È iniziato un tempo nuovo, un nuovo anno liturgico, il periodo dell’avvento, dell’attesa, della venuta. Ci prepariamo nelle prossime quattro settimana alla venuta del nostro Signore Gesù Cristo.
Spesso prevalgono altri simboli e altre attese in questo periodo. Babbo Natale ha iniziato ad arrampicarsi sulle facciate delle case per portare regali e per incrementare l’economia – ma la sua venuta non ha niente a che fare con la venuta di cui ci parla la Bibbia.
Il periodo di Avvento non si basa sulle lucine con le quali addobbiamo la città e le nostre case, ma sulla luce del mondo che sorge da Gesù. – Il periodo di Avvento prepara la venuta del nostro Signore. Per questo è stato per lungo tempo un periodo simile alle settimane che precedono la Pasqua. Forse qualcuno dei più anziani tra voi si ricorda ancora che una volta si mangiavano i primi dolci proprio a Natale. Noi invece ci siamo abituati a trovare la merce natalizia nel supermercato direttamente dopo il ritorno dalle vacanze al mare.
Voglio invitarvi oggi a liberarvi, almeno durante questo culto, dal commercio, dai panettoni e degli addobbi natalizi, dai pensieri per i regali che bisogna comprare e per i biglietti da scrivere e ad indirizzare i nostri pensieri a Cristo che si presenta a noi come bambino nella mangiatoia e come il Signore di questo mondo.
O porte, alzate i vostri frontoni; alzatevi, o porte eterne, e il Re di gloria entrerà. Salmo 24,9
Leggo dalla lettera ai Romani 13,8-14
8 Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri; perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge. 9 Infatti il «non commettere adulterio», «non uccidere», «non rubare», «non concupire» e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso». 10 L’amore non fa nessun male al prossimo; l’amore quindi è l’adempimento della legge. 11 E questo dobbiamo fare, consci del momento cruciale: è ora ormai che vi svegliate dal sonno; perché adesso la salvezza ci è più vicina di quando credemmo. 12 La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. 13 Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie; 14 ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne per soddisfarne i desideri.
L’amore è il compimento della legge. Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri sta scritto nel nostro testo. Se provassimo a rovesciarla, questa frase potrebbe suonare così: chi non ama ha un debito con gli altri. L’etica cristiana è un’etica d’amore che può essere concentrata nel doppio comandamento dell’amore: Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tuta la tua anima e con tutta la tua mente e (…) il tuo prossimo come te stesso. Matteo 22,37ff
Non rubare Esodo 20,15 significa, su questa base, qualcosa di più che non semplicemente non toccare il possesso di un altro, ma anche che devo rispettare il possesso dell’altro come il mio, che cerco anche per le proprietà del mio prossimo il meglio e cerco di incrementare questo possesso come se fosse il mio.
Non commettere adulterio Esodo 20,14 vissuto sulla base dell’amore, non dice semplicemente di non intromettersi nella relazione di un’altra coppia, ma di custodire questo altro matrimonio come il mio. Vuol dire aiutare altre coppie a plasmare bene il loro matrimonio e poter dire anche qualcosa di critico quando mi sembra che abbia preso una brutta piega. L’idea dell’amore è che mi devo occupare di questa altra relazione con tanta intensità quanto lo faccio della mia.
Non uccidere Esodo 20,13 vissuto sulla base dell’amore non dice semplicemente di non commettere un omicidio, ma di impegnarsi attivamente per la vita. Cioè creare spazi di vita tra opposte fazioni, portare idee di vita per giovani che non colgono senso nella loro vita, impegnarsi per la vita di bambini neanche nati che non vengono neppure considerati degli esseri umani quando ci liberiamo di loro. Tutto questo è contenuto nel comandamento “non uccidere” letto sulla base dell’amore.
L’amore non lascia l’altro in pace, non permette di chiudere la bocca, ma esprime la propria preoccupazione per l’altro con tanta intensità quanto per se stessi. Siamo chiamati a vivere attivamente l’amore, perché chi ama il prossimo ha adempiuto la legge.
L’amore è il contenuto della legge. Senza l’amore la legge sarebbe dura e fredda. Ma l’amore non si può pretendere, è non si può produrre. L’amore non possiamo crearlo ma solo riceverlo in dono. Solo Cristo ci mette nella condizione di adempiere la legge donandoci il suo amore. Non si tratta di attenersi alla legge parola per parola, ma di riempire la legge con amore e di farla vivere in tal modo. Per questo è sempre pericoloso se uno pensa: “mi attengo a tutti i comandamenti”. Dio non è interessato a questo, vuole invece che facciamo vivere l’amore seguendo il suo insegnamento.
E questo dobbiamo fare, consci del momento cruciale: è ora ormai che vi svegliate dal sonno; perché adesso la salvezza ci è più vicina di quando credemmo.
