Pasqua

Culto di Pasqua

Culto di Pasqua a cura delle pastore e dei pastori del VII Circuito

Saluto: Sovrintendente Maria Paola Gonano
Liturgia a cura delle/i pastore/i:
Marco Casci, Dieter Kampen,
Daniela Santoro, Laura Testa
Predicazioni: past. George Ennin, past. Davide Ollearo

LINK: https://youtu.be/R6xLCPLiFis

Venerdì santo

In questo si è manifestato per noi l’amore di Dio:
che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo affinché, per mezzo di lui, vivessimo.
In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che egli ha amato noi,
e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati.

(1 Giovanni 4,9s)

Matteo 27,27-44 (testo)

Tutto quello che precede la morte di Gesù, è scherno, beffa, derisione.
I pellegrini che si erano recati a Gerusalemme per festeggiare la Pasqua, i discepoli che, nonostante gli avvertimenti, non sono stati in grado di capire il progetto di Dio, la folla che conosceva Gesù per fama, forse gli stessi farisei e dottori della legge: tutti si aspettavano qualcosa da Gesù… ma in soli tre giorni, dal lunedì al mercoledì, tutte le speranze riposte in lui vengono disilluse.
I mantelli che erano stati spiegati per accogliere il passaggio di Colui che viene nel nome del Signore, non sono sulla strada che porta Gesù al Golgota: chi lo aveva accompagnato con lodi e canti, ora lo accusa e tortura.

Vorremmo dire che non capiamo… e invece capiamo benissimo: capita anche a noi. Quando veniamo delusi nelle nostre aspettative, quando le nostre certezze e poi le nostre speranze svaniscono, si alternano in noi rassegnazione e rabbia.

Sei tu il re dei giudei? Sei tu il messia che ci era stato annunciato?
Perché, dopo essere entrato a Gerusalemme non hai chiamato a raccolta il popolo e non lo hai guidato verso la libertà?
Se non ci hai preso in giro, scendi da quella croce: chiedi a Dio di liberarti. Cogli l’attimo: dopo aver fatto credere di essere debole, innocuo, un agnello in mano ai tuoi aguzzini, ora è il momento giusto per rivelarti come figlio di Dio.
Se scenderai dalla croce, come potremmo non credere in te, non seguirti, non adorarti?
Scendi, e saremo con te. Fa’ quello che noi ci aspettiamo, e noi ti seguiremo.

Ma Gesù non risponde. E la provocazione diventa scherno, insulto, rabbia. Più la gente non capisce, più diventa violenta; più Gesù non risponde e non fa quello che gli chiedono, più viene considerato falso e lasciato solo.

Come siamo simili, noi e la folla! Sappiamo esattamente che cosa Dio dovrebbe fare per noi, ma Lui sembra non ascoltarci; gli offriamo anche delle alternative, ma lui non risponde; ci proponiamo di aiutarlo se farà ciò che ci aspettiamo da lui, ma niente, non si muove… e il dubbio si insinua nei nostri pensieri: ma, allora, le sue promesse sono false? i suoi progetti inconsistenti? le sue parole illusioni? abbiamo mal riposto la nostra fede? A volte anche noi arriviamo a supplicare, fino a quando rassegnati, delusi, arrabbiati, siamo pronti a voltare le spalle…

MATTEO 27,45-50 (testo)

Per tre ore il buio avvolge Gerusalemme e preannuncia la morte di Gesù.
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Chissà che cosa voleva esprimere Gesù con queste parole: abbandono, sofferenza, forse anche paura all’avvi­cinarsi della morte…
Ma anche questo grido di Gesù viene frainteso dalla folla: “Ecco, chiama Elia”.
E forse la speranza si riaccende: se Gesù non può scendere dalla croce, allora verrà Elia in suo aiuto; Dio non ci deluderà!

