Sermone: Fai come Paolo!

Natale. La città è addobbata. Si sentono i profumi di mandorle zuccherate e vin brûlé. Le previsioni dicono che presto scenderà la prima neve ed è bello fare un giro tra le bancarelle natalizie. Lucine dapperttutto, ‘last Christmas’ di sottofondo. Natale.

Lo splendore di questo periodo magico è forte. Molto forte. Per il mio gusto talvolta anche troppo forte. L’altro tempo, il periodo che precede, le settimane dell’avvento, dell’attesa sono diventate quasi invisibili. La luce delle candele sulla corona d’avvento porta un barlume diverso rispetto al bagliore delle luci commerciali. È importante avere una luce vera anche se illumina poco.

È importante, perché alla luce misericordiosa delle candele tante cose sembrano meno minacciose, meno crudeli, meno dure. Talvolta penso che farebbe bene al nostro mondo, questo mondo duro, pieno di armi mortali, vivere di più e sempre in questa luce dell’avvento. Questo mondo nel quale le notizie di conflitti si susseguono. Un mondo nel quale tante persone cercano di incrementare ulteriormente i conflitti invece di cercare la pace. Un mondo nel quale sarà guerra, anche la notte santa, la vigilia di Natale. A quel mondo farebbe bene un po’ di benignità, una lucina piccola ma misericordiosa.

Non solo il nostro mondo è un luogo di conflitti. I conflitti si incontrano anche sul lavoro, a casa, tra amici, in chiesa. Non sempre finiscono bene. Troppo spesso portano con sé delle ferite. Troppo spesso l’atmosfera diventa simile a quella dei tribunali, lasciamo cadere il martello e proclamiamo il giudizio. Dopo rimane terra bruciata, infeconda, vuota.

L’Apostolo Paolo ci parla di conflitti nella chiesa di Corinto. Lui sa bene di che cosa parla. Ha fondato quella chiesa. È stato il primo servo di questa comunità, un amministratore dei misteri di Dio. Adesso emergono litigi e critiche al suo lavoro. Ascoltiamo di che cosa si tratta. Leggo dalla prima lettera di Paolo alla chiesa di Corinto 4,1-5

Così, ognuno ci consideri servitori di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. 2 Del resto, quel che si richiede agli amministratori è che ciascuno sia trovato fedele. 3 A me poi pochissimo importa di essere giudicato da voi o da un tribunale umano; anzi, non mi giudico neppure da me stesso. 4 Infatti non ho coscienza di alcuna colpa; non per questo però sono giustificato; colui che mi giudica è il Signore. 5 Perciò non giudicate nulla prima del tempo, finché sia venuto il Signore, il quale metterà in luce quello che è nascosto nelle tenebre e manifesterà i pensieri dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio.

Paolo sopporta le accuse da parte della comunità che egli stesso ha fondato e, cosa ancora più importante, reagisce abbastanza rilassato, si potrebbe dire ‘sovrano’. Scrive: ‘Cari Corinzi! Non mi importa di ciò che dite. Voi non mi potete giudicare, ma solo Dio’. Sembra che Paolo non cerchi la benevolenza di questa comunità. Davvero non gli interessa che cosa gli altri pensano di lui?

Sarebbe possibile anche oggi vivere in questo modo, come se tutto ciò che ci circonda non ci toccasse? Quando il proprio lavoro, la propria missione viene giudicata e in tal modo criticata anche la propria persona. Oggi, tutto dev’essere misurabile, presentabile, comprensibile, ma soprattutto trasparente. Questo vale da anni per le grandi aziende e si avanza questa esigenza con insistenza anche nei confronti della politica e delle chiese, che devono poter essere misurate con lo stesso metro. Chi si rifiuta di giocare secondo questi criteri viene buttato fuori Chi non gioca secondo le regole imposte deve andarsene.

Che cosa direbbe Paolo. Lui era in una situazione di conflitto, di valutazione del suo lavoro. Non è stato l’unico servitore di Dio a Corinto. C’erano anche altri che pretendevano di essere gli unici amministratori dei misteri di Dio. In effetti, Paolo si trova a Corinto in una situazione di concorrenza e talvolta la situazione non sembrava proprio favorevole per lui.

Anche noi ci troviamo con il nostro modo di vivere la fede in una specie di concorrenza. Ci sono tanti altri che preferiscono vivere la fede in modo diverso. Ci sono altri che pensano di essere gli unici amministratori dei misteri di Dio. Ci sono altri che si sentono minacciati dal nostro modo di esprimere la fede.

