Sermone: Ritornerà
Il testo della predicazione di quest’oggi ci mostra chiaramente che il tempo dell‘Avvento è un tempo di penitenza. E questo, si potrebbe dire, non centra granché con l’euforia prenatalizia. È un testo incisivo, che parla di lutto e angoscia e della bramosia di redenzione. In questo testo si sente ben poco della gioia dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme, di cui abbiamo ancora parlato l’altra domenica quando abbiamo detto che Gesù è il re dei re che viene, anche verso di noi. Ora le urla di osanna si sono calmate. Il tema di questa domenica è l’attesa del ritorno di Gesù. Il nostro testo si trova nel discorso sulla fine dei tempi in Matteo nel capitolo 24,1-14
Mentre Gesù usciva dal tempio e se ne andava, i suoi discepoli gli si avvicinarono per fargli osservare gli edifici del tempio. 2 Ma egli rispose loro: «Vedete tutte queste cose? Io vi dico in verità: Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata». 3 Mentre egli era seduto sul monte degli Ulivi, i discepoli gli si avvicinarono in disparte, dicendo: «Dicci, quando avverranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?» 4 Gesù rispose loro: «Guardate che nessuno vi seduca. 5 Poiché molti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo”. E ne sedurranno molti. 6 Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi, infatti bisogna che questo avvenga, ma non sarà ancora la fine. 7 Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; ci saranno carestie e terremoti in vari luoghi; 8 ma tutto questo non sarà che principio di dolori. 9 Allora vi abbandoneranno all’oppressione e vi uccideranno e sarete odiati da tutte le genti a motivo del mio nome. 10 Allora molti si svieranno, si tradiranno e si odieranno a vicenda. 11 Molti falsi profeti sorgeranno e sedurranno molti. 12 Poiché l’iniquità aumenterà, l’amore dei più si raffredderà. 13 Ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato. 14 E questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine.
Gesù esce dal tempio e scende nella valle di Chidron e poi sale di nuovo in alto sul Monte degli ulivi verso Betania. Il sole risplende ancora nel tramonto e le pietre di marmo del tempio e il suo tetto d’oro riflettono l’ultima luce del giorno. “Non si può vedere edificio più bello del tempio di Erode! Di che cosa l’ha fatto fare? Di marmo nero, giallo e bianco, una fila in avanti, una fila indietro così che la calce si attacchi. Erode lo voleva addirittura coprire tutto d’oro ma il nostro maestro gli diceva: No, lascia stare, così è ancora più bello; sembra la schiuma delle onde nel mare”. E lo storico ebreo Giuseppe Flavio scrive: “L’aspetto del tempio era tale da renderlo oggetto di adorazione per l’occhio e lo spirito. C’erano dappertutto dei blocchi d’oro e all’alba risplendeva con lo splendore del fuoco, che dava luce agli spettatori. Da lontano sembrava una montagna di neve perché dove non era coperto d’oro era totalmente bianco.” È questo tempio di una bellezza straordinaria, che Gesù sta guardando quando Matteo scrive questo episodio, perché sa già che questo edificio meraviglioso verrà distrutto. Ma per i discepoli quest’affermazione è improvvisa e inaspettata. Gesù dice: «Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sia diroccata». E la profezia di Gesù si compie parola per parola. Quello che vediamo ancora oggi del tempio di Gerusalemme sono solamente le vecchie mura. – M’immagino come i discepoli e Gesù abbiano fatto una pausa durante il cammino verso Betania. Stanno seduti a mezza altezza sul Monte degli ulivi, si godono lo splendore del tempio e sentono un brusco contrasto in queste parole così dure. E visto che sono da soli con Gesù colgono l’occasione per domandare: «Dicci, quando avverranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine dell’età presente?» Esattamente come i discepoli anche tante altre persone nel corso della storia hanno posto questa domanda. Quando sarà? Tanti hanno fatto delle ipotesi, addirittura il nostro John Wesley, si è lasciato trascinare da questa mania e ha ripreso la data che Bengel – un teologo pietista tedesco – aveva proposto per la fine del mondo. Avrebbe dovuto essere più o meno 150 anni fa!
Personalmente devo dire che anch’io trovo angosciante lo scenario che descrive Gesù: mi sembra spaventosamente attuale. Ma è proprio questa l’intenzione del testo. I lettori devono potersi ritrovare in questo testo. Loro devono e anche noi dobbiamo trovarci in questo tempo dei ‘guai’. Solo tra parentesi, in tedesco la traduzione dice “il tempo delle doglie”: forse chi ha passato le doglie può capire di quale guai parla Gesù! Ma quello che mi sembra fondamentale capire è questo: non si tratta di trovare proprio un punto determinato nella storia, ma piuttosto di identificarsi con questo tempo dei guai. Per questo è scritto qualche versetto dopo la nostra pericope: Ma quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo. (Mt 24,36) Per questo non voglio fare oggi con voi delle speculazioni su come si svilupperà la storia, ma piuttosto sentire quello che Gesù dice ai suoi discepoli per il tempo prima della fine, per questo tempo dei guai.
Secondo me l’immagine tedesca per descrivere questo periodo rende bene. Come una donna incinta guarda con attenzione tutto quello che potrebbe nuocere a se stessa o al bambino, così anche la comunità guarda e attende la fine della gravidanza, la fine delle doglie, attende l’arrivo del bambino, l’arrivo di Gesù che ritorna.
