Sermone: PREDICAZIONE DI DOMENICA 15 DICEMBRE 2013 (Giov. 3,1-16; 2 Cor. 5,14-21)

Gesù non fa filosofia

Oggi, terza domenica di Avvento, andiamo a incontrare un vecchio. Nicodemo era avanti negli anni e aveva una forte personalità: era un dottore della legge, con una carica di grande prestigio quale membro del Sinedrio, l’organo legislativo che amministrava la giustizia.

Nicodemo va da Gesù di notte. La luce del sole era pericolosa perché avrebbe svelato un suo stato di interiore debolezza: infatti, la figura controversa di Gesù doveva avere sollevato in lui dubbi e interrogativi che lo facevano sentire incerto e debole. Aveva bisogno di capire. Ma il dubbio e il bisogno di capire sono in se stessi una finestra aperta per scrutare l’orizzonte della vita. Gesù entra con decisione in quello spazio di dubbio e invita questo vecchio saggio e autorevole a nascere di nuovo.

Gesù sapeva quello che gli stava chiedendo?

Nascere di nuovo! vuol dire cancellare tutto quello che si è formato e strutturato entro la complessità di un’esistenza; è come tornare alla nudità e alla totale dipendenza di un neonato che non sa niente al di là di ciò che percepisce con quel tanto di facoltà fisiche e psichiche ricevute in dote: dovrà imparare l’alfabeto del vivere e quali sono i misteriosi numeri che reggono l’universo. Com’è possibile?

Non si può chiedere questo a un vecchio!

Eppure Gesù lo ha fatto e gli ha detto: tu, carico di anni, di esperienza e di saggezza, devi spogliarti di tutto e rinascere. Le parole di Gesù non sono mai dette per casi unici o particolari: la parole di Gesù, come questo suo invito sconvolgente, sono per tutti i tempi, valgono per ogni età della storia umana come della storia individuale di ciascuno.

Quando parliamo di cose religiose, cioè del rapporto che intratteniamo con Dio, uno dei nostri maggiori difetti è di fare ricorso a un sentimentalismo accomodante che ci acquieta. Ma formule che acquietano le nostre ansie interiori possiamo trovarle facilmente al di fuori del cristianesimo: possono essere assai utili e sono tutt’altro che disprezzabili. Il guaio è che non ci sanano: galleggiano sulla superficie della dura realtà ma non hanno la forza di inciderla. Anche noi, giovani oppure carichi di anni, abbiamo un urgente bisogno di nascere di nuovo.

Gesù non fa della filosofia: ogni suo insegnamento è un invito pressante all’azione concreta. Qualsiasi pensiero io abbia, qualsiasi cosa io faccia, e qualsiasi attività la società persegua, l’appello è che il fine sia nuovo e in totale opposizione al modello che il mondo offre, nel quale le nostre vite sono immerse.

Secondo le parole dell’Apocalisse, è il Cristo che fa ogni cosa nuova. Che cosa significa? Significa che la storia vera, quella che travalica il tempo che conosciamo, è opera del Cristo. Significa che la nostra storia individuale nasce in Cristo nel momento stesso in cui crediamo in lui e in lui cominciamo a vivere. Il valore, il significato, la spiegazione, il perché della mia vita passata si chiariscono nel momento in cui io incontro il Cristo, lo vedo nel suo agire, le sue parole scendono incancellabili nel fondo dell’anima mia; lo vedo in lui, mite e spoglio di ogni potere sul legno della croce, e capisco perché proprio da quel legno il Padre lo ha tratto rivestendolo del fulgore della sua gloria affinché a Lui anche noi possiamo essere attirati, noi piccole creature sperdute.

Se abbiamo ben compreso, a questo punto tutto ci appare chiaro: il centro della vita cristiana e di ciò che essa annuncia non è una morale, non è una determinata forma di religiosità personale o comunitaria; non è neppure una nuova sociologia o un nuovo stile di vita ma è una nuova creazione: ossia la continua proclamazione e instaurazione di un ordine nuovo di pace tra gli uomini e Dio, tra il cielo e la terra tutta.

Ed è terribilmente urgente! Perché così com’è, il mondo è nemico di Dio e come tale si comporta. Il peccato ha rotto e brutalmente rompe l’armonia dell’esistente: anche quando vi siano intelligenza e scienza, anche lì dove fioriscono ragionamenti profondi, il peccato torna inesorabile a distruggere. Non ci può essere pace fra l’uomo e Dio senza una riconciliazione.