Ma Elia non arriva: Gesù muore, e con lui svaniscono anche le ultime piccole speranze ancora segretamente riposte negli animi dei suoi seguaci. Tutti e tutte tornano a casa, alcuni delusi, altri arrabbiati o increduli o rassegnati…

E noi? Dove siamo? Davanti alla croce, sulla via per casa o già impegnati in altre attività?
Davanti alla croce prevalgono la compassione, la rassegnazione, il dispiacere che normalmente si provano nei confronti di chi muore ingiustamente, vittima innocente.
Rassegnazione e pietà: Giuseppe d’Arimatea si preoccuperà di trovare un posto in cui posare il corpo di Gesù, mentre le donne pensano già agli oli e ai profumi per la sepoltura: che altro si può fare? Quella di Gesù è stata una bella parentesi, ma la vita è altro. La liberazione, la salvezza, il compimento delle promesse di Dio, avverranno in un altro modo… in un altro tempo.

Ma… se invece questo fosse proprio il momento giusto per rivolgerci a Dio? Il momento giusto non per dargli consigli o mostrargli la nostra contrarietà per il suo silenzio, ma per esprimere i nostri dubbi, le nostre paure, il nostro bisogno di consolazione?
Gesù, anche in questo ultimo atto della sua vita, ci un’indicazione: le sue parole sono: Dio mio, perché mi hai abbandonato? Ricordate?
È con questa frase che si apre il salmo 22 (testo).

La storia del salmista, sembra rivivere e compiersi in quella di Gesù. Una storia di dolore, sofferenza, tradimento, solitudine, che viene narrata a Dio per viverla insieme a lui; la storia del presente di un uomo che confida nel futuro promesso da Dio… ma anche la storia di un Dio che non rinuncia a condividere l’esistenza umana per poterla redimere e salvare, non dall’alto dei cieli, ma nel profondo della terra; non nella pace dei cieli, ma nel trambusto della nostra vita.

E così una storia senza lieto fine, si prepara a diventare la storia della speranza; una storia di solitudine e abbandono, si rivela la storia dell’Emmanuele, del Dio con noi.

Inno 102 (clicca per ascoltare) Innario Cristiano – Claudiana
Ivan Furlanis, organista della chiesa metodista di Padova

Signore,
in questi giorni sono tante le domande e i dubbi che si affollano nella nostra mente,
sul nostro presente, ma anche sul nostro futuro;
sui nostri progetti, ma anche sul tuo progetto per noi.

Abbiamo la tentazione di considerarci semplici spettatori della settimana santa,
invece ci scopriamo parte della folla,
quella folla che pur avendoti vicino, è lontana da te.

Siamo lontani ogni volta che ci consideriamo unici artefici della nostra esistenza;
ogni volta che tristi, sconsolati, delusi,
ti accusiamo di non fare abbastanza, di deluderci, di averci abbandonato;

ogni volta che ti sfidiamo a mostrare il tuo potere, il tuo amore, la tua misericordia;
ogni volta che stendiamo i nostri mantelli al tuo passaggio, ma evitiamo di accompagnarti,
aspettando che tu compia il tuo volere per noi e non insieme a noi.
Ma ai piedi della croce ti riscopriamo nostro fratello, nostro Padre, nostra speranza, nostro Dio,
colui che “non ha disprezzato né sdegnato l’afflizione del sofferente,
non gli ha nascosto il suo volto;
ma quando quello ha gridato a lui, Egli l’ha esaudito”. (Salmo 22,24)

Ascoltaci ed esaudiscici. Te lo chiediamo nel nome di Gesù, Amen.

Past. Daniela Santoro

Notiziario Pasqua 2020

PASQUA 2020

Ecco il nuovo numero del Notiziario della Chiesa Evangelica Metodista di Padova, da leggere o scaricare:

Circolare OPCEMI – Pasqua 2020

OPCEMInews Pasqua 2020

Ecco la Circolare dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia da leggere o scaricare:

Settimana Santa

DALLE PALME A PASQUA

Quante cose accadono tra la domenica delle palme e la domenica di Pasqua!

Ricordiamo gli incontri, le azioni, le parole, gli avvenimenti ricostruendo giorno per giorno la Settimana Santa: rileggiamo i testi biblici e scegliamo uno o più oggetti che li rappresentino per realizzare la “nostra” settimana.

