Sermone: Il miracolo della vera vita

Quasi quasi direi che tante persone oggi hanno sviluppato una specie di allergia quando si parla di miracoli. I miracoli non stanno bene, non entrano nella nostra concezione del mondo. Non possono o non devono esserci. Abbiamo visto troppe truffe. Abbiamo avuto a che fare con troppe persone che volevano portarci a credere qualcosa prendendo come base un miracolo poco credibile. E così, quando sentiamo delle storie che hanno un retrogusto da miracolo, o addirittura un vero, grande, inspiegabile miracolo, iniziamo ad avere un prurito intellettuale e a grattarci la mente, tante che non possiamo quasi più stare a sentire la storia. Per questo vi chiedo, almeno all’inizio, di mettere il miracolo presentato nel nostro racconto biblico da parte, così da poterlo ascoltare senza prurito mentale e riuscendo così a trovare una dimensione più profonda in ciò che vuol dire il testo. Leggo dal vangelo di Giovanni nell’undicesimo capitolo il racconto della risurrezione di Lazzaro. Leggo i versetti da 1-4 . 17.27 . 39.45

C’era un ammalato, un certo Lazzaro di Betania, del villaggio di Maria e di Marta sua sorella. 2Maria era quella che unse il Signore di olio profumato e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; Lazzaro, suo fratello, era malato. 3 Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».

17 Gesù dunque, arrivato, trovò che Lazzaro era già da quattro giorni nel sepolcro. 18 Or Betania distava da Gerusalemme circa quindici stadi, 19 e molti Giudei erano andati da Marta e Maria per consolarle del loro fratello. 20 Come Marta ebbe udito che Gesù veniva, gli andò incontro; ma Maria stava seduta in casa. 21 Marta dunque disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto; 22 e anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà». 23 Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». 24 Marta gli disse: «Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno». 25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 e chiunque vive e crede in me, non morirà mai. Credi tu questo?» 27 Ella gli disse: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo».

39 Gesù disse: «Togliete la pietra!» Marta, la sorella del morto, gli disse: «Signore, egli puzza già, perché siamo al quarto giorno». 40 Gesù le disse: «Non ti ho detto che se credi, vedrai la gloria di Dio?» 41 Tolsero dunque la pietra. Gesù, alzati gli occhi al cielo, disse: «Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito. 42 Io sapevo bene che tu mi esaudisci sempre; ma ho detto questo a motivo della folla che mi circonda, affinché credano che tu mi hai mandato». 43 Detto questo, gridò ad alta voce: «Lazzaro, vieni fuori!» 44 Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». 45 Perciò molti Giudei, che erano venuti da Maria e avevano visto le cose fatte da Gesù, credettero in lui.

Che cosa succede con Lazzaro dopo che Gesù l’ha ri-chiamato in vita? Non lo sappiamo. In tutta la Bibbia non troviamo una parola personale su Lazzaro. Ci viene raccontato tanto di Marta e Maria, anche in altri racconti biblici. E forse avete notato che anche nel nostro brano il dialogo tra Marta e Gesù è molto più lungo e dettagliato e viene dato un grande valore al credo che esprime Marta: io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo. Al contrario il racconto della risurrezione di Lazzaro è piuttosto breve. Gesù prega, poi grida«Lazzaro, vieni fuori!» e quando esce gli dice: «Scioglietelo e lasciatelo andare». Basta – tutto fatto. Per l’evangelista è molto più interessante e importante, che le persone che sono venute per assistere Maria dopo la morte del fratello credano adesso in Gesù.

Non ci vengono raccontati dei dettagli speciali. È l’esatto contrario rispetto ad un show magico. Non è neanche la risurrezione di Lazzaro il centro del racconto. Per questo possiamo mettere da parte tutte le nostre resistenze moderne contro il miracolo in sé. Non ha importanza che Lazzaro viva di nuovo. Altrimenti si racconterebbe qualcosa di questa nuova vita. Dovrebbe avere un senso questa vita: il fatto che possa iniziare di nuovo o che debba portare qualcosa a compimento o occuparsi delle sue sorelle. No, di questo non viene raccontato niente. Non c’è un incarico preciso per Lazzaro. Per questo non discutiamo adesso se esistono dei miracoli o meno e proviamo ad entrare un po’ più in profondità nella storia.

Di Lazzaro sappiamo solamente che è morto dopo una malattia. È già stato messo nella tomba, puzza già, cioè è veramente morto. È diventato intoccabile, non è più persona. E dopo l’ordine di Gesù torna dalla tomba. Completamente avvolto con delle bende e con il volto coperto. E Gesù dice: Scioglietelo e lasciatelo andare.