Gesù da delle indicazioni piuttosto povere per questo tempo dei guai. Una prima esortazione è: Guardate che nessuno vi seduca. La seduzione è per una comunità qualcosa di più pericoloso della persecuzione. La persecuzione unisce la comunità, la seduzione la spacca. La persecuzione fa vedere quanta verità c’è nella fede, la seduzione quanta ipocrisia. E Gesù ha un’idea ben precisa di come sarà quella seduzione. Egli dice: Poiché molti verranno nel mio nome, dicendo: “Io sono il Cristo” E Gesù aveva ragione. Già nel libro degli Atti, Luca scrive di Teuda e dell’Egiziano che ha portato 4.000 uomini nel deserto. Se un predicatore 2.000 anni fa aveva il potere di disorientare 4.000 persone, quanti potrebbero esser oggi, visto che tramite i mass-media e l’interconnessione globale siamo diventati ancora più raggiungibili? Gesù dà il consiglio di rimanere sobri e dice: State attenti…
Il secondo avvertimento di Gesù riguarda il timore: Voi udrete parlare di guerre e di rumori di guerre; guardate di non turbarvi. Io mi turbo spesso guardando le notizie, vedendo che già di nuovo si è aperto un luogo di crisi, un conflitto. Gesù non promette alla comunità, e neanche a noi di rimanere fuori da queste guerre; ma non il timore, bensì la speranza, la speranza della redenzione deve guidare l’agire della comunità.
Un terzo avvertimento riguarda l’attesa precipitosa. Noi cristiani viviamo nell’attesa della fine ma non sappiamo quando sarà. Questo rappresenta una grande tensione in cui non è facile vivere. A me personalmente piace molto in rapporto a ciò la frase attribuita a Martin Lutero: “Anche se domani venisse la fine del mondo… io andrei ancora oggi a piantare un albero di mela” In questo mondo ci sono abbastanza alberi che devono ancora essere piantati – Ci sono abbastanza cose da fare. Gesù ci vuole dare una speranza viva, ma anche sobria e resistente.
In questi versetti si è parlato finora di eventi catastrofici: guerre, fame, terremoti. Adesso si parla degli eventi che toccano direttamente la comunità, cioè persecuzione, seduzione, falsa profezia, mancanza di disciplina. Gesù parla della decadenza della chiesa. Quando sento parlare di questa decadenza, non penso in primo luogo a dottrine esterne alla fede cristiana, ma piuttosto a dottrine cristiane strane. Penso a quelle persone si considerano cristiani, anche molto pii, ma non ritengono necessario leggere la bibbia perché questo è compito del pastore. È pagato per questo o non è così? Ci dirà quello che è giusto credere o no? E Gesù dice: verificate quello che sentite. Verificate quello che vi viene detto confrontandolo con la Sacra Scrittura, con la vostra tradizione, con le vostre esperienze, con la ragione. Per noi è normale esaminare tutto. Vi faccio un esempio banale: vorrei prendere dei regali di Natale per i miei figli che non siano solo belli, ma soprattutto utili. Mi sono informata su che cosa sarebbe la cosa migliore, ho parlato con diversi genitori, ho letto in internet e adesso cerco. Sono andata in un negozio grandissimo, ho esaminato i loro prodotti ma non erano proprio così come li volevo e sono ritornata senza regali. Penserete che io sia un po’ matta, ma io vi dico: in un modo o nell’altro facciamo tutti, ogni giorno, questo tipo di analisi. Quando qualcosa ci sembra importante, approfondiamo per bene fino a quando siamo convinti. – D’altro canto, devo dire che rimango spesso perplessa di fronte alla facilità con cui tante persone “bevono” le verità della fede senza approfondire nulla. Gesù ci dice: State attenti e verificate quello che sentite.
Un’ulteriore caratteristica della chiesa decadente è la diffusione della mancanza della disciplina. Si slega l’evangelo dalla legge, ma così l’evangelo diventa una grazia a buon mercato. E si ritiene che la legge ci leghi soltanto e che non possa essere anche un cammino di libertà. Senza la legge la vita di una comunità di individui non sarebbe possibile. Senza la legge si distrugge la fiducia e l’affidabilità. Senza la legge si distrugge l’amore ed è proprio quello che intende Gesù dicendo: l’amore dei più si raffredderà. L’amore si raffredda quando le leggi di Dio non sono più considerate come necessarie. È un tema caldo quello di cui parliamo, perché ho l’impressione che proprio nel nome dell’amore e della tolleranza tacciamo spesso e non diciamo quello che leggiamo nella parola di Dio. Ma proprio con questo tipo di tolleranza mal intesa muore l’amore. La legge di Dio ci libera. Più io dipendo da Dio, più divento libero.
Alla fine del suo discorso Gesù parla della parte della comunità che tiene fino alla fine. Quelli saranno salvati. Esiste una parte che non cede, che non molla, ma che vive nella testimonianza di Gesù Cristo. Quella parte della comunità terrà fino alla fine. E a questo punto Gesù dice quando sarà quella fine. Dice: questo vangelo del regno sarà predicato in tutto il mondo, affinché ne sia resa testimonianza a tutte le genti; allora verrà la fine.
La missione mondiale è la fine della storia. In tutto il mondo, per tutti i popoli verrà predicato il vangelo.
Proviamo un attimo a riassumere questo testo difficile. Tutto inizia con la domanda dei discepoli: quale sarà il segno della tua venuta? E Gesù da una risposta totalmente contraria al trend di oggi. Non dice che tutto sarà meglio e ancora meglio, ma l’esatto contrario. Gesù parla della decadenza del mondo e della chiesa. Ma parla anche di speranza. Speranza nel suo ritorno. Speranza nella fine dei guai, nella fine delle doglie. Speranza in un nuovo mondo. Con questa speranza possiamo anche noi come comunità vivere e andare oltre con il nostro lavoro. Amen
Ulrike Jourdan