Sermone: Le lacrime di Gesù

Ho letto sulla rivista Focus la seguente notizia: “Che piangere faccia bene lo sanno gli uomini d’affari giapponesi che, per scaricare lo stress, hanno diffuso la moda, arrivata anche in Europa, dei crying club (club del pianto): locali in cui si va apposta per piangere assieme a perfetti sconosciuti.”

Mi viene da piangere a pensare che qualcosa del genere sia davvero necessario.

Il testo della predicazione di oggi inizia con un pianto di Gesù. Leggo dal vangelo secondo Luca nel 19 capitolo a partire dal versetto 41

41 Quando fu vicino, vedendo la città, pianse su di essa, dicendo: 42 «Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Ma ora è nascosto ai tuoi occhi. 43 Poiché verranno su di te dei giorni nei quali i tuoi nemici ti faranno attorno delle trincee, ti accerchieranno e ti stringeranno da ogni parte; 44 abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché tu non hai conosciuto il tempo nel quale sei stata visitata». 45 Poi, entrato nel tempio, cominciò a scacciare i venditori, 46 dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà una casa di preghiera, ma voi ne avete fatto un covo di ladri”». 47 Ogni giorno insegnava nel tempio. Ma i capi dei sacerdoti e gli scribi e i notabili del popolo cercavano di farlo morire; 48 ma non sapevano come fare, perché tutto il popolo, ascoltandolo, pendeva dalle sue labbra.

Gesù si lamenta e piange. Piange come la vedova di Nain quando il figlio è morto. Piange come la peccatrice mentre ungeva i piedi del suo Signore. Piange come le donne di Gerusalemme che lo seguiranno sulla sua via verso il Golgota. Gesù piange.

Chi vada in pellegrinaggio a Gerusalemme conosce la cappella sulla via che va dal Monte degli Ulivi verso il giardino del Getsemani. Si chiama ‘Dominus flevit’, cioè ‘Il Signore piange’. Sessant’anni fa fu costruita questa cappella sulle fondamenta di una chiesa bizantina del sesto secolo, e ricorda con il suo nome che Gesù pianse dinnanzi alla prospettiva della distruzione di Gerusalemme. Chi entra nella cappella vede una grande finestra ad arco tondo che lascia libera la vista sul centro storico di Gerusalemme. Si estende un mare di case sul quale svettano la chiesa del Santo Sepolcro, la chiesa della salvezza e la moschea Al Aqsa. Dev’essere una veduta splendida su questa città speciale con la sua lunga storia.

Gesù piange, ma finora non è ancora niente successo. Le sue lacrime riguardano il futuro e questo futuro si decide ora. Gerusalemme non sa ciò che sia necessario per la pace. Per questo ci saranno dei giorni nei quali Gerusalemme sarà rasa al suolo. Gesù piange perché vede ciò che dovrà succedere e succederà circa 40 anni dopo. Gerusalemme verrà distrutta dai Romani e il popolo ebraico verrà sparso in tutto il mondo fino ad oggi.

Gerusalemme porta la pace, il ‘shalom’ nel nome, ma ci sono pochi posti su questa terra dove si combatte da centinaia di anni con tanta enfasi e rabbia quanto a Gerusalemme. Tre grandi religioni, tutte e tre con le stesse radici, tutte e tre concentrate sul Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe; tre religioni che cercano di adorare il Dio della pace e dell’amore e dalle quali spesso viene fuori odio e distruzione. Ci può fare piangere. Gesù dice: Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace! Non lo sapeva Gerusalemme ai tempi di Gesù e non lo sappiamo nemmeno noi oggi. Fa piangere.

Il nostro mondo è affamato e assettato di pace. E forse non dobbiamo neanche pensare così lontano a Gerusalemme e dire “Sì, sì è vero quelli lì non sono in grado di fare pace”. Iniziamo da noi. Parliamo di noi e dell’Italia, di Padova e di come noi cerchiamo di fare crescere la pace.

C’è in questi giorni un piccolo video che gira nei social network della Germania. È un breve commento di una giornalista televisiva molto seria. Il programma che lei conduce è noto per essere il più possibile neutro; non si espone a giudicare, non si potrebbe dire se sia di sinistra o di destra, porta semplicemente le notizie al netto. Questa volta, però, la giornalista ha parlato chiaramente; vi riporto alcune frasi come mi sono rimaste impresse nella memoria: “Vediamo che l’odio cresce e non va bene. C’è stato un periodo in cui la gente diceva di nascosto qualcosa contro i richiedenti asilo, contro questi scrocconi che vengono a rubarci i nostri posti di lavoro. Oggi si dice questo apertamente, senza vergognarsi. Non sono solo le parole, perché vediamo anche già dei fatti, delle aggressioni. Per questo dobbiamo aprire la bocca. Chi non è dell’idea che tutti i profughi siano qui illegalmente e che sarebbe meglio fargli annegare in mare o metterli in una camera a gas, deve aprire la bocca e dirlo a voce alta.”

Non mi ricordo di aver mai sentito parole tanto chiare in questo telegiornale. Sono colpita e mi chiedo se io ho aperto abbastanza la bocca o se faccio parte di questa grande massa di persone che non fanno del male – ma non combattono neanche contro.

Non mi piace tanto intromettermi in questioni di politica, ma forse siamo davvero arrivati ad un punto nel quale è necessario aprire la bocca per dire a voce alta parole di pace contro tutto l’odio che cresce. Vi ricordo solamente qualche fatto della nostra città che mi fa riflettere.

