Sermone: ecce exiit qui seminat seminare

Ho dei parenti che vivono in campagna. Anni fa raccontarono che la mia cuginetta era andata fuori a giocare in autunno. Era una giornata piuttosto brutta e lei si era messa l’impermeabile e gli stivali di gomma. Si divertiva a giocare sui campi ed era bene così perché si trattava di uno degli ultimi giorni in cui si poteva stare fuori prima dell’inverno.

Mia cugina ritornò contenta e bagnata fradicia a casa, mise i suoi stivali in cantina, e lì rimasero.

Non vi potete immaginare che cosa fosse successo qualche mese dopo, quando mia cugina andava a prendere i suoi stivali all’inizio della primavera? – Qualche chicco di grano del campo sul quale aveva giocato, doveva essersi incastrato negli stivali e aveva trovato lì dentro anche abbastanza acqua per cominciare a crescere. Il luogo è strano, certo, ma fino all’arrivo della primavera qualche piccolo chicco di grano era riuscito a crescere e svilupparsi così in alto che si vedevano le spighe fuoriuscire dal gambale.

Il testo della nostra predicazione di oggi parla di crescita, non solo del grano, ma anche di una crescita spirituale. Leggo Luca 8,4-15:

4 Or come si riuniva una gran folla e la gente di ogni città accorreva a lui, egli disse in parabola: 5 «Il seminatore uscì a seminare la sua semenza; e, mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada: fu calpestato e gli uccelli del cielo lo mangiarono. 6 Un’altra cadde sulla roccia: appena fu germogliato seccò, perché non aveva umidità. 7 Un’altra cadde in mezzo alle spine: le spine, crescendo insieme con esso, lo soffocarono. 8 Un’altra parte cadde in un buon terreno: quando fu germogliato, produsse il cento per uno». Dicendo queste cose, esclamava: «Chi ha orecchi per udire oda!» 9 I suoi discepoli gli domandarono che cosa volesse dire questa parabola. 10 Ed egli disse: «A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio; ma agli altri se ne parla in parabole, affinché vedendo non vedano, e udendo non comprendano. 11 Or questo è il significato della parabola: il seme è la parola di Dio. 12 Quelli lungo la strada sono coloro che ascoltano, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, affinché non credano e non siano salvati. 13 Quelli sulla roccia sono coloro i quali, quando ascoltano la parola, la ricevono con gioia; ma costoro non hanno radice, credono per un certo tempo ma, quando viene la prova, si tirano indietro. 14 Quello che è caduto tra le spine sono coloro che ascoltano, ma se ne vanno e restano soffocati dalle preoccupazioni, dalle ricchezze e dai piaceri della vita, e non arrivano a maturità. 15 E quello che è caduto in un buon terreno sono coloro i quali, dopo aver udito la parola, la ritengono in un cuore onesto e buono, e portano frutto con perseveranza.

Gesù racconta questa parabola ad una grande folla. Aveva davanti a se delle persone abituate a coltivare la terra, questa è la grande differenza rispetto a noi. Per questo, per poter cogliere il messaggio che vale anche per noi, dobbiamo cercare di entrare in una logica che per i primi ascoltatori era ovvia. – Posso però dirvi subito che anche all’epoca non era tutto chiaro. Anche i discepoli di Gesù dovevano chiedere che cosa volesse dire la parabola, per questo ci troviamo in buona compagnia quando vogliamo scoprire la profondità di questo racconto.

Gesù inizia dicendo: Il seminatore uscì a seminare la sua semenza. I chicchi di grano, la semenza, è la parola di Dio. Il seminatore può essere chiunque porti questa parola. Per primo Gesù, ma dopo di lui tanti altri apostoli e discepoli fino a noi oggi, anche chiamati a portare il messaggio divino nel mondo.

Guardiamo questo seminatore. Nella Facoltà teologica dove ho studiato c’era un grande quadro che raffigurava questa parabola. C’era in mezzo un uomo con una specie di borsa a tracolla che spargeva con un grande gesto la sua semenza sul campo. Senza pensare tanto andava contento a seminare. Non guardava dove i chicchi arrivavano. C’erano chicchi sulle piste battute tra i campi e altri sotto i rovi.

Mi ricordo che nel primo anno di studi, ho guardato questo quadro con disapprovazione. In fondo sono una persona precisa, non mi piace tanta sventatezza. Pensavo che servisse una buona preparazione del campo, così che il frutto potesse spuntare. Insomma si tratta della parola di Dio, non volevo accettare di trattarla con tanta leggerezza.

Poi mi è stato spiegato che ancora oggi nell’oriente si semina diversamente da come lo si fa da noi: prima si spargono i chicchi sul campo, e solo dopo c’è l’aratura. Per questo è normale che il seminatore getti la semina anche sui rovi o sui sentieri del campo, perché dopo quando passa l’aratro spariscono i rovi e anche le piste. Così diventa comprensibile che si semini anche in luoghi dove uno non penserebbe neanche lontanamente ad un possibile raccolto.

Forse questa è una prima lezione che possiamo imparare in questa parabola: non è importante se si prepara prima o dopo il campo, non ha importanza come si porta la parola di Dio, non è decisivo in che maniera si celebra un culto, se in maniera più moderna o più classica, accompagnato dall’organo o dai tamburi, non importa. L’unica cosa importante è che si sparga la voce di Dio.

