Sermone: Benedite e non maledite!

Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale.  2 Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.  3 Per la grazia che mi è stata concessa, dico quindi a ciascuno di voi che non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere, ma abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno.  4 Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e tutte le membra non hanno una medesima funzione,  5 così noi, che siamo molti, siamo un solo corpo in Cristo, e, individualmente, siamo membra l’uno dell’altro.  6 Avendo pertanto doni differenti secondo la grazia che ci è stata concessa, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede;  7 se di ministero, attendiamo al ministero; se d’insegnamento, all’insegnare;  8 se di esortazione, all’esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia.  9 L’amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene.  10 Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente.  11 Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore;  12 siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera,  13 provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l’ospitalità.  14 Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite.  15 Rallegratevi con quelli che sono allegri; piangete con quelli che piangono.  16 Abbiate tra di voi un medesimo sentimento. Non aspirate alle cose alte, ma lasciatevi attrarre dalle umili. Non vi stimate saggi da voi stessi.  17 Non rendete a nessuno male per male. Impegnatevi a fare il bene davanti a tutti gli uomini.  18 Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.  19 Non fate le vostre vendette, miei cari, ma cedete il posto all’ira di Dio; poiché sta scritto: «A me la vendetta; io darò la retribuzione», dice il Signore.  20 Anzi, «se il tuo nemico ha fame, dàgli da mangiare; se ha sete, dàgli da bere; poiché, facendo così, tu radunerai dei carboni accesi sul suo capo».  21 Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene.

Vorrei riflettere insieme a voi sul testo che abbiamo ascoltato nelle letture che contiene anche il versetto che è stato scelto come motto di questa giornata: Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite.

Non è semplice cogliere il senso profondo di questa frase. Penso che la chiave per entrare nel testo che l’Apostolo Paolo ha scritto alla chiesa di Roma si trovi già nel primo versetto. Lo scopo di tutta questa lunga esortazione di Paolo è di presentare i ( … nostri) corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; Perché? Paolo ci dice: questo è il vostro culto spirituale.

La parola che qui viene tradotta con ‘spirituale’ è nel testo originale ‘logicos’ – logico, ragionevole. Questo è il vostro culto logico

E adesso ci manca ancora una parola chiave che troviamo in questo primo versetto, cioè la misericordia. Alla luce della misericordia di Dio offriamo tutto il nostro essere con corpo e anima a Dio e questo è il nostro ‘culto logico’ perché deriva da una presa di coscienza intelligente, dalla consapevolezza di essere stati amati da Dio.

Questo è il momento in cui cambia tutto, il momento in cui percepisco con tutto il mio essere, con corpo e anima di essere amato così come sono. Questo è stato anche il momento chiave per personaggi come Martin Lutero o John Wesley che hanno riformato le loro chiese. Questo è il momento in cui parla Dio e noi non possiamo fare proprio niente. È la verticale della quale parla il teologo Karl Barth. Praticamente potremmo immaginarci questa parola di Dio come un fulmine che ti colpisce dall’alto. Agisce Dio e solo Dio e tu vieni colpito da questo grandissimo amore senza poter fare niente. Questo è il nostro punto di partenza.

Da lì si sviluppa tutto il resto, questo sacrificio vivente di cui parla Paolo, è un risultato che ha la sua partenza nell’amore di Dio, è la conseguenza logica, che viene automaticamente, senza fatica e senza doveri.

Così guardiamo in che cosa consiste questo sacrificio vivente. Paolo scrive: Non conformatevi a questo mondo … ciascuno di voi (…) non abbia di sé un concetto più alto di quello che deve avere. … Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene. … Siate pieni di affetto gli uni per gli altri. … Siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l’ospitalità.

Quando l’amore di Dio viene percepito nella propria vita, questo ha degli effetti molto concreti. Quest’amore che uno riceve, vuole espandersi e si mostra nell’amore per altre persone e poi accade, come un automatismo, ciò che scrive Paolo ancora come esortazione. Chi sa di essere amato e può amare, si attiene al bene, è pieno di affetto per gli altri, è allegro e ha speranza anche in tempo duri.

Tutto ciò è inteso quando Paolo scrive: Non conformatevi a questo mondo. Chi sa di essere amato così com’è non deve cercare l’approvazione del proprio agire da qualcun altro o da una qualsiasi istituzione. Paolo dice di non conformarci al mondo, potremmo anche dire alla società, forse anche alla chiesa, a niente e nessuno se questo conformismo mi porta solo via da me stesso e dall’amore di Dio che sento nella mia vita.

L’etica del credente scaturisce da un rinnovamento della mente, cioè questo culto logico. È un essere legato alla mente di Cristo e con questo un essere liberato dai pregiudizi di qualsiasi istituzione laica o religiosa.

