Sermone: Alziamoci insieme ai pastori

Ai miei figli piacciono tantissimo i presepi e in questo periodo, come ben sapete, ce ne sono dappertutto. Dal panettiere, alla stireria, in farmacia: ogni negozio ha un presepe più o meno grande nella vetrina e i miei bambini li devono guardare tutti, ogni giorno di nuovo. – Il presepe racconta una storia, proprio quella che abbiamo ascoltato anche nella lettura biblica. Luca parla di Cesare Augusto, di Maria che è in viaggio con Giuseppe verso Betlemme, della stalla con la mangiatoia che è diventata culla e della moltitudine dell’esercito celeste. Aggiungiamo il bue, l’asino e i re magi che fanno parte di altri racconti biblici e abbiamo tutta la storia davanti agli occhi.

Oggi vorrei parlare con voi della seconda parte del racconto natalizio. Ciò che succede quando il miracolo del Natale è già quasi passato: gli angeli sono scomparsi, il cielo si è nuovamente chiuso, la notte è scura tanto quanto lo era prima. Questa è la situazione del mattino dopo, quando pian pianino c’è di nuovo chiarore e sorge il nuovo giorno con la sua quotidianità ed il lavoro che dev’essere fatto.

Leggo Luca 2,15-20

15 Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere». 16 Andarono in fretta, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; 17 e, vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino. 18 E tutti quelli che li udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori. 19 Maria serbava in sé tutte queste cose, meditandole in cuor suo. 20 E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato loro annunziato.

Non sarebbe stato così assurdo se i pastori si fossero stropicciati gli occhi e avessero continuato a fare il loro mestiere come ogni giorno. Ma che fine avrebbe fatto il messaggio degli angeli? Chi ci avrebbe raccontato del miracolo della nascita?

Con i pastori e grazie a loro subentra del movimento in questo racconto. Sono loro gli attori mentre Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù rimangono piuttosto statici. I pastori parlano tra di loro, vanno in fretta e trovano ciò che era stato promesso, tornano indietro, divulgano quello che era stato detto loro, glorificando e lodando Dio. Senza questa storia dopo la nascita, noi non sapremmo quasi nulla di questa notte miracolosa in cui Dio si è fatto uomo. Per questo parliamo oggi dei pastori.

Perché i pastori assumono questo ruolo importante nella storia del Natale? Perché non il re nel suo palazzo? Perché non i sacerdoti nel tempio? Perché non i saggi nelle biblioteche? – Non sarebbero stati tutti quanti più qualificati rispetto ai pastori a portare il messaggio, la buona novella della nascita del Messia, del Salvatore?

Il re avrebbe potuto proclamare un anno di pace o anche subito sette anni. Sette anni senza guerra, sette anni senza fame, sette anni senza miseria. Sarebbe stato un tempo meraviglioso per tutti se il re avesse sentito l’annuncio di pace degli angeli e l’avesse messo in atto.

Forse i sacerdoti avrebbero proclamato un anno santo, o anche subito sette anni. Per sette anni gli uomini si sarebbero concentrati su Dio, sarebbero andati nel tempio, avrebbero celebrato culti straordinari. Sarebbe stato un tempo meraviglioso. Non sarebbe successo niente di male, nessuno avrebbe commesso dei peccati e tutti sarebbero stati uomini pii.

E i saggi si sarebbero messi subito a discutere e ad approfondire i misteri del mondo. Avrebbero letto in libri e carte antiche, e avrebbero fatto dibattiti sull’origine del mondo e della vita. Avrebbero parlato per spiegare i rapporti tra Dio e l’umanità, avrebbero offerto una meravigliosa immagine del mondo che tutti gli uomini avrebbero potuto comprendere e avrebbero gioito.

Tutti quanti sarebbero stati più adatti a divulgare la buona novella della nascita del Salvatore. Perché devono farlo dei pastori?

I pastori non avevano alcuna forza per cambiare qualcosa nel mondo. Non erano persone pie, né gente che si atteneva sempre ai comandamenti divini. Non erano persone sagge, non sapevano né leggere, né scrivere, non sapevano molto di più di ciò che accadeva attorno ai loro fuochi da campo. Erano talmente disprezzati dalla società che non avevano neanche il diritto di testimoniare in sede di processo, come, tra parentesi, valeva anche per le donne. Non erano considerati cittadini a tutti gli effetti.

Se noi dovessimo giudicare secondo i criteri che valgono nel nostro mondo, dovremmo dire che non erano proprio i personaggi adatti per portare l’annuncio degli angeli. Ma – si sono alzati e incamminati. Questo fa la differenza. Erode è rimasto nel suo palazzo, i sacerdoti sono rimasti nel tempio, i saggi nelle loro biblioteche. – I pastori si sono invece messi in cammino.