Però in questa parabola ci viene anche detto che la parola di Dio non riesce sempre a portare frutto. Gesù parla di uccelli, di rocce e spine. Sembra accettare il fatto che la parola di Dio non trovi sempre ascolto.- Non penso che dobbiamo adesso guardare chi siano le persone che potremmo individuare con un cuore di roccia o di spine. Penso che sia meglio guardare dentro noi stessi ed iniziare a strappare le spine in noi, a portare via le rocce e a scacciare le idee strane che ci frullano in testa.

Mi chiedo: dove sono le piste più battute della mia vita, questi sentieri che sono sempre gli stessi, che intraprendo già da tanti anni? – A me piacciono le abitudini, danno sicurezza, continuità; ma mi rendo conto che accanto alle buone abitudini si possono inserire anche abitudini meno buone nella vita. Forse qualcuno ha deciso una volta che è troppo complicato leggere la Bibbia e per questo non la apre da anni. Forse qualcuno si è convinto che la preghiera sia fatta per persone sensibili o per i vecchietti. Sono questi sentieri che diventano con gli anni strade lastricate. – E il seminatore va oltre a seminare nella speranza di trovare una fessura tra le lastre dove un chicco possa crescere.

Posso anche trovare dei rovi nella mia vita. Ognuno subisce nella vita delle ferite che induriscono l’anima. Col tempo queste cicatrici possono moltiplicarsi, talvolta possono essere poche, ma comunque dolorose. – Io solo posso decidere quanta durezza sono disposta ad accettare nella mia vita. Anche in una chiesa tra fratelli e sorelle può succedere facilmente che uno dica una parola che ferisce. Non è bello, è chiaramente da evitare, ma succede. Poi sono io a decidere come voglio vivere con questa cicatrice, se la lascio diventare dura, magari allontanandomi dalla chiesa, o se tolgo la durezza per non ferirmi ancora di più con il mio comportamento. Se lascio indurire la mia anima, è difficile che la parola di Dio possa trovare un luogo per germogliare in me.

Gesù parla anche delle spine che permettono che la frutta cresca e poi muoia. Quante volte ho già visto queste persone che partono con entusiasmo, sembra che abbiano l’energia per cambiare il mondo e poi tutto finisce nel suo contrario. Spesso sono delle necessità oggettive che impediscono la crescita: Sono troppo giovane per una chiesa che canta inni vecchi. Ho appena iniziato un nuovo lavoro, non ho tempo per Gesú Cristo. I miei figli hanno bisogno di me giorno e notte, quando saranno grandi mi prenderò tempo per le faccende spirituali. E poi viene il momento in cui uno dice: Sono troppo vecchio per cambiare ancora la mia vita. Di queste cose si devono occupare i giovani. – Questo è l’effetto delle spine che fanno morire la buona semina.

Gesù parla anche degli uccelli e li paragona con il diavolo. È interessante che nel testo greco non stia scritto come di solito satanas, ma diabolos. Il verbo diaballo significa gettare in disordine, creare divisione. Il diavolo è la forza che perturba, che butta via il buono. Il diavolo e quello che crea situazioni ingarbugliate. È l’uccello che vola per mangiarsi subito ogni buon seme e per imbrogliarci sussurrandoci idee che portano via la chiarezza e lasciano solo frammenti in disordine.

Ma alla fine si parla anche della terra buona in questa parabola. In ognuno di noi si trova anche una parte di terra feconda sulla quale cresce bene la parola di Dio. Ricordatevi quello che dicevamo prima: non era necessario che la terra venisse coltivata in anticipo. No, la parola di Dio trova l’aggancio, anche se l’aratro passa dopo la seminatura. Ciò significa che se ci esponiamo alla parola di Dio, se cerchiamo di ascoltare che cosa Dio ha da dire per la nostra vita, questo porta frutto. Non da oggi a domani, ma porterà frutto, forse tanto frutto.

Portare frutto vuol dire che si vede la parola di Dio nella nostra vita. Non penso a cose esteriori come la collanina con la croce o altri segni identificatori. Penso piuttosto ad azioni che mostrano l’amore di Dio. Azioni che possono essere semplici, ma concrete. Ho sentito un barbone che hanno intervistato in tv che diceva ‘La gente butta dei soldi nella mia ciotola senza neanche guardarmi.’ Un sorriso può fare la differenza, o l’aiuto pratico a qualcuno dal quale non mi posso aspettare che contraccambi il favore: Dio aiuta anche me solo così. La parola di Dio vuole portare frutto, e Gesù ci dice che può portare il cento per uno.

Una parabola. Parole antiche, e talvolta ci chiediamo se hanno davvero ancora qualcosa da dire a noi. – Ho letto che si sono trovati dei chicchi di grano in una tomba egiziana di circa 5.000 anni fa. Qualcuno li ha seminati, ha dato acqua e luce e dopo tutti questi anni hanno iniziato a germogliare. Funziona così anche con le parole della Bibbia che talvolta ci sembrano secche o morte. Queste parole riescono a crescere quando il campo del nostro cuore non è più così secco. Lasciamo che l’amore di Dio coltivi i nostri cuori e faccia germogliare la sua parola nella nostra vita. Amen