E adesso arriviamo al versetto centrale che è stato scelto per questo giorno: Benedite quelli che vi perseguitano. Benedite e non maledite. Paolo pensava alla persecuzione della giovane chiesa cristiana, oggi soprattutto in questa domenica pensiamo alla persecuzione di persone a causa della loro identità sessuale. – E Paolo propone un pensiero che va nuovamente contro ciò che ci insegna il mondo. Non invita a combattere e a difendersi con le armi del mondo, ma a benedire. Ci invita a dire bene, ad agire bene, a cercare il bene anche delle persone che fanno tutto il contrario. – Non so se voi siete d’accordo con questo pensiero.

Prima abbiamo detto: solo chi è amato e si sente amato può anche amare e dare spazio a quest’amore. Ora potremmo dire: solo chi è benedetto e sente la benedizione di Dio nella sua vita può anche benedire e dare spazio a questa benedizione.

Per questo iniziamo di nuovo da noi e chiediamoci della nostra relazione con Dio. Ognuno deve rispondere a questa domanda per se stesso: senti l’amore di Dio nella tua vita? Senti che Dio ti ama così come sei, con tutti i tuoi pregi ma anche con tutti i tuoi difetti? Senti la benedizione di Dio, la sua vicinanza, la sua guida nella tua vita? Così è naturale – culto logico – di dare spazio a questa benedizione anche per altri, soprattutto per quelle persone che sono lontane da Dio, cioè coloro che perseguitano tutto il bene che offre Dio. Loro sono i primi che devono sentire l’amore che è l’unica forza che può cambiare veramente qualcosa in questo mondo.

Rimane la domanda cruciale: quanto è sensato questo comportamento? – Non lo è minimamente se non deriva dalla consapevolezza di essere già benedetto oltre misura. Questo è la base che serve. Però se c’è questa base, posso anche liberare le forze che mi servono per difendermi e giustificarmi e posso invece investire queste forze nella benedizione.

Come possiamo benedire coloro che ci perseguitano? Nello stesso modo in cui siamo chiamati ad essere una benedizione per tutto il mondo e nello stesso modo in cui Gesù ci ha fatto vedere il suo agire. – Egli non è stato zitto davanti alle ingiustizie, non è stato sempre mite, non ha evitato conflitti. Però ha detto la verità sempre con lo scopo di raggiungere il suo dirimpettaio e con la volontà di fare arrivare anche a lui l’amore di Dio. Quest’atteggiamento possiamo vederlo in Gesù fino all’ultimo momento, fino alla croce dove parla ancora con il ladro accanto a lui e gli assicura l’amore di Dio.

Solo Dio è sorgente di benedizione. In quanto benedetti da Dio, possiamo a nostra volta benedire Dio che ci ha benedetti e benedire chi ci perseguita. – Ma prima di pronunciare una benedizione su chi ci disprezza, dobbiamo comprendere che chi ci condanna o ci perseguita si trova in una posizione di svantaggio perché condizionato dalla paura che ha non solo degli altri ma in primo luogo di Dio e di sé stesso. Perché ogni forma di violenza verbale e fisica si esprime come tentativo di reprimere la propria paura per non doversi scoprire creatura diversa.

Chi benedice invece vive nella stabilità dell’amore e non ha paura e può uscire dalla casa dell’io per raggiungere e toccare chi si nutre di paura e di odio, per restituire la vista a chi chiude gli occhi alla complessità del della vita reale.

Ma forse l’aspetto più importante delle benedizioni e del benedire è questo: la benedizione procede da Dio. La benedizione di Dio non è possesso di una chiesa, non è legata ad un rappresentante di un gruppo etnico, di genere, di orientamento sessuale. La benedizione è un dono di Dio che riceviamo gratuitamente.

Non ci possiamo meritare né conquistare la benedizione. Possiamo soltanto riceverla! Non ce ne possiamo appropriare, ma soltanto farne l’esperienza e trasmetterla, come luce riflessa. Possiamo soltanto sperimentare che accada nella nostra vita e per mezzo anche nostro, nella vita degli altri.

Non possiamo benedire noi stessi. In quanto soggetti e individui abbiamo bisogno che qualcuno ci benedica, che la benedizione di Dio ci giunga dall’altro, dall’altra.

La maledizione viene tolta quando veniamo benedetti da chi ci disprezzava e diceva male di noi. Ma ci viene chiesto di essere gli iniziatori di questo processo e di benedire i detrattori i persecutori che non trovano in sé alcuna benedizione. Persino loro hanno bisogno di qualcuno che li ami, che li sostenga nel doloroso processo di conversione e di rientro in sé. Così la benedizione donata e ricevuta, ci apre alla verità che la nostra vita, per essere piena e coerente, non può fare a meno di relazioni, ha bisogno dell’altro, dell’altra, persino di chi si oppone a noi.

Questo è il nostro augurio che possiamo trovare anche tra di noi persone che ci fanno sperimentare la benedizione di Dio e che a nostro volta possiamo essere una benedizione per questo mondo.

Amen

Ulrike Jourdan, Jonathan Terrino