Questo nostro mondo, scosso da convulsioni di guerra, dilaniato dalla crudeltà del più forte sul più debole, depauperato delle sue ricchezze e bellezze dalla sete di potere e di possesso, ditemi: come può trovare la via della riconciliazione con se stesso se prima non trova la via della riconciliazione con Dio?

Se il mondo è nemico di Dio, Dio non è nemico del mondo: anzi lo vuole riconciliare a sé; e talmente forte e grande è la sua offerta di riconciliazione che l’ha inscritta nella storia dandoci il suo Figlio. Dio ha reso il Cristo solidale con il peccato dell’uomo ed è lì, ai piedi di quella croce che, nella nostra nudità, troviamo la pace del perdono e della riconciliazione. Lì il male è vinto. È così che Dio rende l’uomo solidale con la giustizia di Cristo.

Questa duplice solidarietà è meravigliosa: muore il vecchio uomo e con Cristo risorge come creatura nuova. Le cose vecchie sono abbandonate, tutto diventa un processo di novità. I metodisti chiamano questo fondamentale, costante processo di novità, santificazione: passo dopo passo, giorno dopo giorno.

Una realtà così alta che si fa vita concreta negli atti e nei pensieri della nostra quotidianità è ragione di riconoscenza e gioia profonda qualsiasi siano le avversità della nostra vita.

Ma se poi la persona nata in Cristo per fede si incapsula in se stessa e non vede più l’altro che gli passa accanto, se un nucleo di credenti non sa offrire il dono della riconciliazione in Dio ai miseri, ai derelitti, ai mali del mondo, a cosa servono? A niente! valgono meno di un grumo di sale che si è fatto insipido.

Ecco invece una lieta, felice notizia per il nostro Natale. L’invito di Gesù a nascere in Lui come creature nuove non ha niente di impositivo: è mite della sua stessa alta mitezza ed è per ognuno. Non poggia sulla nostra nudità di neonati, ma sulla potenza dello Spirito santo che soccorre chi ha creduto, lo trasforma e ne fa un messaggero; ne fa un angelo della riconciliazione perché, come dice il testo che abbiamo letto, Dio ha posto in lei e in lui la parola della riconciliazione.

Che il Signore ci benedica e rinnovi in noi la gioia profonda, eppure timorosa, di essere indegnamente mandati come suoi angeli perché il mondo viva. Amen.

Sermone a cura della nostra Predicatrice locale, Febe Cavazzutti Rossi

Eventi: STUDIO BIBLICO INTERCONFESSIONALE

Studio Biblico

Ricordiamo che Venerdì 13 dicembre, alle ore 20.45, si terrà, presso i nostri locali sociali, in Corso Milano 6 a Padova (suonare alla porta a dx della nostra Chiesa e salire al primo piano) il consueto

STUDIO BIBLICO INTERCONFESSIONALE

che, come dice il nome, è aperto a tutti gli appartenenti a qualsiasi confessione religiosa che preveda la Bibbia quale suo libro sacro.

Per l’occasione, introdurranno il capitolo 11 di Qoelet il prof. Renato Pecsra e Lucia Poli.

Ricordiamo che il noto Prof Paolo Ricca sarà dei nostri alla ripresa degli incontri, Venerdì 10 Gennaio 2014 alle 20,45.

VI ASPETTIAMO NUMEROSI

Per qualsiasi informazione potete contattare la nostra Pastora (vedi pagina contatti) oppure la nostra Predicatrice locale Febe Cavazzutti Rossi allo 049 9900599

News: SINODO 2013

apertura_sinodo_valdese_-6774_2

Dal 25 al 30 agosto, in quel di Torre Pellice, nel cuore delle storiche Valli Valdesi, si è riunita quella che è la più alta autorità valdese e metodista, cioè l’assemblea generale composta da 180 membri chiamata Sinodo dell’Unione delle Chiese Evangeliche Valdesi e Metodiste.

Di seguito, potrete trovare le impressioni di un membro che ha partecipato ai lavori sinodali ed anche alcune importanti deliberazioni sinodali.

