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Insieme per chiedere la pace

Al confine polacco-ucraino, i Presidenti delle chiese europee cattoliche e protestanti chiedono pace

Il pastore Christian Krieger e il cardinale Jean-Claude Hollerich, rispettivamente presidenti della Conferenza delle chiese europee (Kek) e della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece), hanno diffuso uno speciale messaggio pasquale congiunto dal confine tra Polonia e Ucraina. Qui, i due religiosi hanno fatto visita ad alcune strutture che accolgono e sostengono i rifugiati in fuga dall’Ucraina a causa dell’invasione russa iniziata il 24 febbraio 2022.

«Il mistero pasquale di Cristo ci porta nel cuore dell’ingiustizia, della violenza e della sofferenza – scrivono ancora i religiosi – La storia della passione e della morte di Cristo riecheggia nella sofferenza umana e nelle tragedie vissute in molte parti del nostro mondo, non da ultimo dagli ucraini nel loro paese e ovunque li abbiano portati le strade dell’esilio. In Cristo, Dio si unisce alla nostra umanità, assumendo su di sé i nostri limiti e il nostro odio, trasformando i nostri vicoli, la nostra indignazione, i nostri sentimenti di fatalità e disperazione in speranza attraverso la fiducia in Lui. Questa trasformazione avviene nell’essere umano e nel mondo che Dio ama».

Per questa Pasqua, chiedono i presidenti Kek e Comece, «invitiamo tutti a continuare a credere nell’orizzonte che la grazia di Dio, manifestata in Cristo, si apre davanti ai nostri occhi».

No alle armi, aprire canali di protezione umanitaria

Sottoscrizione e piano di intervento per aiutare la popolazione ucraina

«Chiediamo al governo di continuare a operare nelle varie sedi per un cessate il fuoco in Ucraina e di sostenere l’azione diplomatica per una risoluzione negoziale del conflitto – dichiara Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia. – La soluzione della crisi non è nelle armi che hanno già prodotto troppe vittime ma solo nel rispetto della sovranità dei popoli, della reciproca sicurezza e dei diritti umani».

La Fcei lancia quindi una sottoscrizione straordinaria* finalizzata a raccogliere fondi da  destinare ad azioni di accoglienza, protezione e sostegno dei profughi da realizzarsi primariamente in Italia e in Polonia.

«Ci rallegriamo della decisione del governo italiano di aprire canali di protezione umanitaria, – prosegue Garrone – una via sicura che garantisca adeguata protezione giuridica e sociale a tutte le persone che arriveranno in Italia. Anche in questa crisi come protestanti sentiamo di doverci assumere un ulteriore impegno: nelle prossime settimane organizzeremo missioni umanitarie verso la Polonia e intendiamo favorire la ricollocazione in Italia di una quota di profughi. Lo faremo utilizzando le consolidate reti di accoglienza per i profughi arrivati con i corridoi umanitari e chiedendo il sostegno di chiese locali, associazioni, famiglie in grado di garantire una prolungata ospitalità. Con questo impegno – sottolinea il presidente della Fcei – vogliamo anche ribadire il criterio di corresponsabilità europea nella gestione dei profughi, contro quelle logiche di egoismo nazionale che tante volte hanno caratterizzato il dibattito sull’immigrazione lungo la rotta mediterranea».

Programmando una prima missione umanitaria in Polonia già nei prossimi giorni, il presidente della Fcei richiama la necessità di garantire protezione «anche ai profughi non ucraini ma in fuga dall’Ucraina, che sembrano incontrare serie difficoltà a entrare in Polonia. E’ una discriminazione intollerabile che chiediamo all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e alle autorità dell’Unione Europea di contrastare con fermezza».

La prima tranche del piano d’intervento prevede uno stanziamento di circa 200.000 euro, raccolti grazie a una sottoscrizione straordinaria e al sostegno delle chiese membro della Fcei.


* “Sottoscrizione Ucraina”BONIFICO BANCARIO:
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia – Via Firenze 38, 00184 Roma
Banca Unicredit – Via Vittorio Emanuele Orlando 70, 00185 Roma
IBAN : IT 26 X 02008 05203 000104203419
Causale: Sottoscrizione Ucraina

In preghiera per la pace in Ucraina

Chiesa aperta per pregare

Oggi pomeriggio, dalle 18.30, il locale di culto della Chiesa Metodista di Padova resterà aperto per accogliere chiunque voglia pregare, riflettere, informarsi sul conflitto in Ucraina.

Musica, articoli di giornale, spunti di preghiera saranno a disposizione di chi entrerà.