C’è qui una comunità musulmana che cerca disperatamente un luogo di preghiera. Con le leggi italiane questo è difficilissimo, quasi impossibile, l’ho visto quando si cercava a Vicenza una seconda sala per le nostre attività. Ma questa gente vuole solo pregare, nient’altro. E anche SE volesse davvero pianificare la prossima grande guerra in questi incontri, non sarebbe meglio concedere un luogo fisso e poter controllare che cosa succede? Non sono esperta di sicurezza, ma non mi sembra che negare un luogo di ritrovo e fare crescere così la rabbia di questi credenti verso lo Stato non sia la soluzione migliore.

Parliamo della Festa dei popoli che non ha potuto avere luogo quest’anno perché il comune non voleva concedere la piazza. La stessa lotta si fa adesso con una cena – alla quale abbiamo aderito anche noi – che viene organizzato dall’Associazione ‘Beaticostruttoridipace’. È una cena tra vari gruppi, dovrebbe portare alla comprensione e all’amicizia, ma il comune fa storie e non vuole avere a che fare con queste cose.

Forse è venuto il tempo di piangere, così come piangeva Gesù. Quando proclamiamo il nostro Dio, parliamo del Dio della pace così come confessa Geremia: Infatti io so i pensieri che medito per voi», dice il SIGNORE: «pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza.Geremia 29,11 Dio ha già fatto pace con l’umanità. Adesso tocca a noi fare la nostra parte.

Gesù mostra con le sue lacrime il suo dolore impotente per la mancanza di pace. Ma c’è anche qualcosa aldilà delle lacrime: possiamo anche noi aiutare e dare un segnale. Almeno i credenti che fanno riferimento tutti ad un Dio che vuole la pace, si impegnano per la comprensione reciproca, per la pace e la riconciliazione. Questo vale per Gerusalemme come anche per Padova.

Solo l’evangelista Luca riporta la scena del pianto di Gesù, che è in contrasto con la sua entrata trionfale e la lode dei discepoli che viene raccontata subito prima della nostra pericope. Luca ci presenta il pianto di Gesù per contrasto con il vero destino di ogni essere umano, cioè di sapere almeno oggi, ciò che occorre per la (…) pace. In Gesù Cristo Dio ha fatto pace con l’umanità. Ricordiamoci la lettera ai Romani Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Romani 5,1 Gesù è la pace in persona ed è il compito della chiesa di portare questa pace nel mondo.

Il dolore d’amore che prova Gesù verso Gerusalemme, la sua simpatia misericordiosa per quella città sta al centro della nostra pericope. Gesù non parla nella sua emozionalità DI Gerusalemme, ma verso di lei. La sua simpatia e solidarietà con Gerusalemme si manifestano nelle sue lacrime. In questo modo ripete il pianto degli esiliati lungo i fiumi di Babilonia. Gesù guarda la città, dove è stato circonciso, dove faceva i primi passi tra la gente del tempio, guarda questa città amata con occhi ebrei e non giudica, non condanna, ma piange. Possiamo vedere in questo pianto, da un lato, l’impotenza, quell’impotenza che sentiamo anche noi se pensiamo alla nostra città ma, dall’altro lato, l’espressione di un dolore che non vuole rimanere nascosto e che Gesù non vuole nascondere. Gesù che piange non provoca paura ma libera coloro che sono pieni di paure. Gesù versa le sue lacrime per la pace della quale ha un grandissimo languore. Gesù ci fa vedere il suo cuore e con questo l’essere di Dio, che ama profondamente Gerusalemme e tutti gli esseri umani. Gesù piange ed è consapevole che il pianto offusca solo nel primo momento gli occhi e poi dà una visione più chiara. Per Gesù c’è un “oltre” alle lacrime e non solo per lui. Chi piange sente l’effetto liberatorio delle lacrime e vede dopo un nuovo mondo, prende forza per un nuovo inizio.

In fine c’è per la profezia per la nuova Gerusalemme, che Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhiApocalisse 21,4a così come cantavano i reduci di Sion Quelli che seminano con lacrime, mieteranno con canti di gioia.Salmo 126,5 Questo pensiero viene espresso in modo ancora più stringato nelle beatitudini dove leggiamo Beati voi che ora piangete, perché riderete. Luca 6,21b.

Le lacrime versate saranno trasformate in lacrime asciugate e sorriso. Le lacrime di Gesù sono piene di promessa e portano dietro alla loro impotenza una grande potenza creatrice.

Lasciamocelo dire ancora una volta Oh se tu sapessi, almeno oggi, ciò che occorre per la tua pace!– Osservando Gesù lo sappiamo. Seguendo i suoi passi possiamo essere portatori di pace. Mettendo le sue parole in atto la profezia della nuova Gerusalemme dove non ci saranno più lacrime può crescere.

Amen

Ulrike

 

 

1 commento
  1. Enza dice:

    Bellissima riflessione grazie perché là parola ci nutre ci illumina ma soprattutto ci mette in discussione per come oggi siamo veramente discepoli del Signore Gesù mi viene da pensare riguardo a Me stessa,ma tu Signore Gesù gioisci per Me per Il mio operato svolto nella chiesa o come Gerusalemme ti faccio ancora piangere?!! guai sé fosse così…. quindi su questa parola del vangelo voglio Signore Gesù portatrice di pace di amore di misericordia .. come Paolo afferma guai sé non predicassi il vangelo ogni giorno…..

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