Relazione ed impressioni di una Deputata

In questa relazione non mi propongo certo di fare una rassegna esaustiva di tutti gli argomenti dibattuti al Sinodo; seguendo un criterio molto soggettivo, che comporterà numerose inevitabili omissioni, mi limiterò a segnalare i temi che mi hanno maggiormente colpita e che ritengo possano fornire a tutti noi utili spunti di riflessione. Rimando chiunque desideri un’informazione completa e approfondita al numero 34 di “Riforma”, Speciale Sinodo 2013; qualche annotazione e qualche commento si possono trovare anche nel numero 33 del settimanale. Spero davvero che ciascun membro di chiesa trovi qualche minuto per dare almeno una scorsa al ricco materiale offerto da “Riforma”: mi sembra, infatti, che l’appartenenza alla chiesa locale possa essere vissuta con maggiore consapevolezza se si ha un minimo di conoscenza di quanto avviene in ambito nazionale. Si è riscontrato l’ulteriore aumento delle quote dell’otto per mille, che da quest’anno comprendono – e su questo alcuni membri del Sinodo non hanno nascosto le loro perplessità – anche le quote non espresse, per un ammontare complessivo di circa 38 milioni di euro. Con questa tangibile espressione di fiducia e di stima da parte di un così elevato numero di persone che non appartengono alle nostre chiese, che spesso anzi non appartengono ad alcuna confessione religiosa, contrasta drammaticamente il deficit finanziario delle chiese, le quali, come è noto a tutti, si sono impegnate a non devolvere il ricavato dell’otto per mille alle proprie necessità interne, in primo luogo al campo di lavoro. A queste esigenze dovrebbero sopperire le contribuzioni dei membri di chiesa: ma queste non sono sufficienti, e sono in costante calo. Effetto della crisi, delle difficoltà economiche con cui tutti gli italiani in questi tempi difficili devono confrontarsi? In parte sì, indubbiamente. Sintomo dell’indifferenza e dell’egoismo di tanti membri di chiesa? Anche. Ma esiste una motivazione più profonda: un generale disagio, un diffuso senso di estraneità a una chiesa che molti non riescono più a sentire come la loro “casa”. Lo conferma un altro fenomeno: quello degli abbandoni, delle chiese che si spopolano. Nel corso di un anno, le nostre chiese hanno perso circa 400 membri. Come se fosse scomparsa l’intera chiesa di Angrogna, ha commentato amaramente il presidente del Sinodo, pastore Gianni Genre. Non stupisce allora che anche l’Editrice Claudiana sia in deficit e che il settimanale “Riforma-Eco delle Valli” subisca un calo costante di abbonamenti. Il Sinodo ha lanciato una serie di proposte per reagire a questa situazione, per evitare che le difficoltà finanziarie riducano al silenzio la piccola voce di una realtà culturale di minoranza, e appunto per questo quanto mai preziosa per l’Italia, come quella del protestantesimo storico. Risente di problemi finanziari anche la Facoltà Valdese di Teologia, della quale è stata illustrata l’intensa, vivace attività; nonostante alcuni pareri contrari emersi nel corso del dibattito, il Sinodo è arrivato alla decisione di consentire che l’attività di studio e di ricerca della Facoltà possa venire finanziata da alcuni progetti otto per mille. Le conseguenze delle difficoltà finanziarie che affliggono le nostre chiese si fanno sentire in modo particolarmente pesante nel settore del campo di lavoro. Al Sinodo 2013 due nuovi pastori e una diacona sono stati consacrati, ma le forze pastorali non sono sufficienti. Dal Sinodo sono partite alcune proposte per far fronte a questa ormai cronica carenza: le chiese autonome (quelle, cioè, che hanno diritto di scegliersi il pastore) sono state invitate a tener conto anche delle esigenze delle altre chiese, quelle non autonome, presenti nel loro territorio; si è auspicata una più stretta collaborazione tra chiese, e una riscoperta/rivalutazione dei talenti dei vari membri di chiesa; si è suggerito alla Tavola di introdurre anche in Italia l’uso, in vigore oltralpe, di un anno di “vacanza” ad ogni cambio pastorale. Dopo un vivace dibattito in più riprese, il Sinodo ha approvato inoltre un nuovo trattamento di emeritazione per pastori e iscritti ai ruoli. Molti problemi, dunque: non certo nuovi, ma che sempre più vanno aggravandosi. Sono problemi che meriterebbero di essere presi in seria considerazione da parte del Sinodo – meriterebbero a mio avviso (ma non sono la sola a pensarla così) un intero Sinodo dedicato a valutarli con l’attenzione che meritano. Questo, purtroppo, continua a non avvenire, dato che troppi sono gli argomenti sui quali ciascun Sinodo è chiamato a pronunciarsi e inevitabilmente i dibattiti, anche i più interessanti e promettenti, a un certo punto devono essere interrotti per lasciare spazio  al successivo punto all’ordine del giorno. L’intera formula del Sinodo andrebbe ripensata: anche dicendo questo non faccio altro che ripetere quanto ho sentito dire a Torre Pellice, da voci molto autorevoli. Tra gli altri ordini del giorno emanati dal Sinodo, oltre a quelli contro l’omofobia e contro il “femminicidio” o, meglio, contro la violenza di genere, mi è apparso quanto mai opportuno il richiamo allo Stato italiano a prendere provvedimenti contro l’intollerabile situazione delle carceri: un tema sul quale ritengo che l’attenzione delle chiese dovrebbe essere costantemente focalizzata. Tra le iniziative culturali organizzate in occasione del Sinodo, l’incontro a più voci nel Tempio sul tema “Santa ignoranza”. Gli italiani, il pluralismo delle fedi, l’analfabetismo religioso ha richiamato un foltissimo pubblico. Il più forte elemento di attrazione era costituito dalla presenza di Cécile Kyenge, ministra per l’integrazione, che anche in questa occasione si è dimostrata notevole per la
calma, la fermezza e la volontà costruttiva con cui affronta i continui attacchi di cui viene fatta oggetto a causa del colore della sua pelle e della sua stessa appartenenza di genere. Chiudo queste considerazioni con un caloroso invito a leggere, nel n. 34 di “Riforma”, la bella predicazione tenuta dalla pastora Maria Bonafede in occasione del culto di apertura, sul tema “Entrate per la porta stretta” (Mt 7: 13-14). Ne riporto un brevissimo stralcio: “Davvero noi valdesi siamo quelli della porta stretta, capaci di percorrere un sentiero impervio? Non lo so, ma in preghiera mi auguro che quella porta stia nel nostro cuore come l’opportunità del nostro presente e come il futuro che vogliamo”. Sia questo l’augurio anche per la nostra chiesa, dinanzi alle sfide e alle opportunità con le quali dovrà confrontarsi nel nuovo anno di lavoro che si è appena aperto.