Paolo agisce in modo furbo. Non si lega all’una o all’altra posizione dei vari partiti. Non combatte per avere alla fine ragione, non vive nell’arroganza di chi pensa di non dover cedere mai. L’esatto contrario. Ciò che Paolo fa è tornare alle origini e ricordarsi che cosa sia l’essenziale. Gli esseri umani sono duri l’uno con l’altro, ingiusti e usano spesso misure esagerate. Noi siamo duri, io sono dura quando mi sento accusata. Come Paolo viviamo il giudizio giornaliero che scende su di noi. E poi crescono i dubbi interiori: Sono abbastanza brava? Basta il mio impegno? Sono capace? – Devo combattere per i miei diritti, per la mia tradizione, per la mia cultura?

Il messaggio dell’avvento ci vuole dire: fai come Paolo! Lui scende dal treno che ha una meta sbagliata, si rifiuta di prender parte al gioco che porta al male. ‘Fate ciò che volete!’ scrive alla chiesa di Corinto, io mi attengo a colui che verrà. Io mi fido di chi mi promette: da me valgono criteri diversi rispetto ai vostri.

Possiamo essere grati per questo testo che ci è proposto per la terza domenica di avvento. Ci serve questo messaggio che aiuta a rilassarsi quando c’è troppa tensione. Paolo ci dice: andrà tutto bene, perché Dio fa i conti con altri criteri. Dio vuole togliere le paure e fare crescere la speranza, vuole seminare la certezza e raccogliere il conforto. Ricordatevi dell’ultima settimana quando Daniele ha parlato del regno di Dio che cresce come un albero, cresce senza che noi possiamo fare gran che, cresce perché Dio lo fa crescere.

Per questo Paolo non butta altra benzina sul fuoco ma rimane rilassato. Accetta questo mondo così com’è e dice: alla fine ciascuno avrà la sua lode da Dio. – Spesso il nostro istinto ci fa comportare diversamente, ci fa combattere, litigare per la nostra propria giustizia e soprattutto per il nostro ego. – Ravvedimento e placidità sono doni di cui abbiamo bisogno, non solo durante l’avvento.

Fai come Paolo! Non entrare in tutti i conflitti. Lui sa quanta energia portino via e che alla fine non rimane nient’altro che terra bruciata, terra sterile dove non crescono più fiducia, speranza e amore. L’apostolo Paolo invece si affida al fatto che davanti a Dio valgano altri criteri, rispetto a quelli dei conflitti umani, così devastanti. Dio guarda la persona, guarda il cuore.

Il comportamento di Paolo a Corinto ci può insegnare tanto. Egli accetta il conflitto senza dover annichilire gli altri. La sua fede nella misericordia di Dio lo aiuta a serbare la propria dignità anche dov’è minacciata. Questo vale per Paolo come anche per i suoi dirimpettai.

Ci sarà sempre qualcuno che ci creerà problemi, qualcuno che ci porta al limite della nostra sopportazione. Non solo il periodo del Natale è pieno di illusioni, ci facciamo anche noi l’illusione che potrebbe esistere una convivenza senza conflitti. Talvolta servono questi conflitti, talvolta fanno solo male e non si trova un’uscita. Come ci comportiamo in queste situazioni?

Mi voglio fare ispirare dalla luce dell’avvento che porta un chiarore fioco, una fievole lucina nel buio. Questo barlume illumina misericordiosamente la mia arroganza e mi pone la domanda se e in che misura mi faccio condurre dalla speranza alla riconciliazione o se le parole dell’avvento sono solo cianfrusaglie pie per me.

Il periodo dell’avvento è più che non una bella atmosfera intima. Le parole di Paolo aprono – nel bel mezzo dell’avvento – uno spazio di rifugio. Egli apre la porta verso un luogo di ricovero nel mezzo delle nostre lotte quotidiane. Paolo vive di questo spazio nella sua angustia e anche oltre, perché sa che Dio non demolisce ma innalza.

Viviamo in un tempo buio, ma anche in questo mondo di occupanti e terroristi, di intrighi e conflitti servono persone che credono e sperano e si fidano. Persone che sanno che Dio ci vuole bene.

Vorrei fare come Paolo e vivere la mia fede senza ansie e con grande fiducia.

Amen

Ulrike Jourdan