Sermone: La forza della Fede

In un giornale ho letto una classifica dei mestieri più odiati. Avete un’idea di chi sia in cima alla classifica?

Sono le assistente mediche. Non mi sarei mai immaginata che fossero loro, ma pensandoci bene mi viene in mente l’una o l’altra signorina che mi ha già fatto parecchio arrabbiare. Sono certa che conoscete la situazione: sono malato, mi sento malissimo e con l’ultima forza che ho mi trascino dal medico. Ma invece di trovare compassione c’è questo drago davanti alla porta dello studio che dice sorridendo: “Il dottore ha molto da fare. Le posso fissare un appuntamento per la prossima settimana”. – Non mi serve un appuntamento per la prossima settimana. Voglio vedere adesso il mio medico. Lui mi capirebbe, lo so; solo che in mezzo c’è questa donnaccia che non mi fa passare.

Vi leggo una storia molto simile di una donna che ha dovuto combattere contro una squadra completa di assistenti medici. Ce l’avrà fatta? Aspettate e vedrete.

Leggo dal vangelo secondo Matteo nel capitolo 15 a partire dal versetto 21

21 Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. 22 Ed ecco una donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è gravemente tormentata da un demonio». 23 Ma egli non le rispose parola. E i suoi discepoli si avvicinarono e lo pregavano dicendo: «Mandala via, perché ci grida dietro». 24 Ma egli rispose: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele». 25 Ella però venne e gli si prostrò davanti, dicendo: «Signore, aiutami!» 26 Gesù rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini». 27 Ma ella disse: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle brìciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28 Allora Gesù le disse: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi». E da quel momento sua figlia fu guarita.

Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. Così inizia questo racconto. Gesù viene dal lato occidentale del lago di Genezaret, dove ha avuto luogo un dibattito con farisei e scribi. Da lì parte e in più o meno due giornate di cammino arriva alla frontiera nord della Galilea. Adesso attraversa il confine della terra santa e si trova in terra pagana. Forse cerca dopo gli ultimi eventi un po’ di pace. Forse non vorrebbe essere riconosciuto. Sì Gesù è una persona pubblica. È conosciuto come “cantastorie”, come uomo dei prodigi, come salvatore. Gesù è uno di questi medici ai quali è difficile arrivare.

Ed ecco una donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è gravemente tormentata da un demonio».

Non sappiamo quasi niente di questa donna, nemmeno il nome. L’evangelista Marco la definisce sirofenicia; Matteo parla di una cananea. Si tratta di una definizione religiosa che potremmo al meglio tradurre con ‘pagana’. Ancora oggi sentiamo bene che suona come un insulto. Gesù non era dell’idea che tutte le religioni fossero su uno stesso livello. Lui fa capire molto chiaramente che c’è un’unica via per incontrare Dio e questa passa per la sua persona – ma di questo parliamo un’altra volta.

Questa donna grida per sua figlia. Esistono diverse speculazioni sul fatto se la donna fosse vedova, se la bimba fosse la sua unica figlia: in realtà, non lo sappiamo. In ogni caso si sente responsabile per sua figlia e ce la mette tutta. Oggi la chiameremmo forse una ragazza madre. Deve badare a se stessa e a sua figlia e non può contare su qualche rete di sostegno statale che la aiuti. Non è facile soprattutto se la bambina è malata.

La donna dice: Mia figlia è gravemente tormentata da un demonio. Che cosa dovremmo immaginarci oggi? Forse si tratta di una lunga malattia del corpo, forse di una disabilità, forse anche di una malattia mentale. Tutto ciò si definiva all’epoca come demoniaco, ma indipendentemente da quale malattia ci immaginiamo una cosa rimane in ogni caso: la figlia soffre, è inerme, è turbata.

Questo donna viene da Gesù e subito scatta l’allarme per lo staff dei tanti assistenti del grande medico.

Ma egli non le rispose parola. E i suoi discepoli si avvicinarono e lo pregavano dicendo: «Mandala via, perché ci grida dietro».

È una scena da film. L’uomo e la donna stanno l’uno di fronte all’altra. La pagana grida, l’ebreo tace. La madre prega, l’uomo senza figli la respinge. Una scena piena di contrasti.

Ciò che succede qui è inatteso. Ci si sarebbe aspettati una qualsiasi reazione. Perché tace Gesù? Gli serve del tempo per chiarire in se stesso che cosa dire? O non vuole agire come un “mago” a buon mercato? O vuole mettere alla prova la fiducia della donna? O forse Gesù si attiene semplicemente al suo mandato verso Israele e non guarda oltre? – Non posso darvi una risposta definitiva. So solo che c’erano delle ragioni che facevano tacere Gesù.