Federica Ambrosini (Chiesa Valdese di Venezia)

ATTI DEL SINODO

Art. 120 – Il Sinodo, informato della situazione economica della Tavola valdese e del Comitato permanente OPCEMI in relazione al disavanzo tra contribuzioni e necessità finanziarie del campo di lavoro; informato altresì che le prospettive future vedranno diminuire progressivamente le entrate
provenienti dalla gestione degli stabili a causa della fisiologica necessità di accantonamenti e dell’aumento dell’imposizione fiscale; consapevole che la testimonianza cristiana nasce dal dono gratuito di Dio che chiama, ma al
contempo è esigente, e che l’uso del denaro è generalmente specchio dell’esistenza; ricordando che “dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6:21, Luca 12:34), invita i membri delle nostre chiese a riflettere sul loro rapporto con la Chiesa anche a partire dal proprio impegno contributivo; invita i consigli di chiesa e i concistori a studiare iniziative che motivino i membri di chiesa a contribuire generosamente, ricordando a tutti il vincolo liberamente scelto ed espresso anche nelle nostre Discipline; invita la Tavola e il Comitato permanente OPCEMI a studiare nuove strategie di
finanziamento, prendendo in considerazione anche le esperienze di altre chiese evangeliche europee e nordamericane. Ringrazia le chiese sorelle all’estero e i comitati di amici che, attraverso i loro generosi doni, hanno
permesso la chiusura in pareggio del bilancio.

Art. 123 – Il Sinodo approva il nuovo trattamento di emeritazione per gli iscritti nei ruoli amministrativi allegato al presente atto con le seguenti specificazioni: l’applicazione integrale inizia con gli iscritti e iscritte nei ruoli consacrati a partire dal 1 gennaio 2010; agli iscritti e iscritte nei ruoli che sono cittadini stranieri, per i quali è stato possibile versare i contributi solo a partire dal 2000, è riconosciuta l’anzianità dall’anno di entrata nei ruoli; agli iscritti e iscritte nei ruoli consacrati dal 1 gennaio 1996 al 31 dicembre 2009 e che al compimento del 70° anno di età non raggiungono i 40 anni di contributi, non potrà essere applicata una riduzione del trattamento di emeritazione superiore al 12,5%. Il Sinodo incarica la CR di predisporre i necessari adeguamenti regolamentari.