Nei musei si vede talvolta come in passato le persone venissero avvolte nelle tombe. Mi ha sempre impressionato che il metodo di mettere un lenzuolo attorno ad un morto è molto simile a come si fascia un bambino. E così come i neonati stanno tranquilli nella fascia che gli ricorda la pancia della mamma calda e compatta, così stanno tranquilli anche i morti. – O forse stiamo più tranquilli noi, perché la morte alla fine può essere molto spaventosa. Per questo la gente veniva fasciata e avvolta completamente, perché c’era la paura che potesse di nuovo muoversi. Per questo la bara viene chiusa con i chiodi e messo una pietra davanti o sulla tomba.

La persona amata assume qualcosa di spaventoso nella morte. Sembra essere qualcos’altro quando rimane solo il corpo. L’incomprensibile della morte può diventare facilmente inquietante. Può cambiare una persona in un essere non-personale che non risponde più, che non mostra alcuna reazione, che non ha compassione per il nostro dolore. Qualcuno che rimane nel senso letterale e figurativo ‘freddo’ – e comunque si ha ancora l’impressione che possa muoversi ogni momento. L’incomprensibile della morte può diventare facilmente orrore. Per questo si fasciavano i morti, anche Lazzaro. Per arginare l’orrore.

E Gesù? Non gli importano queste cose. Anche per lui la morte è incomprensibile. Ma lui piange invece di sentire orrore. Per lui Lazzaro è rimasto una persona, un essere umano amato. È rimasto, non è diventato nuovamente. Per questo sarebbe meglio parlare non della risurrezione di Lazzaro ma piuttosto del suo rimanere umano. Mettiamo un attimo in disparte il grande miracolo della risurrezione. Gesù agisce in questo racconto come anche noi possiamo farlo. Lui lascia che Lazzaro viva, che possa essere veramente umano, che agisca come una persona umana. La morte non ha quel potere che sembra avere.

Talvolta succede che un’opinione dei nostri genitori o amici o educatori pesi su di noi come un antico oracolo. A me avevano detto talmente spesso da bambina: ‘Ulrike non è sportiva’ che lo credevo davvero. E dopo la scuola non facevo più sport – perché non sono sportiva. È stata una grande scoperta comprendere che mi piace fare sport. Forse non quello che dovevamo fare a scuola e in un modo non proprio da gara, ma mi piace correre e nuotare. Non sarò mai una campionessa in queste cose, ma sì, Ulrike è sportiva…a modo suo. Sono molto contenta che abbia potuto abbattere quest’antico oracolo. – Talvolta portiamo però con noi delle cose che ci sono quasi tatuate sulla fronte, che non riusciamo a toglierci di dosso. Talvolta questo può avere effetti positivi – esistono anche oracoli buoni-, talvolta può essere però negativo, molto negativo. Nella Bibbia viene ricordato l’antico detto: “I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati” Geremia 31,29. Vuol dire che i figli si portano dietro gli errori dei padri. Questo non è una minaccia ma una semplice verità che possiamo vedere e verificare ogni giorno.

Chi siamo noi? In un certo senso siamo davvero quell’essere che gli altri vedono in noi, amici come nemici. E vice versa. Anche noi vediamo e giudichiamo gli altri, anche noi siamo responsabili per il volto che loro ci fanno vedere. Siamo noi che abbiamo deciso che un amico sia freddo, irrigidito, pietrificato. E con questa nostra opinione aggiungiamo un altro anello nella catena che lo lega e lo strozza lentamente. – Lazzaro nel rigor mortis.

Gesù dice: Scioglietelo e lasciatelo andare. E l’ultimo versetto ci conferma: Perciò molti (…) credettero in lui. – Questo è un miracolo: quando si ha la possibilità di cambiare, di togliersi di dosso l’oracolo della morte e vivere veramente. Succede spesso che vorremmo che qualcuno cambi. O auguriamo addirittura a dei popoli interi che cambino, ma non siamo ancora disposti a cambiare il nostro sguardo, la nostra opinione, l’oracolo che diciamo noi su di loro. Noi stessi siamo gli ultimi che disposti a cambiare.

Che miracolo, se in una situazione in cui non si muove più niente c’è uno che dice: Scioglietelo e lasciatelo andare. E gli altri attorno, lo seguono. Questo è un vero miracolo e Gesù lo può e lo vuole fare. Vuole sciogliere ciò che ci lega, vuole che noi nel suo nome lasciamo vivere altre persone.

Lazaro può sciogliere tutti gli antichi oracoli e rigidità della sua vita e può andare in una nuova vita. Può andare anche nella vita di Maria e Marta, nella vita della folla attorno a lui. Lazaro può diventare nuovamente ciò che è sempre stato: un figlio amato di Dio. Inafferrabile invece di inquietante. Lazaro può andare e la morte può essere nuovamente ciò che è inafferrabile ma non più inquietante né orribile.

Lazaro può andare. Vi auguro che anche noi possiamo andare in una nuova vita – ogni giorno.

Amen

Ulrike Jourdan