagine partendo dal creato per vedere il creatore. I filosofi si sono spaccati la testa chiedendosi se esiste Dio e, nel caso in cui esista, come sia fatto. A Natale, Dio si mostra con chiarezza. Egli si presenta come il grande filantropo. – Le religioni di questo mondo sono segnate da paura e oppressione. Tante persone soffrono per la loro coscienza sporca e cercano di fuggire da loro stessi e da Dio o di accontentare Dio in qualche modo. Il messaggio del Natale è speciale. Non è un concetto religioso nel quale gli esseri umani dovrebbero cercare, in qualche modo, di raggiungere Dio. Dio non vuole qualcosa da noi, ma si rivolge con grande amore verso il suo creato. Dio mette una fine a tutti gli enigmi segnati dalle paure. Egli diventa umano, diventa piccolo per noi. Si fa mettere da bambino in una mangiatoia. Si mostra come amore e così ci fa il dono più grande del Natale.

Ma non è il piano di Dio quello di aggiungere un ulteriore dono sotto l’albero. Non è che accanto al cellulare, al profumo e alla cravatta si mette anche Gesù bambino e un pochino di misericordia. Il piano di Dio è la salvezza. Questa parola la ritroviamo tre volte nel nostro testo. Dio è venuto in questo mondo per salvare. Gli imperatori romani hanno spesso usato questo titolo “Salvatore”, ma hanno solo cercato di imporre la loro signoria al mondo, la cosiddetta pace romana, convinti che se tutti fanno ciò che dice l’impero c’è la pace.

La pace e la salvezza di Dio sono diverse. Dio vuole incontrare ogni singola persona nel suo amore. Non ha interesse a sottomettere le masse ma vuole raggiungerci nella nostra vita, lì dove siamo vulnerabili e incredibilmente indifesi. La sua missione è di portarci la vera pace, profonda. Le domande della nostra vita devono trovare delle risposte. Da dove vengo? Dove vado? Perché vivo? Che cosa faccio con il mio peccato? Dove trovo la pace?

A Natale Dio ha dato delle risposte a queste domande nella persona di Gesù Cristo. Egli diventa essere umano per salvare noi esseri umani dal nostro peccato. Pace in terra agli uomini, su cui si posa il suo favore Luca 2,14 Questo è il messaggio degli angeli nella notte del Natale a Betlemme. Questa è anche la missione di Dio. Dio vuole perdonare le nostre colpe, vuole accoglierci come suoi amati figli. Il bambino nella mangiatoia è diventato l’uomo sulla croce. Lì ha messo in atto ciò che hanno cantato gli angeli. Ha portato pace per mezzo della sua morte. Ha pagato per le nostre colpe con la sua vita. Questo Gesù che adoriamo a Natale nel presepe ha vinto la morte, è risorto e ha dato così una risposta all’ultima grande domanda della vita.

Vedete che Natale ha a che fare con la nostra vita quotidiana, forse più di quanto ci saremmo aspettati. Natale non è solo un pranzo in armonia, qualche candela e panettone. Natale è il messaggio che Dio è nato per salvare me.

La luce di Natale deve rimanere accesa nelle nostre vite. Deve ardere come luce della speranza all’orizzonte. Dio vuole darci vita eterna, vita in un’altra qualità. E questa qualità diversa ha a che fare con la sua origine. L’apostolo scrive affinché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo, in speranza, eredi della vita eterna. Che cosa vuol dire essere giustificati dalla grazia di Gesù? Immaginatevi un processo, in un’aula di tribunale, sulla nostra vita. Nessuno di noi avrebbe abbastanza parole di discolpa davanti a Dio. Nessuno scapperebbe davanti alla sentenza negativa. Dio invece prende questa sentenza su di sé e ci dichiara giusti. Questo è la salvezza per pura grazia, senza che noi possiamo fare nulla, solo per amore, solo per la sua volontà.

È quest’amore immenso di Dio che festeggiamo oggi. Questa è la luce che non vuole spegnersi mai. Che vuole ardere nelle nostre vite ogni giorno e guidarci verso la vita eterna.

Amen

Ulrike Jourdan