INVIATE le foto della vostra settimana (dsantoro@chiesavaldese.org): le pubblicheremo sul sito.

Scarica il pdf con le istruzioni e le indicazioni dei testi biblici: Dalle Palme a Pasqua italiano o inglese Dalle Palme a Pasqua English

Domenica delle Palme

Esulta grandemente, o figlia di Sion,
manda grida di gioia, o figlia di Gerusalemme;
ecco, il tuo re viene a te;
egli è giusto e vittorioso,
umile, in groppa a un asino,
sopra un puledro, il piccolo dell’asina.
(Zaccaria 9,9)

Marco 10,46-11,11  (testo)

Una storia di mantelli!

Si, mantelli. Sono loro i protagonisti nascosti del viaggio di Gesù da Gerico a Gerusalemme. L’evangelista Marco sottolinea che Bartimeo ha un mantello, che i discepoli mettono i propri mantelli sul puledro che poi daranno a Gesù, che la folla dei pellegrini stende i mantelli al passaggio di Gesù.
Il mantello è una delle poche cose che un mendicante cieco come Bartimeo possedeva ed era una grande ricchezza: lo poteva usare come cuscino, stare seduti tutto il giorno a terra non è comodo; lo poteva usare come coperta o per nascondersi alla vista degli altri, lui che per tutto il giorno era costretto ad esporsi sulla strada per sopravvivere.
Quando Bartimeo sente che sta passando Gesù, lo chiama e Gesù, a sua volta, lo fa chiamare: non si vedono, ma è come se già si conoscessero e riconoscendosi si chiamano a vicenda.
E a questo punto, dopo essere stato chiamato da Gesù, il mantello di Bartimeo prende letteralmente il volo. Bartimeo sa che andando da Gesù troverà ciò di cui ha veramente bisogno. E infatti, dopo l’incontro e la guarigione, Bartimeo non torna indietro per recuperare il suo mantello: lui segue Gesù.

Anche i discepoli rinunciano, anche se momentaneamente, ai propri mantelli quando li usano come sella sul puledro, e anche la folla vedendo arrivare Gesù stende i propri mantelli al suo passaggio  riconoscendolo come Colui che viene nel nome del Signore per portare a compimento le profezie. Tutti lodano Gesù, gli mostrano rispetto, lo acclamano… ma tutti, subito dopo, riprendono i mantelli in mano, nessuno lo segue.
E Gesù, forse perché non viene chiamato e non gli viene fatta alcuna richiesta, non parla, si limita a guardarsi attorno.

Ogni anno, ricordando la domenica delle palme, Gesù ci passa accanto. E ogni anno dobbiamo decidere cosa fare del nostro mantello.

Possiamo tenerlo strettamente in mano per paura di perdere quel po’ di sicurezza che abbiamo e limitarci a dire di credere in Gesù, quel Dio un po’ strano che vuole sconfiggere la morte morendo e che ci rende signori sul mondo invitandoci a servire il nostro prossimo.
Possiamo stendere il nostro mantello ai piedi di Gesù, confessando la nostra fede nel re che viene ad instaurare un nuovo regno… e aspettare che lui realizzi quello che noi abbiamo in mente per la nostra vita.
Possiamo gettare via il nostro mantello, perché riconosciamo come Bartimeo che dopo Pasqua qualsiasi mantello, qualunque sicurezza abbiamo in mano, non serve più a niente. E vedendolo passare, possiamo chiamarlo, attirare la sua attenzione, sapendo che lui risponderà al nostro richiamo e ci chiamerà a sua volta donandoci ciò di cui abbiamo bisogno.

Sono tre scelte diverse che per quanto abbiano le stesse parole, “credo in Gesù Cristo Salvatore”, hanno conseguenze molto diverse.

Dire “io credo” con il mantello in mano significa non aspettarci niente da Dio adesso; questa è la fede del poi, del “qui sulla terra ognuno si deve arrangiare come può, quindi si, credo, ma ne riparliamo nel regno che verrà”. Penso che questa sia una posizione molto diffusa, anche se è l’espressione di una fede senza speranza, una fede triste e solitaria.