Erano uomini poveri, spesso senza una fissa dimora, per gran parte dell’anno facevano una vita da nomadi. Erano persone semplici che non avevano il tempo e la testa per farsi grandi pensieri sull’andamento di questo mondo. Avevano abbastanza da preoccuparsi per la loro vita quotidiana, non avevano spazio per farsi venire strane idee. Eppure, anche loro avevano dei sogni e delle speranze. Forse speranze molto concrete come quelle che possiamo trovare nell’Antico Testamento quando i profeti ci parlano del sogno di poter possedere un pezzo di terra con un ulivo o un fico e poter fare una vita pacifica.

Questa parola mi è sempre piaciuta tantissimo e penso che tante persone possano rispecchiarsi in questo sogno. Quanta gente incontro che non cerca altro che un luogo dove per qualche anno si possa vivere in pace. Non desiderano niente di speciale, solo una vita senza ansie e persecuzione, senza fame e freddo. Per tante persone è un sogno.

Poi incontro altri che fanno anche questa vita da nomadi come i pastori di una volta, i pastori del nostro racconto. Spesso sono i padri di famiglia che vanno via da casa alla ricerca di lavoro e tornano solo ogni tot mesi a casa o le tanti badanti che abbiamo tra di noi e che sono madri che lascano i figli con i nonni nel loro Paese d’origine e vanno in cerca di un futuro migliore. Quanto dev’essere duro per dei genitori lasciare i propri figli; nessuno lo farebbe se non ci fosse il grande desiderio di dare a questi figli una vita migliore, un futuro, una speranza.

E penso anche ai tanti giovani nel nostro paese che non hanno neanche il coraggio di mettere su famiglia perché vorrebbero prima essere indipendenti ma nel frattempo passano gli anni e la loro situazione non cambia. Studiano, prendono una laurea dopo l’altra e non trovano lavoro.

Anche oggi tante persone fanno una vita come i pastori di una volta. Persone che non riescono a liberarsi dalla legge di questo mondo. Persone che cercano di sopravvivere ogni giorno di nuovo. Persone che hanno perso ogni autostima, ma che comunque hanno conservato in loro sogni e speranze.

I pastori si sono alzati e si sono messi in cammino. Loro hanno seguito l’annuncio degli angeli. In che modo ci mettiamo noi in cammino? Che cosa cerchiamo noi nella stalla? Che conseguenze traiamo noi da ciò che abbiamo sentito nella notte santa? In quale direzione vogliamo muoverci noi? O preferiamo stare seduti nelle nostre case, così belle addobbate per fare passare questi giorni come tutti gli altri giorni? È una bella tentazione, lo so.

Oggi voglio invitarvi ad alzarci per seguire la partenza dei pastori, per scoprire il miracolo del Natale. Voglio invitarvi a trovare in questi giorni non solo del tempo per la famiglia, ma anche del tempo per Dio, per sentire che cosa lui voglia dirci.

E poi v’invito a fare proprio come i pastori e a raccontare ciò che voi avete vissuto con Dio, le vostre esperienze della fede, perché è il regalo più prezioso che possiamo fare ai nostri bambini e ai ragazzi, a tutte le persone intorno a noi. Lutero commentava il nostro testo biblico scrivendo: ‘I pastori vanno e predicano nelle osterie e altrove ciò che hanno visto e sentito. Noi dovremmo seguire il loro esempio e cercare Cristo nella parola, credere in lui e professarlo pubblicamente davanti a tutti.’

I pastori sono i primi testimoni del Natale. Loro si sono alzati e si sono messi in cammino verso il presepe. Poi sono tornati per raccontare le loro esperienze.

Chi sa se la loro vita è cambiata dopo? Io non ve lo so dire, nel vangelo non si parla più di questi pastori. Rimane alla nostra fantasia decidere come la loro storia sia potuta andare oltre.

Chi sa se la nostra vita cambierà con il Natale? Abbiamo già vissuto troppe volte la festa di Natale per aspettarci stamattina qualcosa di diverso da tutti gli anni passati. Potremmo però tornare nella nostra vita di tutti giorni insieme con i pastori, pervasi e beati per ciò che abbiamo vissuto e soprattutto sapendo che Dio è venuto nel nostro mondo. Si può sentire Dio, si può vedere Dio. Lui non lascia questo mondo alle tenebre, ma lo inonda con la sua luce. E se noi diventiamo portatori di questa luce, se trasmettiamo questa luce, emanando e donando gioia, così il giorno dopo il miracolo non è un giorno grigio come tanti altri, ma un giorno pieno di gioia natalizia che vuole permanere nella quotidianità del tempo che scorre.

Amen