Alle 20.00 raggiungeremo il sagrato del Duomo: la Chiesa Cattolica Romana ha invitato le altre chiese cristiane ad unirsi nella preghiera. Hanno aderito: la Comunità Cattolica Ucraina di rito bizantino, le associazioni e aggregazioni cattoliche solitamente impegnate nei percorsi e nella marcia per la pace (Azione cattolica, Agesci, Noi Associazione, Csi, Associazione Papa Giovanni XXIII, Focolarini, Acli, Csi…), la Chiesa Ortodossa Greca, la Chiesa Ortodossa Rumena, la Chiesa Ortodossa Moldava, la Chiesa Metodista.
I Vigili del Fuoco alimenteranno un “braciere di pace”.

Non abbiamo visto e non abbiamo capito

Nel fiume di informazioni, commenti e fake news sulla situazione in Ucraina, rischiamo di perdere di vista alcuni fatti essenziali

Il primo è che la Russia ha aggredito l’Ucraina con un massiccio attacco militare che ha pochi precedenti nella storia recente. Putin ha mobilitato oltre 150.000 soldati che hanno aperto vari fronti e puntato  sulla capitale Kiev. 

Il secondo fatto è che l’Ucraina è un paese sovrano, con pieno diritto all’autodeterminazione e alla sicurezza dei suoi confini. 

Il terzo fatto è che l’Occidente non ha capito la portata degli eventi. Le mosse di Putin erano annunciate da tempo, almeno dal 2014 quando, senza che si registrassero particolari reazioni,  il presidente annesse la Crimea alla Russia. 

Di fronte a questi fatti, è giusto e doveroso che il mondo chieda la pace. Ma la pace non è e non può significare  la resa dell’Ucraina, la sua cancellazione dalla mappa degli stati sovrani o la sua riduzione a provincia del nuovo impero putiniano. La pace cammina insieme alla giustizia, alla democrazia e ai diritti umani. Noi che chiediamo pace e preghiamo per essa non possiamo sottrarci alla responsabilità di distinguere tra aggressore ed aggredito. I governanti ucraini non sono dei santi ed anche loro hanno delle evidenti  mire geopolitiche, per quanto inattuali come l’adesione all’Unione europea o azzardate e destabilizzanti come l’avvicinamento alla Nato. Il nazionalismo ucraino non ha voluto considerare un’altra strada, più realistica e sostenibile come quella della neutralità “alla finlandese”.  Ma di fronte all’attacco queste sono speculazioni inattuali: oggi il tema centrale è il diritto degli ucraini a difendere la loro sovranità e il dovere dell’Occidente di sostenerlo. E di accogliere le migliaia di profughi che già si ammassano in Polonia e in altri paesi.

Anche chi di noi ha pensato che la guerra campale e di occupazione appartenesse a un mondo finito nel 1945 e che la fine della guerra fredda avrebbe generato un nuovo ordine mondiale di pace e prosperità. Non abbiamo visto e non abbiamo capito. E anche per noi è tempo di confessione di peccato.

in preghiera per la pace in Ucraina

Domenica 27 febbraio, ore 11.00 – Chiesa Metodista di Padova

Il culto di domani ci vedrà riuniti in comunione di fede con le altre chiese cristiane nella preghiera per la pace in Ucraina.
Letture bibliche, preghiere e canti si alterneranno a testimonianze di credenti che stanno vivendo con paura e preoccupazione il continuo aggravarsi della situazione.

Tutte e tutti sono invitati a unirsi nella preghiera comune.

OSARE LA PACE PER FEDE

Comunicato del presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, past. Daniele Garrone

Diciamo no alla guerra, senza se e senza ma.
Esprimiamo tutta la nostra preoccupazione e il nostro sgomento per quanto sta accadendo in Ucraina e chiediamo a tutti gli attori coinvolti di lavorare subito per la pace – dichiara Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – Siamo vicini alla popolazione e preghiamo affinché si torni sulla strada della diplomazia e della risoluzione negoziale dei conflitti.
L’UE e l’Italia compiano ogni sforzo per la pace. Come chiese evangeliche sosteniamo e sosterremo ogni iniziativa che possa evitare violenze e dolore, nel pieno rispetto del diritto all’autodeterminazione dei popoli e delle persone. Intercediamo perché le chiese cristiane dei paesi coinvolti nel conflitto possano individuare e promuovere vie di riconciliazione oltre i nazionalismi.
Facciamo nostre le parole del teologo luterano Dietrich Bonhoeffer che negli Anni ’30 esortava a “osare la pace per fede”, la fede nel Dio di Gesù Cristo che proclama “beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”.

“Non vi stancate di pregare per noi”

Intervista al pastore Igor Bandura, vicepresidente senior dell’Unione battista dell’Ucraina.

