Sermone: Pregare contro la tribolazione

Köder - In Gottes HändenLa settimana scorsa abbiamo parlato della paura di fronte alla vita e di come il canto, la lode a Dio possa aiutare. Anche il testo della predicazione di oggi parla di paure e avverte: nel mondo avrete tribolazione. Che cosa ci può aiutare quando la paura ci assale?

Leggo dal vangelo di Giovanni nel 16 capitolo i versetti a partire dal 23

In verità, in verità vi dico che qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà. 24 Fino ad ora non avete chiesto nulla nel mio nome; chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa. 25 «Vi ho detto queste cose in similitudini; l’ora viene che non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi farò conoscere il Padre. 26 In quel giorno chiederete nel mio nome; e non vi dico che io pregherò il Padre per voi; 27 poiché il Padre stesso vi ama, perché mi avete amato e avete creduto che sono proceduto da Dio. 28 Sono proceduto dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio il mondo, e vado al Padre». 29 I suoi discepoli gli dissero: «Ecco, adesso tu parli apertamente, e non usi similitudini. 30 Ora sappiamo che sai ogni cosa e non hai bisogno che nessuno ti interroghi; perciò crediamo che sei proceduto da Dio». 31 Gesù rispose loro: «Adesso credete? 32 L’ora viene, anzi è venuta, che sarete dispersi, ciascuno per conto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. 33 Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo».

Che cosa aiuta contro le tribolazioni, contro la paura?

Ricordo una visita che fatta in ospedale. Non era la solita visita perché con la persona per la quale ero venuta non si poteva parlare, accanto a lei c’era il suo compagno. Si vedeva la paura, brutale paura per la vita della moglie. In un certo senso aveva anche paura per quello che io avrei potuto dire, per quello che avrei potuto aspettarmi da lui, per questo mi ripeteva diverse volte di non credere in Dio. Va bene, ma la paura rimane. Ho poi pregato, non con lui, con la moglie, ma lui rimaneva lì accanto. Ho letto un salmo. Non posso dire niente riguardo all’effetto sulla malata, ma il marito si rilassava pian pianino e quando ci siamo salutati mi sembrava più sereno. Aiuta pregare?

Immanuel Kant, il grande filosofo e teorico dell’illuminismo, ha definito la preghiera, un’illusione superstiziosa. Egli diceva che Dio conosce il nostro intimo e i nostri desideri e per questo non sarebbe necessario pregare. Kant diceva che gli uomini, tramite la preghiera, cercherebbero di scaricare la responsabilità per se stessi e per questo mondo su Dio e sottolineava che se si prega, la preghiera dovrebbe essere una continua relazione con Dio e non soltanto una voce sparsa qua e là, ogni tanto.

Con questa conclusione, l’asserzione di Kant diventa un’affermazione profondamente cristiana. È vero ciò che dice: non dobbiamo, non possiamo usare la preghiera per tirarci fuori dai nostri doveri. E la preghiera non dovrebbe essere qualcosa che spunta fuori ogni tot settimane o mesi, guarda caso quando abbiamo bisogno di qualcosa.

Nella 1 lettera ai Tessalonicesi, Paolo esorta la comunità: non cessate mai di pregare (1Tess. 5,17). In tal modo, la preghiera viene tolta dai culti e dai riti e messa dentro alla vita quotidiana. La preghiera dovrebbe accompagnare e intrecciarsi con tutta la nostra vita. Dobbiamo prendere delle decisioni in ogni momento della nostra vita. Spesso sono delle decisioni molto banali, ma comunque decisioni. Se prendiamo sul serio Paolo con il suo pensiero di non cessare mai di pregare, queste tante decisioni dovrebbero in qualche modo essere prese insieme con Dio, cioè dovrebbero essere misurate alle parole bibliche.

Guardiamo ancora una volta nel nostro testo. Lì sta scritta una frase che non so quanti di voi potrebbero sottoscrivere: qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà. 24 Fino ad ora non avete chiesto nulla nel mio nome; chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa. Come la mettiamo con le preghiere che non vengono esaudite? Non sono state fatte nel nome di Gesù? Che cosa vuol dire pregare nel nome di Gesù?

Se adesso provassi a chiedervi di dire qualcosa che avete chiesto a Dio e che vi sembra di non aver ricevuto, sicuramente sentiremmo dei racconti molto vari. Sono certa che tra queste preghiere ci sono anche dei desideri che fanno ancora oggi male, proprio perché non sono stati esauditi. So di persone che cercano un compagno e vivono comunque da anni come single. Conosco i desideri di chi vorrebbe avere un figlio e non si sa perché non arriva, conosco quelli che devono vivere per anni e decenni con delle malattie. – Sto davanti a queste preghiere che mi sembrano giuste e buone, e non sono in grado di dare una risposta che non faccia male o che non sia cinica di fronte al dolore che si nasconde dietro a queste richieste, apparentemente non soddisfatte.