Art. 136 – Il Sinodo, richiamandosi a una predicazione cristiana che annuncia che il Signore ci ha accolti al di là del nostro genere, provenienza geografica, orientamento sessuale, come espresso nella parola biblica: “Non c’è qui né Giudeo né Greco; non c’è né schiavo né libero; non c’è né maschio né femmina perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3:28) e che ci chiama a condividere questa gioia che invita all’amore per il prossimo; consapevole di rappresentare una chiesa che dialoga, al suo interno e con la società, riafferma il proprio impegno di contrasto a ogni forma di discriminazione, da realizzare anche attraverso percorsi di crescita comuni e di confronto sulle relazioni affettive. Richiama le chiese all’attenzione e all’ascolto delle esperienze di ogni persona vittima di sopruso omofobo. Invita le chiese a proseguire nell’organizzazione di momenti di crescita spirituali che sottolineino la centralità dell’accoglienza nella nostra spiritualità, anche organizzando veglie e culti in occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia (17 maggio) come già iniziato da anni in alcune chiese metodiste e valdesi e come avviene in molte chiese sorelle. Ringrazia la commissione Fede e omosessualità, che ora coinvolge anche le chiese battiste, per il lavoro svolto e per il materiale prodotto e invita le chiese a utilizzarlo, così come la lettera della CEPPLE sul tema della benedizione delle coppie dello stesso sesso. Richiama, di fronte ai gravi episodi omofobici degli ultimi mesi, la necessità che anche l’Italia, in coerenza con l’art. 3 della Costituzione della Repubblica, adotti al più presto una chiara legislazione contro la violenza omofoba.

Art. 137 – Il Sinodo, consapevole che il fenomeno della prevaricazione e della violenza di genere (verbale, psicologica, fisica) contro le donne è frutto di una secolare cultura patriarcale e sta emergendo quale problema sociale pericolosamente diffuso e trasversale rispetto alle convinzioni politiche, gli strati sociali e l’ubicazione geografica; che la sua degenerazione estrema, il femminicidio, si sta rivelando in tutta la sua gravità; che per contrastare questo stato di violenza sulle donne non è sufficiente agire con l’inasprimento delle pene, ma è urgente favorire un cambiamento culturale della società tutta, in cui la chiesa ha la sua parte di responsabilità; che è necessario un lavoro all’interno delle chiese metodiste e valdesi sul fronte della formazione alle relazioni e dell’ascolto delle situazioni sommerse perché queste non trovano voce neppure al nostro interno, anche per la difficoltà delle chiese d’intervenire nelle relazioni familiari; preso atto che una riflessione sulla maschilità esiste nelle nostre chiese e può essere una risorsa per ripensare i ruoli e le identità di genere; chiede agli organismi territoriali e alle chiese locali d’impegnarsi fortemente nel riaprire la discussione sulle questioni di genere e nell’affrontare i fenomeni di prevaricazione e violenza a tutti i livelli e con tutti gli strumenti a disposizione, al fine di favorire la crescita di una cultura che permetta di accettare le scelte dell’altro/a anche quando la relazione di coppia si rompe.
Chiede alla Tavola, agli organismi territoriali e alle chiese locali di appoggiare iniziative di sostegno (sia psicologico, sia finanziario) alle vittime di violenza.

Art. 140 – Il Sinodo, richiamando l’appello biblico di Genesi 2:15: “Dio prese dunque l’essere umano e lo pose nel giardino dell’Eden perché lo lavorasse e lo custodisse”, le riflessioni proposte in questi anni dalla Commissione globalizzazione e ambiente (GLAM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia sui temi della salvaguardia del creato, la Carta ecumenica del 2001 che esortava sia a riconoscere “con gratitudine il dono del creato, il valore e la bellezza della natura” sia a “impegnarci insieme per realizzare condizioni sostenibili di vita per l’intero creato”; ritenendo che l’impegno per la salvaguardia del creato sia uno dei compiti prioritari delle nostre chiese e che i nostri stili di vita e le nostre azioni, anche piccole, abbiano delle conseguenze globali, chiede alle chiese di mettere in pratica queste riflessioni attraverso azioni concrete come quelle proposte dalla Commissione GLAM con le esperienze di comunità ecocompatibili e/o con l’esperienza di certificazione ambientale come quella ottenuta dalla Chiesa valdese di Milano col progetto “Gallo verde”.

Art. 142 – Il Sinodo, anche alla luce della recente sentenza pilota della Corte europea dei diritti umani “Torreggiani contro Italia” che condanna la Repubblica per avere, nelle proprie carceri, violato le norme contro i trattamenti inumani e degradanti; nella consapevolezza che il grado di civiltà e di progresso sociale di un Paese si misuri anche dalla sua capacità di trattare in maniera dignitosa quanti sono per motivi penali privati delle libertà personali, denuncia la vergognosa situazione in cui versano le carceri italiane,luoghi di detenzione, ma, è bene ricordarlo, anche di lavoro, dove ai reclusi è sostanzialmente impedito l’accesso ai diritti fondamentali e dove operatori e agenti sono costretti a lavorare in condizioni indicibili. Auspica che le istituzioni della Repubblica, già più volte richiamate in tal senso da diversi organi internazionali, intervengano energicamente al fine di rimuovere tutti gli ostacoli all’accesso ai diritti fondamentali a quanti vivono l’esperienza della detenzione, nella convinzione che tali ostacoli tradiscano in maniera evidente lo spirito costituzionale della pena come trattamento finalizzato alla rieducazione del reo. Invita le chiese metodiste e valdesi italiane, nei propri territori, a partecipare a quanti più progetti tesi a promuovere il reinserimento sociale di detenuti ed ex detenuti, l’assistenza e
l’accompagnamento delle vittime di reato, la riconciliazione, anche sulla scorta delle esperienze avviate dalle chiese già impegnate in tale ambito e dalle opere diaconali.