– In Ucraina ci sono più di duemila chiese battiste. Quali notizie arrivano dalle comunità?

«Da settimane tutte le chiese cristiane, anche le ortodosse, le pentecostali, le avventiste si stanno preparando a fronteggiare un possibile conflitto. In particolare, ogni chiesa battista ha elaborato un piano di aiuto alle persone bisognose. Oltre al digiuno e preghiera le chiese hanno pianificato l’azione di aiuto: sono state fatte liste delle persone che potrebbero ritrovarsi in grave necessità; abbiamo fatto una mappa degli approvvigionamenti di acqua nella nostra città in caso venisse sospesa la fornitura idrica; abbiamo conservato del cibo; abbiamo organizzato anche un aiuto medico di primo soccorso. Non appena abbiamo saputo della minaccia dell’attacco, i nostri pastori attraverso le chat comunitarie, hanno invitato le persone a trovare rifugio nei seminterrati dei locali di culto. Sappiamo che molti hanno già dormito ieri notte nei seminterrati e condiviso momenti di fraternità cantando canti, elevando preghiere insieme, e leggendo la Bibbia. La notizia che le chiese stanno offrendo un luogo accogliente e confortevole, in cui trovare riparo si è sparsa, e stanno accorrendo anche persone esterne alle comunità. In una chiesa battista sono arrivati più di 80 adulti con bambini e stiamo organizzando un’ulteriore raccolta di cuscini, coperte, e generi di prima necessità. In verità i nostri locali di culto non hanno la garanzia di essere posti sicuri, ma ciò che la gente sta cercando è un posto in cui si respiri un’atmosfera di pace, dove c’è ascolto aperto e sostegno, che consolano il cuore. La gente ha bisogno di parlare e di essere ascoltata. Da una parte c’è Putin, una macchina da guerra con le sue strategie di morte, e dall’altra ci sono persone semplici che vogliono vedere la gloria di Dio. Ti domandi: chi vincerà? Non so chi vincerà in questo scontro, certo, come uomo spererei che la vittoria fosse degli Ucraini, ma come cristiano attendo che Dio riveli la sua gloria in modo speciale: facendo cadere giù dai troni i potenti ed innalzando le persone umili. Questo è ciò che vorrei vedere nel mio paese. È questa la nostra preghiera, la nostra speranza, ed è questo ciò che ci motiva. Non vi stancate di pregare per noi!».  

– Qual è in questo momento il messaggio che i discepoli di Cristo in Ucraina sono chiamati a dare?

«Il nostro compito è amare Dio, amarci gli uni gli altri, amare la libertà, rimanere uniti, scegliere sempre il bene, essere grati per ciò che abbiamo e condividerlo con generosità con coloro che hanno perso ogni cosa». 

– Quale parola della Scrittura può aiutarvi a combattere la paura?

«Per sconfiggere la paura dobbiamo avvicinarci sempre più alla profonda comprensione del significato dell’amore, perché “nell’amore non c’è paura; anzi, l’amore perfetto caccia via la paura” (I Giov. 4, 18). Quando l’amore è presente la paura scompare: più amore significa meno paura. Più amore di Dio sappiamo vivere, coltivare, meno posto ci sarà per ogni tipo di paura».

Evangelici in Ucraina

In un clima di grande preoccupazione, nelle ultime settimane il past. Yuriy Kulakevych, direttore degli affari esteri della Chiesa pentecostale ucraina, ha focalizzato le sue predicazioni domenicali sulle parole del Sermone sul Monte, sull’invito di Gesù a non temere pur stando nella tempesta; ha dichiarato che le comunità saranno pronte ad aiutare le persone in difficoltà qualora scoppiasse la guerra. «Di fronte alla crescente minaccia della guerra, rimaniamo ambasciatori di Cristo. La pace viene dalla riconciliazione con Dio», ha dichiarato a conclusione del suo sermone.

«Speriamo vivamente che la nostra casa di preghiera non sia necessaria per ospitare le persone», ha affermato Volodymyr Nesteruk, pastore della Regeneration Baptist Church a Rivne, 200 miglia a ovest di Kiev. «Ma ci stiamo preparando affinché le persone possano venire qui, se necessario, per trovare sicurezza e riparo».

Il past. battista Brown ha affermato: «Come famiglia battista radicata in Gesù Cristo come Signore, rendiamo testimonianza alla verità biblica che “se un membro del corpo soffre, tutte le membra soffrono con esso”». Brown, ricordando che i battisti sono stati designati come terroristi e 40 delle loro chiese del Donbass sono state chiuse, ha chiesto ai battisti in tutto il mondo di pregare con maggiore fervore per la pace.