Tutto è sotto il segno di un nuovo tempo. Paolo aspetta il compimento di questo nuovo tempo a breve termine. Sappiamo, a duemila anni di distanza, che non è stato così, ma tante persone hanno cercato di indovinare il giorno del ritorno di Cristo. Addirittura John Wesley ha copiato e divulgato la data che Bengel, teologo e filologo tedesco, aveva fissato. Avrebbe fatto meglio ad attenersi alle parole bibliche che ci dicono: Ma quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo. Matteo 24, 36 Per questo ci fa bene prendere le distanze da speculazioni che non portano a niente e mettere invece in atto ciò che ci dice Gesù nella parabola delle dieci mine: Fatele fruttare fino al mio ritorno Luca 19,13 Vuol dire: agite, mettete a frutto i vostri talenti, fate vivere l’amore fino al mio ritorno. Ma la speranza dovremmo tenerla viva, perché se non rimane viva la speranza ci addormentiamo tutti quanti sia sul piano della riflessione teologica, sia sul piano d’azione della chiesa. La speranza del ritorno del Signore rimane e la celebriamo nuovamente ogni avvento. La speranza non muore anche se il tempo d’attesa diventa lungo.
La notte è avanzata, il giorno è vicino; gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.
Vorrei fare un paragone con la nostra vita quotidiana. Mi ricordo qualche mattina storta da studentessa. Quando la sera prima avevamo fatto tardi, in giro con degli amici. La mattina dopo manca qualche ora di sonno e non ti senti proprio sveglio. I cappelli hanno preso l’odore di cibi vari e fumo e se cedi adesso alla stanchezza, tutta la giornata è rovinata. Serve subito una doccia fredda, nuovi vestiti e aria fresca per combattere quella stanchezza.
Queste cose fanno parte della “saggezza” di una studentessa alla quale piacciono le feste, nella nostra vita spirituale invece ci comportiamo spesso in modo opposto. Ci accontentiamo di tenerci addosso gli odori vecchi, ci basta una spruzzatina di qualche profumino leggero e ci mettiamo anche la mattina dopo nuovamente i vestiti sporchi. Vestiti che portano l’odore di preoccupazioni e rabbia e scontentezza. Nella vita reale non faremmo mai una cosa del genere!
Paolo ci esorta a indossare le armi della luce. Non è un’immagine molto felice in questo periodo di odio e guerra, ma Paolo non vedeva in queste armi della luce un incentivo alla violenza fisica. Le armi della luce non sono paragonabili alle armi da guerra. Chi usa le armi della luce e dell’amore deve depositare altre armi. Chi usa luce e amore può ammettere errori, rispettare l’altro come se stesso, cercare il bene di tutti gli esseri umani. Queste sono le armi dell’amore.
Però la parola ‘armi’ ci rende attenti al fatto che non viviamo ancora nei tempi compiuti. La nostra vita di cristiani può anche essere ancora segnata da un combattimento. Dobbiamo combattere quando nel nome della nostra fede non possiamo accettare le realtà di questo mondo. Ogni volta in cui questo mondo tenta di agire contro l’amore siamo invitati ad usare le armi della luce contro l’avarizia, contro la disumanità, contro l’odio, contro lo sfruttamento della buona creazione di Dio. A quel punto Paolo ci dice di combattere per il bene. – Considerando il nostro tempo voglio sottolineare ancora una volta: le armi della luce non sono armi mondane. Combattere vuol dire essere determinati, vuol dire impegnarsi con tutto il cuore, vuol dire aver colto l’importanza di mettersi personalmente in gioco, ma tutto succede nel nome dell’AMORE.
Combattere con le armi della luce vuol dire portare della luce dove il mondo diventa buio. Nel buio delle paure, della incomprensione, del egoismo.
Paolo aggiunge ancora un catalogo di comportamenti. Scrive: Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno, senza gozzoviglie e ubriachezze; senza immoralità e dissolutezza; senza contese e gelosie.
Essere cristiani non vuol dire che non si deve fare l’una o l’altra cosa, vuol dire piuttosto che non devo portarmi dietro nella vita dei comportamenti che mi fanno male. Tutto ciò che pesa posso depositarlo presso Gesù. Lui vuole portare i nostri pesi. Ci libera da tutte le cose vecchie e noi possiamo respirare nuovamente. Gesù carica i nostri pesi su di sé, così che le nostre mani siano libere per lavorare in questo mondo finché egli torna. Gesù ci libera la mente e le mani per le persone attorno a noi.
Avvento, arrivo, un nuovo inizio.
Gesù Cristo ci libera per sperimentare un nuovo inizio in questo periodo di avvento. Un nuovo inizio in un nuovo giorno, una nuova veste, un nuovo amore.
Amen
Ulrike Jourdan