Eventi: CONCERTO DI AVVENTO DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

Coro voci bianche Pollini

Siamo lieti di informare che, domenica 8 dicembre, alle ore 17.00, presso la nostra sala di culto in Corso Milano 6 a Padova, il Coro di voci bianche del Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova, diretto da Marina Malavasi con Alessandro Kirschner al pianoforte, allieterà la giornata domenicale con un concerto.

A seguire “merenda invernale per bimbi e bimbe… giovani … meno giovani …”.

Fondato nel 2007, il coro è composto da circa 45 ragazzi tra i 7 e 15 anni.
Le prove si svolgono di norma il lunedi e il giovedi presso la sede staccata del conservatorio Cesare Pollini in via Bertacchi 15 (Padova), dalle 16.45 alle 17,45 per i ragazzi del coro Junior e dalla 17,30 alle 19 per i ragazzi del Coro Pollini. I coristi sono valutati in una audizione iniziale per conoscerne le caratteristiche vocali. Il Coro partecipa a circa 20 concerti all’anno nella provincia di Padova e nelle provincie limitrofe.

E’ diretto da Marina Malavasi e si avvale della collaborazione di Alessandro Kirschner, pianista e compositore di alcuni brani originali per il coro, e di Ignacio Vazzoler per la preparazione vocale dei coristi.

News: UN PO’ DI BIBBIA NON HA MAI FATTO MALE A NESSUNO. ANZI …

Catechismo RiccaInformiamo tutti i membri della nostra Chiesa, i simpatizzanti e tutti gli amici che ci seguono da questo sito internet o tramite i social network che sono  ripresi i tradizionali studi biblici ed il catechismo per gli adulti.

Per la precisione:

CATECHISMO PUBBLICO
Ogni domenica,  prima del culto (solo quando viene tenuto dalla pastora) dalle ore 11 alle 11, 10 si tiene la lettura e un breve commento al Catechismo di Heidelberg (si seguirà Paolo Ricca, La fede cristiana evangelica. Un commento al Catechismo di Heidelberg, Torino, Claudiana, 2011. Se qualcuno/a vuole acquistare il volume si rivolga alla pastora).

CATECHISMO INDIVIDUALE

In giorni ed ore diversi, a seconda delle esigenze e degli impegni di ciascun catecumeno, la pastora è disponibile per chiunque desideri iniziare un percorso di catechismo. O anche solo per avvicinarsi alla nostra fede.

STUDIO BIBLICO
Gli studi biblici si tengono ogni secondo e quarto mercoledì del mese alle ore 18, presso le famiglie dei membri di Chiesa che si mostrano disponibili. Gli incontri sono incentrati sullo studio della lettera ai Galati.

Il prossimo incontro si terrà l’11 dicembre. Si prega di contattare la pastora per maggiori informazioni.

STUDIO BIBLICO INTERCONFESSIONALE
Il Qohelet sarà oggetto dello studio biblico interconfessionale (in collaborazione con alcuni fratelli cattolici) che si tiene presso i locali sociali il primo e il terzo venerdì del mese alle ore 20, 45.

IMPORTANTE!

Si ricorda che la nostra pastora, Caterina Griffante, è presente nei locali sociali ogni mercoledì (dalle 10 alle 16, 30) a disposizione di chiunque desideri un colloquio, una visita pastorale o semplicemente qualche informazione.

Si prega di telefonare al numero 3471720957  oppure di scrivere una mail a cgriffante@chiesavaldese.org

In ascolto: QUANDO PENSO ALLA CHIESA …

Quando penso alla chiesa, la vorrei diversa da come è: attraente, invitante, convincente, militante, probabilmente varia e universale, intima e pubblica, ricca e nutriente, povera e verace, sorprendente e solida.

Insomma, Dio mio, vorrei che la tua chiesa, che è la nostra chiesa mi offrisse tutto ciò che io non le offro.

Tu la conosci bene, certamente meglio di me, questa chiesa che a volte fuma appena, come una
candela consumata.