I discepoli suggeriscono di far andare via la donna. Le nostre bibbie traducono “mandala via”, si potrebbe anche tradurre “liberala”, cioè fai ciò che vuole così che ci lasci in pace. In ogni caso vogliono silenzio e alla svelta. I discepoli non hanno più pazienza verso questa donna, sono senza forze, vogliono starsene in santa pace. Forse si vergognano che la donna urli così forte. La gente guarda e inizia a chiedersi chi sia quell’uomo; probabilmente vogliono evitare proprio questo. Gesù dovrebbe godersi qualche giorno di ferie, dovrebbe riprendersi. I discepoli fanno un muro attorno a Gesù così come lo fa ogni brava assistente medica davanti al suo dottore. No, il Signor Dottore non ha tempo, non adesso! E se è assolutamente necessario, facciamolo, ma in fretta.

Ma egli rispose: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele».

Gesù non risponde neanche ai discepoli ma si rivolge alla donna. È duro ciò che le dice: io non ho un mandato per agire tra i pagani ma solo tra il popolo eletto, solo tra gli ebrei. Quella non è la risposta che mi sarei aspettata da parte di Gesù. Non è la risposta che voglio sentire.

Ella però venne e gli si prostrò davanti, dicendo: «Signore, aiutami!»

Questa donna trova, anche dopo una reazione così scostante, il coraggio di chiedere ancora. Si prostra davanti a Gesù e lo implora di aiutarla. Non offre delle motivazioni, non avanza pretese, non esagera – e comunque è chiaro: sta solo pensando alla sua figlia malata. Non può fare nessun passo in retro. Gesù è la sua ultima salvezza.

Gesù rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini».

Nuovamente Gesù respinge la madre. In sé l’argomentazione è comprensibile. Prima mangiano i bambini il pane, ciò che rimane è per i cagnolini. – Parole dure, durissime – Gesù non dice solo che i bambini dovrebbero mangiare per primi, ma che non sia giusto dare ai cani del pane per i bambini. Che cosa avrà pensato questa donna? Lei è sdraiata a terra, nella polvere, ai piedi di Gesù e lui la paragona ad un cane. – Lei dà tutto per sua figlia, dimentica completamente se stessa.

27 Ma ella disse: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».

La donna dà ragione a Gesù. Nessun ‘ma’, senza togliere una virgola. Si pone completamente sotto il suo giudizio – e continua ad argomentare.

Sembra che si possa vedere una fine in quel conflitto. La distanza che sembrava insuperabile diventa sempre minore. Proprio per il modo in cui la donna pagana accetta il punto di vista di Gesù, Gesù cambia quel punto di vista.

Questa madre vede più di Gesù. Lei vede le briciole che i cagnolini trovano sotto il tavolo dei loro padroni. Anche loro si prendono qualcosa del pane. Questa donna è totalmente convinta di aver bisogno di quel pane per poter vivere e combatte con tutto ciò che ha per riceverlo. Combatte contro tutte le ostilità, rimane perseverante in ciò che vuole e, alla fine, lo riceve.

Gesù non deve economizzare il suo pane. Non ha solo pane in abbondanza per i figli ma anche per gli animali. Questa donna non vede in Dio un padre avaro, che guarda solo ai suoi figli. No, lei vede anche nel suo dolore e nella sua rabbia, l’abbondanza. Questa donna ha colto qualcosa di Dio. Dio è prodigalità. In Dio c’è abbastanza per tutti.

Allora Gesù le disse: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi». E da quel momento sua figlia fu guarita.

Gesù conferma la grande fede di questa donna. Il fatto più emozionante in questo racconto è che Gesù prenda qui una posizione che nel corso della storia si dimostra come “poco fiduciosa” e che venga superata. Questo fatto dà un’enorme autorità alla nuova situazione.

Il nuovo modo in cui Gesù si vede e guarda a se stesso, non può più essere messo da parte. Gesù in questo dialogo è cambiato e non si torna indietro. L’apertura di Gesù ai pagani assume un peso particolare proprio grazie a questo dialogo: questa donna ha dovuto dimostrare la propria fede e non si è fatta intimidire dal primo rifiuto. Ha riposto tutta la sua fiducia solamente in Gesù e solo così è arrivata alla meta.

Noi siamo oggi discepole, discepoli di Gesù. Noi invitiamo a venire verso di lui, noi respingiamo e non facciamo arrivare le persone da lui. Io sono convinta che Gesù porti alla vita e che sia duro vivere senza di lui. Lui non vuole essere lasciato in pace. Non devo proteggerlo dalle masse. Gesù è contento quando la gente viene da lui. La donna cananea ha aperto una via verso Gesù per tutti gli esseri umani. Per ebrei e pagani, per ricchi e poveri, per adulti e bambini. Gesù non è solo contento se vengono a lui le persone che stanno bene secondo i nostri criteri ma anche quelli che sono al di fuori del nostro immaginario, così come lo era quella donna pagana.

Gesù invita alla vita. E io sono invitata ad aprire le porte e a portare la gente verso di lui.

Amen.

Ulrike Jourdan