Se dico “io credo” e stendo il mio mantello davanti a Gesù, riconosco la sua regalità, l’onore che gli spetta: penso di sapere tutto di lui, di averlo riconosciuto, come la folla che accoglie Gesù a Gerusalemme. Ma a volte Dio non è come noi vorremmo che fosse: i suoi piani non sono i nostri, e rischiamo di non accoglierlo quando i nostri pensieri e i suoi pensieri divergono, esattamente come accade alla folla nei giorni successivi; rischiamo di non riuscire a comprendere le sue parole, proprio come accade ai discepoli prima della resurrezione.

E poi c’è la fede di Bartimeo, una fede senza pretese, che non ha bisogno di vedere, ma si fida e contro ogni ragionevolezza si affida a Dio gettando via il mantello per seguire Gesù. È la fede che si esprime nel condividere con gli altri e le altre la gioia della salvezza: una fede non solitaria, ma lieta nella comunione con Dio e con gli altri.

Sorelle e fratelli, dove mettiamo quest’anno il nostro mantello?
In questo periodo stiamo sperimentando la fragilità del nostro essere umani e l’instabilità delle nostre sicurezze… ma riusciamo ad affidarci a Dio, a chiamarlo, a esprimergli il nostro dolore, la nostra sofferenza, i nostri dubbi e, come Bartimeo, a gettare il nostro mantello certi di ricevere da lui ciò di cui abbiamo bisogno? Sappiamo rinunciare alle nostre idee e alle nostre aspettative su Dio per dialogare con lui chiedendogli le risposte che non riusciamo a trovare da soli e chiedendogli il conforto che ci può consolare, quella Parola di vita capace di rinnovare la nostra speranza?

Io credo. Diciamolo con le mani libere, alzate insieme verso il nostro Salvatore.
Amen.

Inno 96 (clicca per ascoltare)
“A Gerusalemme il Signor giungeva” – Innario Cristiano, Claudiana
Ivan Furlanis, organista della Chiesa Metodista di Padova

La benedizione di Dio,
che guida le nostre speranze e i nostri sogni, ci conceda la pace;
la benedizione di Gesù Cristo,
che entra nelle nostre città per portare la salvezza, ci conceda la pace;
la benedizione dello Spirito Santo,
che ci sostiene nelle nostre paure e nelle nostre difficoltà, ci conceda la pace;
in questa domenica delle Palme,
durante il ricordo degli eventi della settimana santa, fino alla croce del venerdì santo e oltre,
per accogliere con gratitudine la speranza certa e i sogni realizzati della nuova vita
nell’alba del mattino di Pasqua. Amen.

Past. Daniela Santoro

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INSIEME – una preghiera fa il giro del mondo

Questa l’iniziativa proposta dal Centro Ecumenico delle Chiese protestanti di Assia, Nassau e Kurhessen-Waldeck e dal Servizio Ecumenico Missionario della Chiesa Regionale Protestante del Palatinato:

INSIEME portiamo le nostre preoccupazioni e le nostre speranze davanti a Dio!

  • stampiamo e esponiamo alla finestra il logo di “INSIEME – una preghiera fa il giro del mondo”
  • ogni sera alle 19.30 accendiamo una candela e mettiamola alla finestra
  • preghiamo pensando alle tante persone nel mondo che soffrono,
    che convivono con la paura e vedono messa a repentaglio la propria vita.

SPAZIALMENTE SEPARATI, MA SPIRITUALMENTE CONNESSI!

La preghiera è già stata tradotta in più di 20 lingue asiatiche, africane ed europee

Clicca per scaricare il logo e la preghiera: INSIEME – logo e preghiera

ISAIA 65,17-25

Dice il Signore:
ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra;
non ci si ricorderà più delle cose di prima;
esse non torneranno più in memoria.
Gioite, sì, esultate in eterno per quanto io sto per creare;
poiché, ecco, io creo Gerusalemme per il gaudio,
e il suo popolo per la gioia.