Tu sai che è troppo piccola per la tua grandezza e troppo grande per la nostra
piccolezza, una chiesa amata male e quindi poco affettuosa, una chiesa la cui fedeltà diventa ripetitiva e l’infedeltà abituale, una chiesa che si accontenta delle belle parole e che contribuisce a rattristare la vita con sentimenti buoni quanto inutili e con accuse scoraggianti.

Allora, Dio mio, fa’ che io la smetta di criticare la chiesa, per sentirmi dispensato dall’impegnarmici.

Fa’ che la smetta di sbirciare i suoi difetti dal buco della serratura per sentirmi autorizzato a non varcare la sua porta.

Fa’ che io abbandoni il banco degli spettatori e dei beffeggiatori per sedermi al banco degli attori e dei celebranti.

Poiché solo in questo modo potrò smettere di guardare con distanza alla tua chiesa, che è la nostra chiesa, per imparare a viverci insieme agli altri.

Questa chiesa tu la convochi e la raduni giorno dopo giorno, come il pastore recupera senza sosta la pecora che zoppica e che rimane indietro, come la rammendatrice riprende continuamente le maglie che si sfilano e si strappano.

Tuo figlio è il capo di un corpo dalle membra disgiunte. E’ il primo nato da una famiglia di figli separati.

E’ la pietra angolare di una casa incompiuta.

Eppure tu sei attaccato proprio alla chiesa e non soltanto agli individui dove ognuno preferisce se stesso agli altri.

Poiché tu sei legato all’umanità intera e non solo ai membri di un club. La tua
chiesa è dunque il segno visibile del tuo disegno complessivo.

Io esito a definire questa chiesa mia madre, perché non mi ha generato, ma l’ho incontrata.

Esito a chiamarla sorella perché non siamo legati dall’oscurità del sangue, ma dalla libertà dello spirito.

Ma voglio definirla la mia famiglia, perché le sono legato nel bene e nel male.

E’ la mia nuova famiglia, di cui tu sei l’iniziatore, tuo Figlio il liberatore e il tuo Spirito l’unificatore.

Amen

André Dumas (1918‐1996) Pastore e teologo della Chiesa Riformata di Francia

Sermone: PREDICAZIONE DI DOMENICA 29 SETTEMBRE 2013 (Lc. 17,1-6; 1Pt. 2,1-4)

“Se davvero avete già gustato come è buono il Signore, deponete  ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza”

Viviamo in mezzo agli scandali, siamo invasi dagli scandali, non ne possiamo più di vane denunce di scandali che in una fitta rete avvolgono, asfissiano e divorano la vita della terra. Parrebbe che la corruzione sia il cibo prescelto dai potenti del mondo per alimentare il proprio potere, ma anche da tanta piccola gente per la propria piccola sopravvivenza. Ma poi, che dire? esiste sulla terra uno scandalo maggiore della guerra? Non è uno scandalo di per sé la falsa misurazione di quale sia l’arma di guerra più letale?

Tante volte nel corso dei miei anni la lettura del brano di Luca che ha aperto la nostra riflessione, che Matteo e Marco riportano con uguali parole, mi ha spaventato per la durezza della condanna in termini così crudi, quasi inusitati per l’evangelo della misericordia. Facciamoci animo e cerchiamo di coglierne il significato interiore, tutt’altro che ovvio, che la Bibbia offre a seconda dell’uso che fa della parola scandalo.

 Per un caso fortunato, l’antica parola aramaica e quella greca coincidono e intendono la medesima cosa. Lo scandalo era un piccolo pezzetto di legno che nelle trappole tiene tesa la molla e, appena urtato, la fa scattare. In aramaico, però, lo scandalo, quell’innocuo pezzetto di legno, è associato all’esca, il boccone posto all’interno che attira e fa sì che sia proprio la vittima a far scattare la sua trappola mortale.

 Vediamo subito, quindi, che il termine non contiene l’idea di qualcuno che in modo deplorevole produce una cattiva impressione e gravemente ferisce l’innocente, l’essere semplice di cuore e di mente – e in questo caso poco importa che si tratti di bambini o di adulti. Siamo di fronte a qualcosa di gran lunga peggiore, di così grave che non siamo in grado di misurarne il danno. Si tratta, dunque, di indurre questi piccoli, semplici e ignari, a lasciarsi catturare e cadere nella trappola del peccato!

 Addentriamoci un poco di più. Cosa significa far cadere nella trappola del peccato? E ancora: cosa si intende qui per “peccato”? È qualcosa che concerne la morale? Per noi, immersi come siamo nella mentalità cattolica che usa distinguere da peccato a peccato, sorge la domanda: concerne la morale sessuale?