Sono però convinta che faccia bene rimanere vicino a Dio con le proprie suppliche ma anche con il lamento e l’incomprensione. Forse è un po’ come quando dei bambini si confrontano con un ‘No‘ dei genitori; e nonostante tutta la loro disperazione e il loro sconcerto di fronte a quel “No”, non c’è nessun’altro che li possa consolare, se non gli stessi genitori.

Non mi piace, anzi detesto quando non riesco a cogliere il perché di certe cose. Vorrei sapere, vorrei dire la mia opinione, vorrei essere responsabile io per la mia vita. Non sono abituata ad essere trattata da bambina. Ma quando ci confrontiamo con Dio succede proprio questo. Non arriviamo mai al punto di capire fino in fondo ciò che Dio fa o non fa.

Gesù, però, ci ha dato un aiuto per la comprensione; cioè, ci ha descritto Dio come un padre pieno d’amore. Un padre che vuole solo cose buone per i suoi figli. Io mi fido di queste parole, anche se rimangono tanti momenti nei quali non riesco a dare una risposta e vedo che ci sono altri che sorridono davanti a questa fede puerile.

Il nostro testo si trova tra i discorsi di addio di Giovanni. Gesù sa che deve morire. Egli sa che deva lasciare i suoi discepoli soli e cerca di prepararli al meglio. Per questo dice loro: In quel giorno chiederete nel mio nome; e non vi dico che io pregherò il Padre per voi; 27 poiché il Padre stesso vi ama, perché mi avete amato e avete creduto che sono proceduto da Dio.

In questi versetti c’è il pensiero che i discepoli di Gesù – e così anche noi – sono direttamente collegati con il padre. Possiamo chiedere nel nome di Gesù, ma possiamo anche rivolgerci direttamente a Dio. Non ci serve nessuno come mediatore. Nessuno, né vivo, né morto, né santo e neanche Gesù. Possiamo venire noi davanti al padre perché come i suoi figli facciamo in qualche modo parte di questa sacra famiglia. Possiamo venire al padre perché Gesù ci ha purificato, possiamo chiedere e domandare direttamente al padre.

Torniamo ancora una volta al testo. Gesù dice: qualsiasi cosa domanderete al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Possiamo crederlo? – Si racconta che in una zona contadina delle Stati Uniti c’era carenza d’acqua. Non aveva piovuto da mesi, le riserve d’acqua erano finite e i contadini avevano paura per il raccolto. Visto che la gente in quella zona era pia, organizzarono un culto per pregare per la pioggia. Venivano persone fin da molto lontano per questa preghiera. E un ragazzino fece sorridere tutta la comunità. Era l’unico che si era messo stivali e portato un ombrello. Diceva alla gente sorridendo: “Non siamo qui per pregare per la pioggia?” E per davvero, ancora durante il culto, arrivavano le prime gocce di pioggia.

Possiamo chiedere noi di pieno cuore e credere pienamente che Dio ci voglia dare ciò che chiediamo? Riusciamo ad avere questa fiducia nei confronti di Dio? Una fiducia simile a quella di questo ragazzino con il suo ombrello. Fiducia anche nel momento in cui Dio non risponde alla nostra preghiera proprio così come ce lo siamo immaginati.

Voglio invitarvi oggi ad avere questa fiducia. Una fiducia contro la ragione, una fiducia che non sempre avrà un riscontro nel modo che noi desidereremmo. Una fiducia che ci può però anche sorprendere.

I bambini provano ad esprimere i loro desideri. Provano, anche se sanno già come sarà la risposta dei genitori, ma preferiscono provare piuttosto che stare zitti. Come genitore può essere difficile quando ti viene chiesto in continuazione una cosa che non puoi dare, ma è comunque un grande atto di fiducia da parte dei figli. Si rivolgono sempre di nuovo con i loro desideri ai genitori dai quali si aspettano ogni bene. Questo è l’atteggiamento che Dio si augura.

Possiamo chiedere, possiamo chiedere anche grandi cose, non dobbiamo tenere niente nascosto, perché Dio ci vuole dare tutto quello che ci fa bene.

Gesù chiede ai suoi discepoli e lo chiede a noi: Adesso credete? – Voglio credere in un Dio che mi vuole bene, che si prende cura di me, che combatte contro le mie paure, perché questo è il suo scopo.

Gesù ci assicura: Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo.

Amen

Ulrike Jourdan