Dio d’amore, abbiamo bisogno del tuo potere creatore in noi e attorno a noi.
Noi viviamo del passato e siamo confinati nel presente.
Aiutaci a vedere le fondamenta della tua città di pace e gioia:
la tua non è la promessa di un ipotetico futuro,
ma la realtà di una promessa che si sta già compiendo.
Aiutaci a vivere nella tua nuova terra
anche se siamo alle prese con le sfide e i drammi della nostra vita.

Io esulterò a motivo di Gerusalemme e gioirò del mio popolo;
là non si udranno più voci di pianto né grida d’angoscia;
non ci sarà più, in avvenire, bimbo nato per pochi giorni,
né vecchio che non compia il numero dei suoi anni;
chi morirà a cent’anni morirà giovane
e il peccatore sarà colpito dalla maledizione a cent’anni.

Dio d’amore, abbiamo bisogno della tua compassione in noi e tra di noi.
A volte il dolore della vita sembra un fardello troppo pesante da portare
e non riusciamo più a rallegrarci e ad avere speranza.
Desideriamo ardentemente il momento in cui
le lacrime non avranno motivo di esistere
e non veleranno più il nostro sguardo…
ma nel frattempo, aiutaci a vedere con i tuoi occhi
affinché riscopriamo le meraviglie della creazione
e gioiamo dei miracoli della nascita e della crescita,
affinché sappiamo scorgere oltre i muri delle nostre case
i segni della comunione che crei e mantieni, e possiamo gioirne.
Così le ombre della morte e della sofferenza sembreranno meno cupe.

Essi costruiranno case e le abiteranno;
pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto.
Non costruiranno più perché un altro abiti,
non pianteranno più perché un altro mangi;
poiché i giorni del mio popolo saranno come i giorni degli alberi;
i miei eletti godranno a lungo l’opera delle loro mani.

Dio d’amore, abbiamo bisogno della tua giustizia in noi e tra di noi.
Siamo consapevoli che alcuni possiedono così tanto che è difficile quantificarlo,
mentre altri lottano perché il proprio lavoro venga riconosciuto e retribuito
per poter acquistare il necessario.
Capita anche che all’onestà e alla giustizia
si preferisca l’imbroglio, la raccomandazione, la tangente.
In questo periodo in cui dobbiamo prendere precauzioni per lavorare,
in cui dobbiamo organizzarci per lavorare da casa,
in cui non possiamo lavorare, in cui abbiamo perso il lavoro,
stiamo rivalutando il lavoro e la giustizia nel lavoro.
Ti ringraziamo per tutte le persone che svolgono il loro lavoro
coscienziosamente e responsabilmente,
in modo particolare coloro che mettono a rischio la propria salute ogni giorno
venendo incontro alle necessità degli altri e delle altre.
Rendici sempre più riconoscenti e solidali.

Non si affaticheranno invano,
non avranno più figli per vederli morire all’improvviso;
poiché saranno la discendenza dei benedetti del Signore
e i loro rampolli staranno con essi.
Avverrà che, prima che m’invochino, io risponderò;
parleranno ancora, che già li avrò esauditi.
Il lupo e l’agnello pascoleranno assieme,
il leone mangerà il foraggio come il bue,
e il serpente si nutrirà di polvere.
Non si farà né male né danno su tutto il mio monte santo»,
dice il Signore.

Dio d’amore, abbiamo bisogno della tua presenza in noi e tra di noi.
In Cristo hai riconciliato con te tutte le cose.
Desideriamo vedere il giorno in cui noi e tutto il creato
saremo riconciliati gli uni e le une con l’altro.
Quel giorno nessuno conoscerà la paura, la malattia e la disperazione,
nessuno subirà ingiustizie e abusi;
il tuo regno si instaurerà nel nostro mondo.
Nel frattempo, aiutaci ad amare come siamo stati amati da te,
a dare come abbiamo ricevuto da te,
a vivere consapevoli che la tua vita è già nostra.
Amen.

Che Dio ti sia accanto e ti dia forza; che Cristo Gesù sia il tuo sostegno;
che lo Spirito Santo ti dia saggezza in pensieri, parole e azioni
per resistere a tutto ciò che ti minaccia.
Amen.