 La realtà è che la morale, nelle sue diverse e variegate forme, cambia! È soggetta ai mutamenti operati dai tempi, dalla cultura, dalle diverse forme religiose impresse nella cultura, dal luogo geografico e addirittura da quello familiare! Per fortuna è anche soggetta allo sviluppo della conoscenza che cresce nel mondo e che può liberare da molte schiavitù.

 Allora vediamo come Gesù stesso ne dà il senso riguardo alla propria vita. Ricordiamo tutti il racconto di Matteo: del giorno in cui Gesù chiede cosa pensa la gente di lui, chi dice che egli sia. Poi Gesù fissa lo sguardo sui suoi discepoli e chiede a bruciapelo: e voi, chi dite che io sia? Simone, cioè Pietro, l’irruente, l’impulsivo, risponde pronto: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù a lui: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli”. Tu sei un uomo felice, Simone, sei beato perché ciò che hai affermato non ti viene da una esperienza della tua naturale carnalità, ti viene dalla sapienza di Dio che, secondo una citazione dal profeta Isaia, libera dall’oscurità e dalle tenebre (Is. 28,18-19).

 A questo punto Gesù si apre: annuncia che dovrà passare attraverso grandi sofferenze, e persino la morte. Il solito Pietro lo prende in disparte e protesta: Dio ne scampi, questo non ti accadrà mai. La reazione di Gesù è fulminea: «Stai lontano da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

 Infine, eccoci arrivati al cuore del problema.

 Scandalo è essere impigliati nella mentalità corrotta di questo mondo – ma non solo: farvi cadere gli animi semplici, far perdere loro il bene della fede, far vacillare in loro la fiducia nella bontà della Parola di Dio, e lasciarli intrappolati nella mentalità corruttrice che regola il mondo, sperduti e soli.

 Siamo di fronte a un insegnamento molto serio per la qualità della vita di credenti che conduciamo. Niente è più facile che essere imprigionati nella mentalità di questo mondo: addirittura quando usiamo un linguaggio e abbiamo atteggiamenti religiosi. E’ talmente facile che possiamo caderci persino quando preghiamo: quando chiediamo che il Signore benedica i nostri affari, ci offra le soluzioni che a noi sembrano le migliori per il nostro stesso benessere, e dimentichiamo l’avvertimento di Gesù: Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? (Matt. 16,26). Preoccupatevi della salute della vostra anima e non abbiate paura delle asperità della via stretta e del vostro stesso benessere, perché allora sarete beati. Lo Spirito santo che pur sempre soffia sul mondo, vi aprirà ai pensieri di Dio e gusterete cos’è un cuore felice.

 Nell’Antico come nel Nuovo Testamento l’idea di qualcosa che ci fa cadere è associata anche all’immagine della pietra: se inciampiamo in un sasso, cadiamo lungo distesi rivelando quel che siamo in realtà.

 Ma vi chiedo ancora un momento: proviamo a rovesciare la prospettiva. Cosa fa cadere, cosa dà più fastidio al corrotto: forse l’incontro con un altro corrotto? Ma nemmeno per sogno! I due faranno comunella insieme: è così che si tesse la rete che distrugge la vita. La pietra di cui i due vorranno liberarsi è il loro opposto: la sincerità, l’onestà, ahimè! la verità. Di quella cercheranno in ogni modo di liberarsi.

 Cristo, ci dice la Scrittura, è la pietra d’intoppo con la quale il mondo, la storia, così come ogni nuova generazione, sono costretti a misurarsi. È lì, imperitura, impossibile da scansare perché in fondo, e forse senza che ne siamo consapevoli, è lì che cerchiamo e troviamo ciò che il nostro essere più profondamente desidera. La guerra, le vittorie del potere non fanno che riprodurre se stesse e allontanare la giustizia e la pace. Dio ne ha fatto la pietra d’angolo sulla quale lo Spirito costruisce, e persino noi possiamo costruire come pietre vive e vere.

 Amorevolmente la lettera di Pietro ci invita: se davvero avete già gustato come è buono il Signore, deponete dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza. Quando lo facciamo, anche se già gli anni pesano sulle nostre spalle, ci ritroviamo davvero come dei neonati, nudi e indifesi. Abbiamo bisogno di nutrirci ogni giorno col puro latte spirituale della sua Parola per la salvezza non solo nostra, ma del mondo nel tempo e oltre il tempo. AMEN.

 Sermone a cura della nostra Predicatrice Locale, Febe Cavazzutti Rossi